
Lunedì 29 maggio si è riunita a Pisa un’assemblea studentesca per parlare delle problematiche relative alla situazione emergenziale che sta minacciando il diritto allo studio.
Il DSU Toscana, come la maggior parte delle Aziende per il diritto allo studio, ha detratto l’IVA durante gli ultimi anni per tutti i beni e servizi relativi a vitto e alloggio, riguardanti gli studenti universitari, interpretando queste operazioni come non esenti dal pagamento dell’IVA.
L’Agenzia delle Entrate, dopo che per anni ha lasciato libero arbitrio ai vari enti rispetto alla questione, ha improvvisamente effettuato dei controlli sul bilancio dell’azienda con l’intenzione di omologare il trattamento dell’IVA di tutte le Aziende per il diritto allo studio sia regionali che non, rendendo tutti i servizi offerti da queste ultime come esenti IVA, e supponendo un “collegamento funzionale” cioè strettamente dipendente tra Università (le cui prestazioni sono esenti IVA) e le Aziende (che in molti casi hanno autonomia e finalità commerciali).
I controlli effettuati comporterebbero in tutto un accantonamento di circa 12 milioni di euro l’anno (9 tra restituzioni e sanzioni e 2,8 di cambio di regime IVA).
Le conseguenze relative a questo provvedimento sarebbero disastrose ed immediate, andando a impattare direttamente su tutti gli studenti e le studentesse, non solo vincitori di borsa, sui lavoratori e le lavoratrici e sui servizi che finora hanno permesso, con tutti i loro limiti, l’accesso all’università e alla formazione alle fasce più svantaggiate.
Da tutto questo emerge una forte assenza della politica, soprattutto dei governi di questi ultimi anni, che non solo non hanno mai considerato il diritto allo studio come prioritario nella propria agenda, ma che hanno invece spinto per un allontanamento generale degli studenti dall’università.
Due anni fa la riforma del nuovo ISEE ha comportato la perdita di circa 3500 borse di studio solo in Toscana, lo scorso marzo abbiamo assistito a un nuovo aumento delle tariffe della mensa, che ha causato l’allontanamento degli studenti non borsisti dalla ristorazione, servizio che invece deve essere rivolto a tutti, con l’obiettivo di recuperare una parte dei soldi direttamente dagli studenti più “abbienti”, secondo una logica per cui nel momento in cui mancano delle risorse si ricercano dagli stessi studenti, aumentando le tariffe o tagliando i servizi.
Non dovrebbe essere una situazione emergenziale a porre al centro del dibattito politico il tema del diritto allo studio, per questo motivo la risposta politica non dovrà essere incentrata solamente sulla sopravvivenza dell’azienda attraverso una toppa, ma deve riguardare l’intero sistema del diritto allo studio attraverso dei finanziamenti maggiori e necessari.
La Regione Toscana come diretta erogatrice delle risorse per il diritto allo studio deve prendersi le sue responsabilità per mantenere inalterati i servizi e garantire la possibilità di studiare a tutte e tutti.
Noi studentesse e studenti diamo appuntamento per mercoledì 31 maggio alle 12.30 in Piazza Garibaldi per ribadire la nostra posizione: non permetteremo a nessuna istituzione di toccare il diritto allo studio, di considerarci solamente come dei numeri all’interno dei loro battibecchi.
Studenti e studentesse per il diritto allo studio
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