Il paradiso di Punzo per 'misteri e fuochi'

L'installazione artistica di Armando Punzo
L'installazione artistica di Armando Punzo

L'installazione artistica di Armando Punzo

Rientro felice da Taranto, dove già da quasi un mese Punzo era al lavoro per la realizzazione di una regia per 'Misteri e fuochi', il progetto internazionale per il quale il Teatro Pubblico Pugliese ha invitato grandi maestri di teatro, danza e visual art in quattro location della Via Francigena pugliese, per realizzare performance/installazioni sul tema del dolore e della passione.

Nella città dei due mari Punzo, unico italiano tra i maestri della scena internazionale - gli altri sono stati Angelica Liddell, Shirin Neshat e Tamara Cubas-, ha consapevolmente scelto di lavorare presso il Quartiere Tamburi, tristemente noto a causa delle vicende dell'Ilva, ed è qui che ha preso vita lo spettacolo con la sua regia dal titolo eloquente 'Paradiso - Voi non sapete la sofferenza dei Santi'.

Ed è così che il 24 settembre migliaia di persone, anziani, bambini, donne e uomini con passeggini, da soli, o con tutta la famiglia, si sono riversati nell'enorme campo sportivo di questo stesso quartiere, fino a qualche giorno prima inaccessibile per via di sterpaglie e devastante incuria, per assistere alla magnificente opera d'arte realizzata da Punzo.

Non per fare jogging sotto le torri dell'Ilva, non per protestare con il rumore inascoltato delle manifestazioni, né per firmare la propria resa al destino in una partitella notturna a calcio.

Così numerosi, a formare una meravigliosa fiumana popolare, mescolandosi a spettatori di professione, un centinaio – senza timore di esagerazioni – tra operatori e giornalisti appositamente arrivati a Taranto da tutto il mondo, incantati, commossi, improvvisamente in religioso silenzio, hanno seguito in una processione enorme la Banda 'Città di Crispiano', che li ha accompagnati come Virgilio con Dante dentro la loro stessa storia, che è la storia di tutti, dell'uomo, e del nero dentro cui ci muoviamo vedendolo invece bianco, dentro la scatola nera a cielo aperto del teatro che Punzo ha costruito a Taranto; di fronte a una visione, una collina di croci d'acciaio svettanti nella buia enormità del campo, un golgota rovesciato, un inferno azzurrato popolato da figure bianche, un termitaio, di donne uomini e bambini brulicanti e pacifici, colti nella loro vita quotidiana, a giocare alle costruzioni con piccole croci bianche, scrivere sotto dettato la storia delle sciagure umane, filare la lana, giocare a carte, farsi un bagno, spazzolarsi i capelli o suonare una chitarra, dentro un girone dell'inferno, sfregando ossessivamente le croci con uno straccio, per tenerle pulite, per prendersi cura, con amore infinito, delle proprie prigioni.

Oltre cinquanta le persone del quartiere coinvolte sulla scena da Punzo; un lavoro intensissimo, durato quindici giorni, che ha lasciato un segno effettivo sul territorio, radicandosi nella loro vita, come sempre fa l'opera d'arte; aprendo ferite, ponendo domande, riportando nell'uomo la domanda sull'uomo che la vita contemporanea sopisce.

Una decina i giovani che hanno aiutato Armando Punzo, Andrea Salvadori, Emanuela Dall'Aglio e Alessandro Marzetti, e le altre maestranze professionali coinvolte, ad allestire in pochissimo tempo una struttura fenomenale, e costumi meravigliosi, tutti studenti del Corso di Formazione per “Macchinista Multicompetente” del progetto Legalist-Ars del Teatro Pubblico Pugliese.

Tutti travolti dal grandissimo entusiasmo che sempre accompagna il lavoro di Punzo: artisti, professionisti, organizzatori, giornalisti. Sì, perché Taranto è divenuta per un giorno crocevia di teatro e altri eventi culturali visto che il 24 settembre è

stato anche il giorno di inaugurazione di StartUp Teatro, il festival organizzato da Teatro C.R.E.S.T., da anni attivo al Tamburi e che ha fornito una ospitalità eccezionale alle maestranze che hanno lavorato con Punzo, e Puglia Showcase 2015, ovvero la vetrina internazionale del Teatro Pubblico Pugliese.

Infiniti i ringraziamenti; infiniti i servizi radio, tv e stampa nazionali che si stanno accumulando in queste ore: RaiNews24, Ambiente Italia su Rai 3, Radio RaiTre, L'Espresso, La Repubblica per citarne solo alcune; infiniti i complimenti degli operatori internazionali, direttori di teatro e di festival arrivati da Germania, Spagna, Francia e Sudamerica, infinita la soddisfazione del Teatro Pubblico Pugliese e in particolare del presidente Carmelo Grassi e della dirigente delle attività teatrali Giulia Delli Santi, che già da diverso tempo accarezzavano l'idea di affidare a Punzo un lavoro in terra pugliese; infinita la felicità dello staff di Armando Punzo/Carte Blanche per l'accoglienza ricevuta, la collaborazione su tutta la linea e l'esito del lavoro artistico.

Una convergenza artistica fenomenale tra due strutture di respiro europeo che contro ogni difficoltà, e ogni seduzione dell'intrattenimento, navigano a tutta velocità in direzione dell'arte, della bellezza difficile che stravolge i luoghi. E dopo l'ennesimo successo, è tempo adesso, per Punzo e il suo entourage, di tornare in Toscana e proseguire il suo viaggio creativo.

Di seguito una nota del regista a conclusione del progetto

Paradiso a Taranto

Croci d'acciaio invisibili nel loro essere scenicamente presenti e incombenti, come quelle che portiamo dentro inconsapevolmente, credenti e non credenti, e ci fanno accettare tutto, anche quello che diciamo di non volere; un piccolo misero universo quotidiano occidentale che guarda dalle sue croci, con speranza e timore, nella direzione del mostro dell'Ilva, nella direzione del sogno salvifico dell'età della tecnica, mostro generato dalla nostra volontà di potenza, dalla nostra paura, dal terrore ancestrale per la nostra incomprensibile esistenza, dalla volontà di una vita che non si arresta di fronte a nulla, che non vede che se stessa, che pretende da dentro ognuno di noi di non arrestarsi, di proteggersi di fronte alla realtà dell'indicibile nulla da dove emergiamo e dove ritorneremo; l'amorevole ed innocente cura del luogo scenico, di quella collina, come feticcio della vita che si svolge dentro e fuori di noi; la lezione tra banchi di scuola che piega i suoi scolari a questa esistenza e che si ripete sempre uguale a se stessa, senza illudersi con illusioni miglioriste e riformiste; neonati in forma di pane che quelle madri consegnano con amore, con speranza, come un tributo da pagare alla vita, alla stessa vita che quel pubblico ha dentro di sé, nei propri occhi e che vuole tragicamente perpetuarsi attraverso loro.

Erode compie ancora la sua strage e come non pensare ad Ugolino e al Saturno di Goya che sono in noi. Ed è dagli uomini, dal pubblico, che questi demoni innocenti, apparenti angeli, prendono, sfiorandoli all'inizio e scrutando nei loro occhi, le azioni che compieranno sulla scena; un giorno di festa, una processione solenne all'inizio, dal sapore sacro e tradizionale, come un avanzare d'anime dannate verso il luogo in cui si vedranno nel loro inferno travestito da Paradiso.

Un quotidiano e la sua idea come unica religione vincente, il teatro che ci accompagna dentro di noi, che ci permette di guardarci per un attimo e catturare momenti di consapevolezza, per proiettarci fuori da questo interno, per farci traballare.

La sofferenza dei santi, di quelli che si credono santi ma che santi non sono, di quelli che si sentono nel giusto guscio della propria esistenza.

Una vita divenuta rito di se stessa, santificazione profana degli idoli che essa stessa produce, senza nessuna altra possibilità o alterità, un circolo chiuso senza via d'uscita, una festa infinita per se stessa.

Un paradiso in terra, una promessa tradita, che non vede e non comprende il movimento di Dante che lo porta dall'Inferno della carne dell'uomo al Paradiso.

Quel bisogno di alterità, quel sogno di fronte al quale il poeta sente anche il limite della sua poesia. Armando Punzo.

Fonte: Ufficio Stampa

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