
Una decisione il Consiglio Regionale della Toscana l’ha assunta, ma nella forma peggiore “ casuale ed emergenziale” nell’ ambito della “Finanziaria Regionale”, disattenta ale ricadute sugli utenti e sui lavoratori dei servizi sociali e socio-sanitari
La logica seguita è quella dei “tagli alla spesa”, senza certezza sulle risorse economiche da impiegare e senza reale tutela dei posti di lavoro.
Non ci basta l'impegno formale della Regione Toscana a definire entro Marzo 2014 una proposta di Legge che ponga la “parola fine” alle Società della Salute, senza avviare un confronto preventivo sul modello di gestione pubblico, mettendolo al riparo dagli interessi di certa politica che considera il sociale solo come lo snodo nevralgico per costruire consensi.
L’incapacità della Giunta Regionale di presentare una proposta di legge organica in materia, a distanza di quasi 5 anni dalla finanziaria che aveva abolito i consorzi di servizi fra enti locali, denota un atteggiamento volutamente “protettivo” a difesa di equilibri politici insiti nel sistema sanitario toscano, a discapito di forza lavoro e utenti.
Dopo anni di Sds, i cittadini non svolgono più alcun controllo sulle funzioni e sui servizi erogati; si sono persi tra appalti e subappalti centinaia di posti di lavoro, causando ritardi nella erogazione di servizi essenziali.
Non sono infatti ininfluenti, per un sistema come il sociale che si finanzia per quote capitarie degli Enti Locali e compartecipazioni degli utenti, il tipo di scelte che si operano nella programmazione sanitaria regionale e di area vasta.
E' venuta meno l'originaria impostazione progettuale nella primissima fase delle SDS che aveva rappresentato una novità rispetto al precedente modello basato sulla semplice “ delega di funzioni” dai Comuni alle Aziende Sanitarie.
Nella fase post sperimentale delle SDS, e in certi casi all’interno dei livelli di “consulte” previsti dai vari statuti, ha prevalso una sorta di “cointeresse da lobby” del terzo settore, che progressivamente ha cancellato posti di lavoro creati nella prima fase della SDS, e che ha portato alla scomparsa graduale di progetti anche quando erano socialmente rilevanti, ovvero al peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita per chi vi opera a seguito di appalti al ribasso, o all'utilizzo del sistema mutualistico cooperativo in funzione del solo contenimento dei costi .
La SDS in tante realtà non ha mai superato la fase di sperimentazione con stabilizzazione degli assetti organizzativi e gestionali, ragion per cui occorre una riflessione preventiva a partire dalla titolarità delle politiche in materia e sulle modalità di gestione dei servizi sociali o socio sanitari integrati.
Le aggregazioni territoriali di gestione di tali servizi, viste anche le esperienze non positive maturate attraverso le Unioni dei Comuni ad oggi costituite, non possono più essere imposte dalle decisioni centralistiche della Regione Toscana, per affermare invece il carattere universale dei servizi sociali e socio sanitari integrati.
Spetti alle comunità il diritto di decidere quali servizi gestire in forma associata per affrontare i temi inerenti la gestione dei servizi post SDS, non in termini di contenitore ma di contenuti, fuori dalla logica di riduzione della “spesa sanitaria ospedaliera”.
Da parte nostra la proposta è quella di entrare nel merito della futura Sds, mettendo al centro il controllo dei cittadini e condizioni retributive e contrattuali negli appalti non improntate a logiche di sfruttamento che vanno di pari passo alla riduzione dei servizi.
COBAS pubblico impiego PISA
Fonte: Cobas Pubblico Impiego Pisa
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