Quando si perde un buon insegnante si perde un tesoro. Intervista a Eleonora Caponi



Inizio le mie riflessioni sulla scuola del nostro territorio ricordando la figura del prof. Enzo Catarsi. L’ho conosciuto durante alcune esperienze didattiche che il centro Bruno Ciari, da  lui diretto per molti anni, ha proposto alle scuole dove svolgevo il mio servizio di insegnante. Attraverso i suoi interventi ho scoperto un mondo di educatori, alcuni della nostra regione, che hanno tentato di cambiare in senso progressista l’istituzione scolastica, i processi formativi, i metodi didattici, per creare un giovane studente nuovo, capace di produrre pensiero autonomo, razionale e critico. Ricordo in particolare il maestro Bruno Ciari, il matematico Lucio Lombardo Radice, lo scrittore Gianni Rodari.

In un mondo sempre più complesso le competenze logiche ed emotive dei giovani possono essere educate da chi conosce le modalità della comunicazione, da chi è consapevole dei processi cognitivi e della complessità emotiva ; senza queste competenze, affinate da una ricerca continua, non possono esserci validi processi educativi. La scuola appare ancora troppo spesso “la grande disadattata”, alla fine di un percorso di studi, come ho sperimentato nella mia  esperienza di partecipazione alle commissioni degli esami di stato , si vedono giovani che non conoscono la storia contemporanea, a molti di loro sfugge la conoscenza di gran parte della cultura degli ultimi cinquant’anni. Si avverte una certa delusione in chi finisce gli studi, soprattutto quando hanno sostenuto ,con scarsi risultati,le prove per l’ingresso in alcune facoltà universitarie. La soluzione a questa situazione non sta nella selezione degli alunni ma nella ricerca didattica e pedagogica, una ricerca che dovrebbe portare i docenti a tentare di conoscere i processi mentali che producono apprendimento, a dominare le tecniche e i metodi di studio da consigliare ai propri allievi. Non basta conoscere la propria disciplina, condizione che rimane in ogni modo indispensabile, ma bisogna saper organizzare e comunicare il proprio sapere ispirandosi alla ricerca scientifica che è stata e viene elaborata su queste complesse questioni. Ricordo il prof. Enzo Catarsi come diffusore di queste tecniche educative per realizzare una scuola protagonista del rinnovamento individuale e sociale , allego a questo proposito un’analisi dell’attività pedagogica di questo grande maestro proposta da uno dei suoi collaboratori il prof. Carlo Mariani.

Caro Paolo, spero che queste note possano esserti utili. Nel trascriverle ho rivissuto in parte la densa ed entusiastica stagione che tutti noi del Centro Studi “Bruno Ciari” vivemmo allora, e poi negli anni successivi, accanto ad Enzo Catarsi.

 

Enzo Catarsi

Enzo Catarsi

 

La complessità della professione docente: tra competenze professionali (che Catarsi dava per acquisite attraverso la formazione universitaria prima) e competenze relazionali (il mito del’insegnante incentivante e l’antimito dell’insegnante anaffettivo); tra competenze organizzative (quelle di sistema) e competenze riflessive (di riesame e riattivazione di processi auto valutativi). Ma soprattutto le competenze e le capacità didattiche, da intercettare nell’innovazione, nel denso rapporto tra teoria pedagogica ed esperienza docente.

 

Il rapporto con il territorio: da sempre al centro della riflessione e dell’azione progettuale di Catarsi, come veicolo di valorizzazione di quel tessuto vivace che anima la comunità educativa e che la riconduce alla presenza degli enti locali nella loro funzione di co-progettazione degli interventi.

 

L’attenzione per la dispersione scolastica. Intesa come il male oscuro della secondaria e come condizione mai affrontata scientificamente attraverso quell’Osservatorio del processo formativo che al Centro Studi “Bruno Ciari” venne avviato – tra la fine degli anni novanta e i primi duemila – per monitorare il debito formativo e la sua incidenza sulle discipline scolastiche, riattivandole in percorsi di riflessione sulla didattica, sulla valutazione complessiva degli apprendimenti, sulle pratiche autovalutative connesse alla qualità.

 

La centralità della formazione in servizio e della formazione continua degli insegnanti. Per buona parte degli anni novanta Catarsi guidò dal Centro Studi “Bruno Ciari” la progettazione dei Piani Integrati di Area coinvolgendo scuole, enti locali, agenzie del territorio, terzo settore, professionisti della formazione. Il cuore di quelle iniziative, che erano finalizzate alla promozione del successo scolastico e alla prevenzione della dispersione, era rappresentato dalla sinergia e dalla presenza di tutti gli attori del “sistema scuola”, in una programmazione effettivamente integrata (e molto diversa da quella dei recenti Piani educativi zonali PEZ) e coordinata.

 

Lo svantaggio linguistico come madre di tutte le situazioni di svantaggio e di insuccesso che nella scuola si legano alla condizione socio-economica delle famiglie, al grado di istruzione dei genitori, alla matrice riproduttiva della scuola, spesso incapace di attivare un reale progresso e innalzamento non soltanto dei livelli di istruzione, ma anche e soprattutto dello status sociale degli alunni.

 

La scuola come luogo di ricerca educativa. Era questo un ambito al quale – dal Centro Ciari – avevamo dedicato molte energie sul finire degli anni novanta attraverso la pubblicazione di una rivista semestrale che raccoglieva esperienze, voci individuali, progetti locali. La documentazione e la disseminazione, la formazione e la sensibilizzazione (education and outreach, come dicono gli inglesi) erano due aspetti dello stesso fenomeno, e si legavano alla necessità di far crescere la scuola valorizzando la componente culturale dei docenti, che Catarsi considerava veri e propri professionisti della formazione.

 

In uno degli ultimi lavori, al quale partecipai con una ricerca sul ruolo dello psicologo nelle scuole dell’empolese, Enzo Catarsi ribadiva la necessità di affrontare il disagio adolescenziale non attraverso la sua patologizzazione, delegando allo specialista una funzione terapeutica, bensì per mezzo della strumentazione pedagogica della scuola e degli insegnanti. Da sempre estimatore e fautore delle tecniche e delle dinamiche rogersiane, Catarsi richiamava la necessità per gli insegnanti della secondaria di percorrere la strada dell’affettività, dell’empatia, del coinvolgimento e del dialogo tra scuola e famiglia, tra docenti e genitori, tra docenti e studenti. Sebbene egli fosse del tutto aperto alle innovazioni tecnologiche, uno dei suoi interessi più recenti in questa fase della scuola italiana era quello di una rimodulazione delle relazioni tra insegnanti e genitori, da ricostruire attraverso la partecipazione, la condivisione, il dialogo: tutti aspetti che l’introduzione degli strumenti di gestione a distanza di questa comunicazione non poteva certo né colmare né sostituire.

 

ASSESSORE ELEONORA CAPONI

 

Anche l'assessore alla cultura del Comune di Empoli Eleonora Caponi, ha voluto esprimere un suo ricordo sul ruolo che il prof. Enzo Catarsi ha avuto nell'educare un'intera comunità, quella dell'Empolese Valdelsa.

La sua è stata un'iniziativa culturale che ha avuto tra i suoi obiettivi quello di dimostrare che è possibile  e necessario trasformare un'intera comunità civile in una agenzia educativa.

La scuola deve aprirsi alla società civile e alle famiglie, ma anche gli altri devono agire per la scuola, non lasciare soli gli insegnanti, ma diventare tutti responsabili dell'educazione.

Paolo Capezzone