Emergenza casa, il M5S: "Ogni tre alloggi, due vendite dei vecchi. Il PD punta alla svendita"

Il Movimento 5 Stelle è unica forza in Consiglio regionale a presentare una proposta sulle politiche abitative alternativa al Partito Democratico. Domani il voto in aula.

“Per l’ennesima volta chi crea i problemi si dimostra incapace di risolverli. Il PD punta su alienazioni e riduzione degli organismi di governo, ma qui serve un approccio nuovo fondato su basi scientifiche. La governance non si può improvvisare e calare dall’alto come fa il PD, ma deve nascere da un tavolo tecnico con tutti gli attori coinvolti sulle politiche per la casa: Comuni, società di gestione, università, Osservatorio politiche abitative, associazioni inquilini. Appurate le necessità si procede ad una valutazione delle azioni risolutive, altrimenti rivedere la governance è uno specchietto per le allodole. Qui mancano alloggi e risorse, giusto quei problemi che il PD omette di affrontare in modo serio. La Regione ci ascolti e preveda almeno 17 milioni l’anno per dieci anni sulle politiche abitative come restituzione del maltolto nel 2012 per sopperire al buco TPL” commenta Andrea Quartini, consigliere regionale M5S primo firmatario dell’atto.

“Chiediamo di introdurre un principio semplice: prima di vendere il patrimonio esistente è necessario realizzare il nuovo, con criterio 2/3. Quando realizzi tre nuovi alloggi, puoi venderne due vecchi. Altrimenti qui si svende il patrimonio mentre è proprio quel che manca, quando il 97% delle famiglie bisognose e richiedenti continuano a restare senza casa” aggiunge il Cinque Stelle.

“Oltre alla proposta 2/3 e al tavolo tecnico, chiediamo alla Regione di prevedere contratti tipo per omogeneizzare gli standard tra le aziende ERP. Si conceda a Comuni e queste ultime una percentuale delle entrate derivanti da canoni e alienazioni che possono trattenere per garantire quella manutenzione ordinaria e straordinaria che è doverosa quando l’80% degli immobili ha più di 40 anni” prosegue Quartini.

“Chiediamo poi di evitare l’incredibile scivolone del Partito Democratico a danno dei cittadini che vivono o provengono da paesi dove esiste il catasto. Infatti il PD ha previsto di inserire come barriera per la richiesta della casa popolare l’eventuale possidenza di beni immobili ubicati in Italia o all’estero (valutati più di 25mila euro). Così la famiglia proveniente da un paese dove non esiste il catasto potrà passare avanti a quella che magari è in disagio abitativo ma si ritrova in lascito dal nonno defunto un rudere in montagna” puntualizza il Cinque Stelle.

“Infine vogliamo fermare l’assurdo cortocircuito del canone sociale, ovvero il contributo minimo chiesto a chi vive in casa popolare in condizione di povertà assoluta. In passato era pari a 12,50 euro ma il Partito Democratico lo elevò a 40 euro sostenendo che le spese di gestione erano superiori a quel canone minimo, quindi in soldoni che per realizzare e spedire il bollettino spendevano più di quei 12,50 euro. Appurato che questa fascia di inquilini è quella dove si registra la maggiore evasione, perché queste persone se prima non riuscivano a pagare 12 euro oggi ancor meno possono pagarne quattro volte tanto, proponiamo di usare logica e buon senso: azzeriamo il canone sociale. Almeno fino all’introduzione del reddito di cittadinanza” conclude il consigliere regionale M5S.

Area Comunicazione M5S - Regione Toscana

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