La città medievale prima di Arnolfo raccontata da Stopani

Libro di Stopani

Conoscere la Firenze medievale, prima della grande rivoluzione urbana che si realizzerà alla fine del Dugento pare affascinare molti: alla prima Conferenza dell’Opera del Duomo del 14 gennaio sul tema in questione sono rimaste fuori, per mancanza di spazi attrezzati, almeno una trentina di persone. Eppure la sala congressi del Centro Arte e Cultura di piazza San Giovanni già da sola può ospitare ben oltre il centinaio di persone. Si cercherà presumibilmente di ampliare la fruibilità collegando in video conferenza le altre sale per i prossimi appuntamenti.

Perché convinto che il tema possa incuriosire un gran numero di persone, non solo fiorentini, dato il testo bilingue, lo storico Renato Stopani, massimo esperto delle vie di comunicazione medievali (via Francigena e via Teutonica in primis), ha deciso di raccogliere in volume i suoi studi sulla Firenze prima di Arnolfo.

Dato però che i resti dell’epoca a Firenze sono pochi o molto rimaneggiati nel corso del tempo, Stopani ha fatto ricorso a un aiuto non secondario: le ricostruzioni ad acquerello dell’architetto Massimo Tosi che illustrano l’intero volume, sia con mappe (la Firenze del Mille, del secolo XI, del secolo XII) che con ricostruzioni di monumenti a volo d’uccello e alcune aperte a sezione per vedere anche l’interno (le torri della Castagna, dei Donati e degli Alberti; le case dotate di “sporti”, le chiese del romanico fiorentino, in particolare il Battistero, San Pier Scheraggio, e Santa Reparata, quest’ultima che fornirà il modello per una gran parte delle pievi e chiese del contado più vicino alla città.

Fino alla metà del Dugento Firenze non poteva competere con Pisa, che era una metropoli, e forse neanche con Lucca, che era stata a lungo la città principale della Tuscia altomedievale. Però, grazie a questo libro si scopre – come dice mons. Timothy Verdon nella prefazione – quel “retroterra di grandezza” che trasformerà una piccola città murata di origini romane, ricca soltanto dell’unico ponte del corso centrale dell’Arno, ma anche di un’imprenditoria vivace, lungimirante e aggressiva, in una metropoli in grado di resistere, con malcelata strafottenza, anche agli eserciti imperiali accampati nei suoi dintorni.

Fonte: Centro Studi Romei - Ufficio Stampa

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