E’ stata scrittrice, antifascista e partigiana italiana, autrice di memorie, romanzi e racconti. Liana Millu, maestra sopravvissuta, donna della Resistenza, è la protagonista della serata con la quale domani, venerdì 10 marzo alle ore 17.30, la Fondazione Museo Marino Marini ripercorre nei propri spazi alcune delle pagine più tragiche della storia del secondo conflitto mondiale. Un evento speciale, nell’ambito della mostra fotografica di Alessandra Repossi allestita nella galleria del Museo, che alterna letture sceniche e testimonianze di vita nel lager con l’adattamento drammaturgico di Chiara Cecchi e la regia di Franco Cecchi.
Ad organizzare l’evento “Sono il n. A5384 di Auschwitz Birkenau” il Gruppo d’arte drammatica Città di Pistoia e il Centro di Documentazione e di Progetto “Don Lorenzo Milani di Pistoia”. Le letture, a cura del G.A.D., sono tratte da “Care ragazze, cari ragazzi” di Mauro Matteucci e da “Il fumo di Birkenau” di Liana Millu. Interpreteranno i testi Chiara Cecchi e Carlotta Cappellini, Eleonora Zara, Sara Bacci, Francesca Franchi del G.A.D. Giovani, diretto da Patrizia Maestripieri. Ingresso libero.
Liana Millu è nata il 21 dicembre 1914 a Pisa ed è morta nel 2005. Di famiglia ebrea, la donna insegnò nelle scuole elementari e seguì contemporaneamente l’attività giornalistica che aveva iniziato da giovanissima fino a quando fu espulsa dall’insegnamento a seguito delle leggi razziali fasciste. In seguito partecipò alla Resistenza, ma sfortunatamente fu arrestata e deportata in un lager. Fu liberata dopo un anno di prigionia e al suo ritorno in Italia proseguì a fare la maestra, oltre che a scrivere libri sulla sua esperienza nei campi di concentramento.
Tra le altre opere, l'insegnante ha scritto Il fumo di Birkenau, libro che ha commentato con queste parole: “due cose mi hanno spinto a scrivere questo libro. In primo luogo il ritorno dal Lager. Ma altrettanto importante era per me la rappresentazione di una giovane donna che aveva vissuto settanta anni fa e che aveva un solo scopo: la realizzazione di se stessa. Era una scelta molto difficile e dura. Ero una femminista, senza conoscere nemmeno il significato della parola; infatti durante il fascismo non esisteva né la parola né la cosa cui essa si riferisce. Quando ero giovane avevo un solo scopo: diventare libera e indipendente”.
Fonte: Ufficio Stampa
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