
Viaggiare significa anche essere testimoni dei luoghi che visiti e indaghi, se poi c’è un progetto di ricerca a margine finalizzata, viaggiare diventa studio, osservazione, interpretazione del reale visibile.
Proprio quello che è avvenuto tra l’Isola della salvezza, Francesco Comello e la Fotografia, in un lungo dialogo affascinante e di prospettiva.
La fotografia, infatti, sollecita e stimola alla conoscenza, permette di soddisfare ogni curiosità, determina forme e dimensioni della tessitura iconica, dà contenuti a osservazioni e punti di vista.
Un mondo che si scopre, che apre le porte e si lascia indagare, interpretare, studiare, è un universo nuovo. Immagini poetiche, dolci, musicali, vissute intensamente, costruite al filtro di una speciale sensibilità collocabili tra ricerca (tanta) e reportage (poco), cariche di simboli e di metafore, frutto di osservazioni attente, di taglio concettuale che articolano la cifra portante delle valenze culturali dell’Isola, un mondo inesplorato nel quale le atmosfere sono indefinite e indefinibili e i silenzi sublimi e solenni. Una comunità di Bisognosi, Emarginati, Ultimi.
Un luogo a più dimensioni espressive che la sensibilità dell’autore ha indagato in un bianco e nero sobrio, curato, elegante e calibrato in una tessitura iconografica di buon pregio stilistico. Come ha fatto Francesco Comello nella comunità di Yaroslav, in Russia, fondata da un prete ortodosso seguendo i principi del Vangelo e dei santi padri. Un contesto nel quale si da concretezza alle proprie consapevolezze plasmando l’anima e allenando il corpo.
“I valori supremi sono Dio e la patria. Un’Utopia educativa fuori dal mondo ma immersa nella storia, dove l’impegno di tutti per un cambiamento individuale e crescita armoniosa mantiene viva la speranza”, dice l’autore.
Frammenti linguistici coordinati e collegati da un filo conduttore invisibile in uno straordinario mondo nel quadro di sensazioni e percezioni che Comello trasmette con amore. Il tempo appare fermo, immobile, silenzioso; domina una dimensione antica, ancestrale, radicata. Traspare fiducia verso il prossimo ed è viva la speranza in un mondo migliore che dia all’individuo una più giusta e adeguata collocazione. “Ho incontrato una umanità fatta di cose semplici”.
Fonte: Ufficio Stampa
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