Pd, il sostegno di Guazzini alla candidatura di Orlando

Manola Guazzini (foto gonews.it)

I giorni immediatamente trascorsi sono stati molto sofferti a seguito delle vicende del Partito Democratico e dopo una lunga e faticosa riflessione condivisa anche con altri compagni, compagne, amici, sono arrivata a queste considerazioni.

Il Partito Democratico è diventato la mia casa dopo un lungo percorso nella sinistra radicale, nel corso del quale ho imparato, tra le altre cose, che le scissioni raramente risolvono i problemi e più spesso ne aggiungono, specie se nascono da un ripensamento abbastanza profondo dell'analisi della società e dei temi su cui si divide. 

Che il PD abbia bisogno di essere cambiato radicalmente è più che certo: al posto del sentimento di appartenenza ad una comunità, tendono a sostituirsi cordate non sempre e non solo politiche; probabilmente dovremo pagare il conto degli insuccessi di una politica economica che ha puntato tutto sulla liberalizzazione del mercato, su sgravi fiscali uguali per tutti e su bonus. Che certi cambiamenti non si possano fare con Renzi è più che lecito crederlo.

Tra gli amici e i compagni che mi sono più vicini molti, non credendoci e non pensando che il PD sia realmente contendibile, sono usciti.

Io voglio invece scommettere sulla contendibilità e per questo sosterrò la candidatura del Ministro Orlando.

Cioè uno che proverebbe a costruire una struttura del PD tale da consentire una discussione vera nei circoli e negli organismi dirigenti a tutti i livelli, a mediare in modo da coinvolgere tutte le anime del partito indipendentemente dalla loro collocazione in maggioranza o in minoranza, a invertire la tendenza che ha caratterizzato la segreteria Renzi a una leadership chiusa e incapace di collegialità, che ha prodotto riforme facilmente "azzoppabili" perché confezionate "in casa" da un gruppo ristretto.

Io sono sicura che Orlando quanto meno ci proverebbe. Riuscirci è tutt' un altro discorso, perché indubbiamente il "renzismo" ha indebolito gli anticorpi di questo partito.

Renzi invece ha ampiamente dimostrato, anche imponendo un percorso congressuale in modi e tempi che sono il contrario di quel che ci vorrebbe e non muovendo un dito per impedire uscite dolorosissime, anzi assecondandole, di non essere capace di imparare dai propri errori e dalle proprie sconfitte. 

Con Emiliano si cadrebbe dalla padella nella brace: da una leadership personalistica e con ambizioni populiste ad un'altra.

Manola Guazzini

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