
Quando un farmaco viene utilizzato con modalità diverse da quelle prescritte per le dosi o per la via di somministrazione si parla di “misuso”. Quando viene ceduto ad altri di “diversione”. Ebbene, misuso e diversione sono molto diffusi e presenti per varie classi di farmaci, in primo luogo antistaminici e antibiotici oltre a psicofarmaci quali le benzodiazepine e analgesici anche oppioidi.
Il fenomeno interessa ogni tipo di paziente e di medico, sia di medicina generale che specialista, e può portare alla comparsa di intossicazioni, effetti collaterali, fenomeni di abuso e dipendenza. Numerosi sono i problemi di tipo clinico, organizzativo e legale, in particolare per le eventuali responsabilità nell’affidamento del farmaco.
Per comprendere meglio l’entità della diffusione, le motivazioni e le modalità con cui si attua il misuso di farmaci oppioidi – difficilmente dichiarato e il più delle volte evidente solo quando il paziente ha un qualche “incidente” sanitario o legale – due medici e un educatore dei servizi per le dipendenze dell’Azienda sanitaria di Firenze, i dottori Giovanni Tavanti, Laura Calviani e Michele Pottinger sono stati recentemente premiati in un convegno nazionale su questo tema per la ricerca che hanno condotto con una particolare modalità d’indagine: seguendo il fenomeno attraverso siti tematici e forum di discussione sul web.
Sempre di più internet viene utilizzato per cercare informazioni sulle sostanze, condividere metodi di utilizzo, o cercare aiuto per sé o per i propri amici, il più delle volte in forma di domanda e risposta o di commenti a un articolo. È diventato inoltre uno strumento per acquistare o vendere droghe utilizzando moneta virtuale (Bitcoin) in un ambiente detto “deep web”. Anche i social network (Facebook, Twitter e YouTube) hanno finito per diventare una grande finestra sul tema sostanze. Molti forum, la maggior parte dei quali in lingua inglese, sono indicizzati da Google, e quindi facilmente reperibili tramite l’uso di chiavi di ricerca.
Nel 2007 il Comune di Firenze ha messo on line un sito – www.sostanze.info – che pubblica articoli sulle sostanze psicoattive, offrendo un servizio qualificato col quale è possibile porre ad operatori qualificati domande anonime sull’uso delle sostanze. Largo spazio hanno anche le discussioni attive tra consumatori, oltre alla possibilità di riportare esperienze ed informazioni sul tema dell’uso e della dipendenza, con una redazione che interviene correggendo gli interventi considerati fuorvianti, a tutela della salute e della corretta informazione.
L’analisi svolta dai 3 operatori della Asl 10 si è focalizzata proprio su questo sito che, fra il gennaio del 2008 e il giugno del 2015, ha avuto oltre 6 milioni (180.000 al mese, 6.000 al giorno) di visitatori unici, persone reali cioè che, almeno una volta, si sono collegate a quell’indirizzo, visitandolo per più di 9 milioni di volte, visualizzando 15 milioni di pagine. Un campione nazionale assai significativo se si tiene contro che il 19% degli utenti accede al sito dalla zona di Milano, il 16% da quella di Roma e a seguire Napoli e Torino con il 4% e Firenze con il 3%. Il totale delle risposte dirette agli utenti, nei forum di discussione o in posta riservata, è stato di 60.570.
Analizzando questi materiali è emerso chiaramente che il fenomeno del misuso è presente, difficile da tenere sotto controllo e, probabilmente, impossibile da eliminare.
«L’informazione fornita dai servizi tossicodipendenze – dice il dottor Giovanni Tavanti – deve essere sempre più attenta a sottolineare i rischi di un uso non corretto dei farmaci. In alcuni casi si ha inoltre l’impressione che l’argomento non sia affrontabile dai pazienti con i propri medici».
«Mi vergogno a parlarne, anche perché ci ho messo tanto a conquistarmi la fiducia degli operatori del Sert. vi prego rispondetemi prima possibile…» è l’allarmata richiesta affidata da un ragazzo alla chat.
«Alcuni operatori – aggiunge la dottoressa Laura Calviani – probabilmente ritengono che affrontare tale argomento possa essere pericoloso e scatenare delle “curiosità”. Questo può portare i pazienti a ricercare informazioni sul web che possono rivelarsi non sempre corrette o soluzioni “fai da te” all’interno di una pericolosa “folk pharmacology”, pur in presenza di problemi clinici che necessiterebbero di un pronto intervento medico».
Secondo i ricercatori sarebbe importante affrontare la tematica su due fronti: con il paziente nel momento della prescrizione farmacologica anche all’interno del consenso informato e durante il monitoraggio del trattamento; e con gli operatori che dovrebbero essere a conoscenza della “clinica del misuso” e dei rischi che possono derivare da tale pratica in modo di poter rilevare precocemente eventuali danni.
Fonte: ASF
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