Malore in campo per un 15enne: stop alla partita e multa per le due squadre

Mancavano 6 minuti alla fine della partita quando uno dei giocatori, 15 anni, si è accasciato a terra accusando un malore. È accaduto lo scorso 8 novembre durante la partita di Allievi B tra Limite sull'Arno e Virtus Gambassi Terme.

Fortunatamente il bambino, che giocava nel Limite, non aveva niente di grave, ma dirigenti e allenatori di entrambe le squadre hanno preferito non far rientrare in campo i propri giocatori andando incontro ad una penalizzazione e alla multa: l'arbitro, infatti, non ha ritenuto ci fossero le condizioni per sospendere la partita.

Il bambino, che pare abbia accusato difficoltà respiratorie forse a causa della tensione, è stato immediatamente soccorso prima dai presenti e poi da un'ambulanza del 118: come da routine in questi casi è stata attivata la procedura per il massaggio cardiaco. La scena, ovviamente, ha creato un clima di tensione e paura nei bambini, motivo per cui le due società, di comune accordo, hanno deciso di prendersi la responsabilità di fermare la partita.

"Alcuni bambini piangevano - spiega il presidente del Limite Andrea Mannozzi - altri erano molto preoccupati. Non potevamo continuare a giocare in questo clima di paura".

Secondo il giudice sportivo, però, le due squadre sarebbero dovute scendere nuovamente in campo, quindi sono scattate le sanzioni come da regolamento: partita persa per entrambe, un punto di penalizzazione e multa di 25 euro.

La Federazione sembra comunque aver compreso la situazione e ha applicato la pena più leggera evitando squalifiche e misure più gravi. Le società da parte loro hanno accettato la decisione, ma chiedono maggiore chiarezza proprio sul regolamento.

"Noi dobbiamo tutelare - spiega il presidente - innanzitutto i bambini. Vedere un compagno a terra, con la maglia strappata e i medici intorno non può che creare un clima di tensione e questo mette in pericolo la salute dei bambini. Serve una nuova normativa che tenga conto di questi aspetti emotivi, soprattutto se si tratta di ragazzi di 15 anni".

Il presidente ha fatto appello alla Federazione perché si tenga conto in futuro di questo aspetto e ha chiesto che tutte le società sportive facciano lo stesso.

"La nostra domanda - conclude Mannozzi - è se sia giusto o meno concludere una partita anche quando si creano condizioni emotive che  possono mettere in pericolo l'integrità fisica dei giocatori".

In ogni caso il bambino sta bene e, dopo un controllo in ospedale, è tornato a casa.

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