
Nella riunione di Fucecchio del comitato del no al referendum costituzionale, organizzata dal sindacato pensionati (SPI) l’esponente provinciale della CGIL sosteneva che il tentativo di semplificare e velocizzare le procedure di approvazione delle leggi era comunque un errore, perché non si può governare una società complessa in cui convivono tante diversità ed esigenze spesso contraddittorie con la semplificazione ma viceversa con procedure democratiche complesse che danno luogo alla sintesi migliore possibile. A mio avviso, questo pensiero ci fa capire come si possa concepire un partito come fosse una “Ditta” (Bersani) e perfino lo slogan di Grillo che “uno vale uno” .
Presumo che questo modo di pensare abbia origine nella teoria della “cittadinanza attiva”, che ha trovato terreno di applicazione nelle politiche delle associazioni di volontariato.
In realtà il contributo che questa teoria può dare alla formazione del programma di un partito è un elenco di esigenze che rappresentano una realtà sociale comunque parziale. In realtà la “visione” di una società è la comprensione di fenomeni sociali ed economici complessivi che a loro volta modificano sostanzialmente la vita individuale, quali l’attuale crisi economica o la rivoluzione industriale in essere.
A questa visione complessiva segue una strategia, utile per identificare quelle priorità capaci di misurarsi con questi fenomeni complessivi. Questa procedura conduce alle formazione nel partito di dirigenti ed alla identificazione di leadership.
Quindi secondo la prima teoria non c’è bisogno di cambiare la costituzione, secondo la seconda teoria è necessario cambiare la Costituzione, per adattarla a cambiamento sociali così importanti.
Ma come è possibile capire chi ha ragione ? In tutte le scienze umane e quindi anche in politica la validità di un’ipotesi è determinata dai suoi risultati. La prima teoria ha permesso di mettere insieme il massimo delle diversità (due governi dell’Ulivo), caduti miseramente, perché la visione complessiva della realtà non era condivisa dai componenti dell’Ulivo, successivamente questo modo di interpretare la realtà ha dato luogo ad una sconfitta elettorale mortificante (Bersani) ed alla necessità di un inciucio con il centrodestra per potere governare il paese.
La seconda teoria ha permesso l’identificazione di un leader capace di rappresentare il centrosinistra e di condurre il paese fuori dalla crisi, senza pagare le lacrime e sangue che ha dovuto pagare la Spagna. Ne consegue che la scelta, almeno per me, appare ovvia.
Fonte: Il Coordinatore del Comitato del Si di Fucecchio - Renato Ferrucci
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