Berignone, la foresta per eccellenza

Il Castello di Berignone

La foresta per eccellenza. A sud est di Volterra c'è la più famosa foresta Toscana, in Berignone oltre alla immensità del bosco si respira aria da vecchi tempi.

Il rudere del castello 'La Torraccia' o 'Castello dei vescovi'; i resti qua e là delle tante carbonaie, la impenetrabilità di alcune zone fanno di Berignone un bosco da leggende.

Ai bimbi piccoli un tempo se facevano bizze si diceva: "Ti porto in Berignone e ti ci lascio".

Ma Berignone era luogo di lavoro per centinaia di boscaioli e carbonai, duro lavoro e dormire in capanni di frasca con pane secco e poco altro.
Io l'ultima volta l'ho visitato a fine di un novembre ed ho fatto le foto che vedrete, poi al ritorno ho scritto questi pensieri.

Che silenzio, lassù, 

fra le rovine del castello

e che bellezza è la foresta.

Guardi all’infinito sono foglie colorate

Si apprestano a cadere

Quando soffierà il maestrale

O la fredda tramontana.

Cammino nel sentiero,

solo tracce di animali.

Che silenzio, ora è parco,

una sbarra vieta il transito,

se vuoi entrare niente motori.

Ma nel silenzio mentre cammino

Il pensiero corre a ritroso

Verso un periodo non lontano,

quando per vivere

centinaia di boscaioli, di minatori

lavoravano e vivevano in Berignone

e abitavano in capanni,

lontano dalla famiglia

sotto la pioggia

con la neve.

Tagliare il bosco con l’accetta,

nelle gole scoscese dei torrenti

e tornare a casa dopo mesi

e portare pochi soldi

che non bastavano mai

per sfamare i figli.

 

Bruciava lenta la carbonaia

Giorni e giorni lenti ad aspettare

Che il carbone fosse cotto.

E a casa? Tua moglie?, i figli?

Solo le lunghe interminabili notti

Nei capanni, il battito della pioggia

Coperti da un logoro pastrano.

Tornavi lento a piedi

Verso paesi lontani.

Passavi da fattorie con parchi,

con ville sontuose,

ti toglievi il cappello

se passava un nobile, un prete.

Loro erano stati al caldo

Non conoscevano la fatica fisica,

non sapevano

come era duro lavorare

con pane raffermo e fichi secchi.

Questo penso, mentre cammino

Con i miei scarponi comodi

Dopo avere mangiato

Insalata di riso, affettato ,caffè,

e camminato per il piacere di camminare.

Penso a quella staffetta partigiana

Trucidata per volere la libertà

Poche parole lasciate ai compagni:

Se non tornassi, pensate voi a quei lupetti . . .

Bello è camminare, quanto si vede

Si vede e si ricorda . . .

Maresco Martini

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