Empoli e Peppino Impastato: cento passi ancora più significativi

Giovanni Impastato con una maglietta che ricorda il fratello

Quest'anno, per la nostra città, la commemorazione a Cinisi del 38° anniversario dell'uccisione per mano della mafia di Peppino Impastato ha avuto un sapore diverso, particolare. E' di poche settimane fà, infatti, la decisione del Consiglio comunale di Empoli di intitolare al giovane siciliano la nuova stazione dei pullman, una decisione presa all'unanimità e che conferma una volta di più quanto nella nostra città siano vivi quei valori della legalità che sono in fin dei conti il simbolo del 9 maggio e della marcia che dalla sede di Radio Aut a Terrasini porta ogni anno tantissime persone fino alla via centrale di Cinisi di fronte alla casa dove la famiglia Impastato viveva. In Sicilia, come ogni anno visto il rapporto di amicizia che lo lega alla famiglia Impastato, era presente Filippo Torrigiani ed anche per lui, così come per Empoli, la marcia dei Cento Passi ha avuto un sapore speciale visto che ha marciato per la prima volta nella sua nuova veste di consulente della commissione antimafia, rappresentata a Cinisi da uno dei suoi membri, il Senatore del Pd Stefano Vaccari. Un valore aggiunto, quindi, alla testimonianza ed alla presenza per ricordare una voce anti-mafia spenta nel sangue a suon di botte e poi dilaniata dal tritolo per simulare un suo attentato.
<Era una notte buia dello stato italiano>, cantano i Modena City Ramblers nella canzone dedicata a Peppino, una notte nella quale il sacrificio di una vita innocente ha poi dato il via ad una storia bellissima fatta di ricordo, valori, testimonianza e soprattutto ribellione alla mafia. Di Peppino Impastato è stato detto e scritto da tanti ed è per questo impossibile pensare di poter aggiungere qualcosa di nuovo e di diverso di quanto non già non si sappia. E' una storia che nemmeno il più grande sceneggiatore avrebbe mai potuto scrivere. Dentro ci sono tante cose bellissime: la voce libera di Peppino che dalla sua radio non esitava a denunciare le malefatte della mafia, la sua famiglia retta da un padre mafioso che allontanò anche da casa quel figlio scomodo che di stare zitto e rinchiudersi dietro le serrande di casa non ne voleva sapere, lo straordinario rapporto con la madre Felicia che non volle mai arrendersi alla verità costruita ad arte per far passare Peppino come un rivoluzionario morto mentre preparava un attentato e capace grazie alla sua caparbietà ed alla fiducia nello Stato di vivere il giorno tanto atteso della testimonianza in aula e della condanna del mandante, il boss Badalamenti la cui casa era appunto a cento passi da quella degli Impastato, l'ingresso decisivo nella vicenda di personaggi che hanno fatto la storia dell'antimafia come Rocco Chinnici, pure lui ucciso, ed il giudice Caponnetto che ebbe la grande intuzione di archiviare l'inchiesta su Badalamenti per poter continuare a lavorarci fino a riaprirla quando nuove prove non lo inchiodarono alle sue responsabilità, la forza del fratello Giovanni che ancora oggi gira l'Italia in lungo ed in largo (è già venuto in passato a Empoli ed ha promesso di tornarci per inaugurare il terminal bus) e che, senza peli sulla lingua come Peppino, divulga i valori della legalità denunciando le vergogne della mafia e dei comportamenti mafiosi purtroppo ancora presenti perchè, come diceva Peppino, <la mafia uccide il silenzio pure>. 38 anni dopo Peppino Impastato e i suoi valori vivono ancora oggi, cantavano alla marcia dei cento passi, quando siete davanti alla nuova stazione dei pullman dedicategli un pensiero.

Marco Mainardi

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