Luisa Innocenti, uccisa dalle camicie nere: responsabile ancora ignoto

Luisa Innocenti

"Nel 70° anniversario della prima volta al voto da parte delle donne, pochi ricordano che l’unica vittima di Castelfiorentino durante la prima metà degli anni Venti (il periodo più buio dello squadrismo fascista) fu una donna. Si chiamava Luisa Innocenti, e la sua morte è ancora oggi avvolta nel mistero. Non sappiamo infatti chi l’ha uccisa, e nemmeno conosciamo a fondo l’intenzionalità dell’aggressore: se, cioè, avesse voluto commettere un atto intimidatorio, o se magari l’obiettivo vero fosse qualcun altro. 

La dinamica dell’episodio è abbastanza nota, ma ritengo vi sia molto da aggiungere per quanto riguarda il contesto. Il che, molto spesso, può rivelarsi decisivo ai fini di un puntuale inquadramento storico. Ho già avuto modo di occuparmi di Luisa Innocenti durante una ricerca sulle “Origini del fascismo in Valdelsa” che presentai a Castelfiorentino in occasione di un convegno tenuto al Ridotto del Teatro nel marzo 1999.

Una ricerca che, poi, per motivi di lavoro, non ho avuto la possibilità di proseguire e pubblicare, anche se un risultato tangibile – all’epoca - lo ottenne. Uno dei discendenti (di cui ometto il nome su sua esplicita richiesta) mi ha confermato alcuni giorni fa che proprio da quella ricerca trasse lo spunto per formulare al Comune l’istanza per l’intitolazione di una strada. Una richiesta accolta nel 2009 (oggi esiste una “via Luisa Innocenti” nella frazione di Cambiano).

Ma torniamo ai fatti. Luisa Innocenti fu uccisa alle ore 24.00 del 22 luglio 1921. Abitava nell’odierna via Masini, all’altezza del bar della “galera” (sopra la vecchia pizzeria “Zimbo”, dove un tempo c’era il passaggio a livello, per intenderci) e quella sera alcune camicie nere stavano effettuando una scorribanda per le vie del centro. Luisa si affacciò dalla finestra e rimase ferita a morte da un colpo di arma da fuoco. L’episodio dell’uccisione viene ricordato da Libero Falorni (“La memoria della libertà”, p. 18) come un fatto avvenuto “durante una delle solite canagliesche scorribande, effettuate con lo scopo di terrorizzare la popolazione”. E questo valeva sicuramente per Luisa, la quale “apparteneva a una famiglia di noti socialisti”.

Nessun accenno, invece, al contesto generale in cui maturò questa vicenda, che a mio parere le conferisce un significato ben più profondo. La data ci offre sicuramente un indizio importante: 22 luglio 1921! Cosa era avvenuto in quei giorni? Beh, qualcosa di grosso. Anzi, per essere più espliciti, il fatto di sangue più significativo di risposta dello Stato nei confronti dello squadrismo fascista: l’episodio di Sarzana del 21 luglio 1921.

A Sarzana si erano concentrati infatti circa trecento fascisti provenienti da tutta la Toscana, con l’obiettivo di liberare alcuni fascisti detenuti nella fortezza Firmafede (tra cui il “ras” Renato Ricci), in precedenza arrestati. La presenza di un così cospicuo numero di camicie nere non aveva però intimorito i carabinieri, in tutto una decina ma guidati risolutamente dal capitano Guido Jurgens, che di fronte all’avanzata minacciosa degli squadristi aveva ordinato di aprire il fuoco. Risultato: cinque fascisti morti, il resto disperso nelle campagne (in seguito il numero dei morti sarebbe salito a 14 per la furia dei contadini).

Uno smacco terrificante per il fascismo (era bastata una decina di Carabinieri a disperdere centinaia di facinorosi) che dimostrava solo una cosa: se lo Stato avesse risposto con i mezzi che aveva, per il fascismo non ci sarebbe stata storia (ragionamento ancor più valido per l’ottobre 1922: se il Re Vittorio Emanuele III avesse firmato il decreto che istituiva lo stato d’assedio, ordinando quindi l’impiego dell’esercito, la cosidetta “marcia su Roma” si sarebbe trasformata per le camicie nere in un bagno di sangue, con tanti saluti a Mussolini e all’intero “ventennio”).

Ma torniamo a Castelfiorentino. La morte di Luisa Innocenti è in qualche modo collegata ai fatti di Sarzana? Io sostengo di si: la manifestazione fascista a Castelfiorentino, la sera del 22 luglio, non fu a mio parere casuale. Rappresentava un tentativo di rivalsa, o forse di rappresaglia, o ancora una dimostrazione di forza, dopo quanto era avvenuto a Sarzana. E’ possibile che qualche fascista castellano avesse addirittura partecipato a quella spedizione, ma di questo non abbiamo per ora documenti che lo attestino. La morte di Luisa Innocenti fu del tutto accidentale?

Secondo me no. Luisa Innocenti faceva parte, come ha ricordato lo studio del Falorni, di una famiglia di socialisti: il padre, Benedetto, era stato firmatario del manifesto del 1 maggio 1891. Il fratello, Antonio, era stato consigliere comunale socialista ed esercitava il mestiere di calzolaio, una delle categorie artigiane politicamente più agguerrite (anche mio nonno, Angiolo Spinelli, calzolaio, era stato consigliere socialista dell’ultima Giunta “rossa”, guidata da Guglielmo Rosa, costretto alle dimissioni nel maggio 1921) e che mai si sarebbe piegata, fiera della sua indipendenza, anche durante il “ventennio fascista”.

Luisa Innocenti era sposata con Alfredo Fabrizzi, il quale la sera del 22 luglio tardò a rientrare a casa: per questo motivo, preoccupata, si affacciò alla finestra. E’ difficile sostenere che il colpo sia stato sparato in aria, a casaccio, unicamente per intimorire in modo generico la popolazione. Se la donna avesse udito degli spari, è ragionevole pensare che avrebbe tenuto un comportamento più prudente. Per tutti questi motivi, ritengo che, quantomeno nelle intenzioni, si sia trattato di un atto intimidatorio, se non addirittura di un’azione con il fine di uccidere. Magari proprio il padre di Luisa, Benedetto, il quale abitava sotto lo stesso tetto.

I responsabili di quel delitto (colposo o volontario che fosse) non sono mai stati individuati, e questo - forse – potrebbe deporre a favore della tesi che si trattasse per lo più di squadristi provenienti da fuori. In ogni caso, la morte di Luisa Innocenti sarebbe stata utilizzata a scopo intimidatorio, tre anni dopo, da parte degli stessi fascisti locali. Alla vigilia delle elezioni del 1924, un manifesto diffuso dagli squadristi avvertiva che non avrebbe tollerato “qualsiasi propaganda” che avrebbe potuto nuocere alla Lista Nazionale.

E così concludeva: “Questo lo intendano principalmente: l’acquivendolo barbuto, l’ex guardia carceraria, i ferrovieri pensionati, licenziati o in via di licenziamento, i calzolai più o meno “innocenti” (le virgolette sono nel testo del manifesto!) e altri simili insetti”. Un’implicita ammissione di colpa, dunque, e allo stesso tempo una precisa minaccia indirizzata ad alcuni antifascisti; i quali, se avessero ostacolato l’affermazione della Lista Nazionale, avrebbero fatto la stessa fine di Luisa. La stessa tragica fine che, in seguito, proprio per aver denunciato il clima di sopraffazione e violenze della consultazione elettorale, avrebbe fatto un altro socialista: Giacomo Matteotti".

Alessandro Spinelli

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