Torna come ogni anno la solenne festa del ‘Sacro Chiodo’

L'insigne reliquia del 'Sacro Chiodo'

Con il rituale scandito da una tradizione antichissima, tanto da confondersi e perdersi nelle pieghe del tempo, ricorre ogni anno a Colle la festa in onore dell’insigne reliquia del Sacro Chiodo.

Da anni la festa del S. Chiodo si fonde con una rievocazione storica rinascimentale.

Il programma dei festeggiamenti, che si svolgeranno principalmente in Cattedrale ed avranno la fase culminante domenica 13 settembre, è il seguente:

giovedì 10 - venerdì 11 - sabato 12 settembre 2015

TRIDUO DI PREPARAZIONE ALLA FESTA

ore 18,30 S. Messa con omelia del Rev.do Don Antonio Leopardi, Sacerdote novello,

domenica 13 settembre 2015 - FESTA

Festa del S. Chiodo

ore 8,30 S. Messa

ore 16,30 Corteo storico da Borgo a piazza del Duomo

ore 17,30 S. Messa solenne presieduta dall’Arcivescovo Emerito S. E. Mons. Gaetano Bonicelli ed al termine PROCESSIONE con la sacra Reliquia del S. Chiodo fino al Bastione del Baluardo e benedizione della Città.

Le celebrazioni liturgiche saranno accompagnate dai canti del Corale di S. Bartolomeo a Campiglia

ore 19,00 spettacolo di magia per i più piccini con “i senza nome”

ore 20,00 cena in piazza del Duomo

ore 21,00 serata musicale con i “Prognosi riservata”

“RICONOSCIMENTO DALLA REGIONE TOSCANA”

La Regione Toscana con il decreto dirigenziale n° 6400 del 30 dicembre 2014 ha accolto la domanda presentata dal Comune di Colle di Val d’Elsa ed iscritto la Festa del S. Chiodo tra le manifestazioni di rievocazione storica di interesse regionale.

Si tratta di un importante riconoscimento della festa che si celebra ogni anno a Colle di Val d’Elsa, nella domenica di settembre più prossima alla festa liturgica dell’Esaltazione della S. Croce (14 settembre), e costituisce una delle manifestazioni più identificative della comunità locale.

La prima menzione di tale festa risale agli inizi del XVIII secolo, quando si ritenne opportuno introdurre una seconda esposizione della Reliquia, in aggiunta a quella più antica del Venerdì Santo.

Alla festa provvedeva la Centuria del S. Chiodo, associazione fondata il 14 maggio 1645 ed ancora oggi esistente; attualmente è la più antica tra tutte le associazioni colligiane. Lo statuto del 1832 precisava che ogni anno fossero estratti, tra i Centuriati, due festaioli con lo scopo di preparare la festa di settembre.

Questa, originariamente triennale, venne trasformata in quinquennale appunto dal nuovo statuto del 1832 e tale è rimasta sino al 1992, quando è stata istituita la festa annuale in onore dell’insigne Reliquia del S. Chiodo.

Oggi i festeggiamenti si fondono con una festa rinascimentale, che ricorda l’evento dell’elevazione di Colle a diocesi e città (1592) e la supplica a tal fine presentata dal granduca di Toscana Ferdinado I de’ Medici al romano pontefice Clemente VIII, sostenuta dalla motivazione che Colle custodisce l’Insigne Reliquia del S. Chiodo.

La festa si focalizza nella processione dalla chiesa Cattedrale fino al bastione del Baluardo, che domina la città.

La processione vede sfilare i Centuriati con il loro abito, composto da cappa, mantelletta, buffa e cingolo di colore rosso; ad essi si unisce un nutrito corteo storico in abiti rinascimentali che intende rievocare sia il momento dell’elevazione della Terra di Colle a diocesi e città (1592) sia la visita del granduca Ferdinando I de’ Medici (1596), che ne era stato il promotore.

Alla processione partecipa anche il gonfalone del Comune ed un rappresentante della Giunta Comunale, oltre alle altre associazioni.

La festa prosegue con la cena, musiche e quant’altro, tutto caratterizzato nello stile della fine del XVI secolo, animando così l’intero Terziere cittadino del Castello.

L’aspetto liturgico è seguito ancora oggi dalla Centuria del S. Chiodo mentre la festa rinascimentale è curata principalmente dalle altre associazioni del territorio.

NOTIZIE SUL S. CHIODO

CHE SI CUSTODISCE NELLA CATTEDRALE DI COLLE VAL D’ELSA

Secondo la tradizione, nel IX secolo giunse a Colle il S. Chiodo, reliquia della Crocifissione di Gesù Cristo.

Numerose storie, manoscritte e stampate, sono concordi nel tramandarci che questa è giunta in Val d’Elsa come prezioso lascito di un vescovo franco.

L’alto prelato, trovandosi a Roma in un periodo di intensi contatti tra la Santa Sede ed il Sacro Romano Impero – siamo negli anni immediatamente seguenti alla morte di Carlo Magno ed i problemi sono quelli dei nuovi rapporti dell’Impero con il Papato –, ricevette la reliquia dalle mani del papa.

Com’è noto, infatti, le reliquie della Crocifissione erano state riesumate intorno all’anno 320 da S. Elena, la madre dell’imperatore Costantino, e da lei trasportate a Roma.

Durante il viaggio di ritorno il vescovo, prima di morire presso Viterbo, lasciò il prezioso Chiodo nelle mani di un prete del contado colligiano, suo compagno di viaggio o forse suo segretario già dal viaggio d’andata.

La reliquia divenne così sua eredità e fu portata a Bibbiano da dove, infine, alla morte del sacerdote, venne trasportata in Colle non senza suscitare rivendicazioni da parte della confinante San Gimignano.

L’insigne reliquia, dato il suo significato, ebbe subito un grande culto ed una cappella. Inizialmente fu custodita nella «Pieve in Piano» per poi trovare collocazione nel Terzo di Castello all’interno della pieve colligiana.

Tra i devoti spicca l’arciprete della pieve, S. Alberto da Chiatina, che resse il clero di Colle dal 1177 al 1191, morendo nel 1202 ‘crocifisso’ da lunghe sofferenze corporali sopportate con esemplare pazienza. È significativo che in alcuni documenti dei tempi di poco a lui posteriori, il S. Chiodo sia detto «Chiodo del Beato Alberto».

Nella seconda metà del ‘400, per custodire la preziosa reliquia, fu commissionato un tabernacolo monumentale, attribuito al fiorentino Domenico Rosselli.

Questa pregevolissima opera del Rinascimento, dopo l’erezione dell’arcipretura di Colle a diocesi, fu inglobata nella nuova cappella, progettata per il S. Chiodo insieme alla cattedrale. È interessante notare che l’Opera del Duomo fu qui istituita nel nome di Opera del S. Chiodo.

I fedeli che si inchinano a baciare la reliquia, da sempre la trovano custodita in un povero bucciolo di canna, lo stesso di quel lontano giorno quando il S. Chiodo passò dal vescovo franco al prete colligiano.

Le antiche memorie ricordano l’episodio nel quale il popolo di Colle volle porre il Chiodo in un reliquiario d’argento, ma lo si ritrovò miracolosamente nel suo bucciolo di canna, non per mano d’uomo.

Oggi il bucciolo di canna con dentro il S. Chiodo è custodito all’interno di un artistico forziere d’argento, opera d’oreficeria fiorentina del 1628, dove si conservano incorrotti anche gli antichissimi guanti di lana color cremisi indossati con grande devozione dal Santo arciprete Alberto nel secolo XII e adoperati da tutti i suoi successori, arcipreti e vescovi fino al presente, per toccare la sacra reliquia.

I fatti straordinari e le grazie, documentati nel corso dei secoli, sono abbondanti. Tra gli eventi più curiosi, si ricorda la polemica che investì la il S. Chiodo al tempo del vescovo Niccolò Sciarelli, il quale, abbracciando le

idee gianseniste, era contrario al suo culto come a quello di ogni reliquia in genere. Il vescovo Sciarelli fu a Colle dal 1782 fino al 1796 quando, colpito da paralisi appunto durante la celebrazione liturgica nella solennità del S. Chiodo, dovette lasciare il governo spirituale della Diocesi.

Si tratta di un Chiodo di ferro di circa ventidue centimetri di lunghezza, munito ad un’estremità della capocchia ed all’altra ancora appuntito, intaccato e piegato in prossimità della punta.

Nelle descrizioni di questa reliquia riportate nei documenti ufficiali, sia ecclesiastici sia civili, sempre si parla di «Unus ex Clavis quo crucifixus est Dominus Noster Jesus Christus».

Così nelle bolle pontificie di Eugenio IV, Callisto III, Sisto V, Urbano VIII, Clemente X. Molti sono anche i documenti civili dove è dichiarata l’autenticità della reliquia. Tali documenti sono, nello stesso tempo, prove della costante devozione della comunità colligiana e riconoscimento delle tradizioni. Il più significativo è forse quello del 5 maggio 1412, quando, su proposta del colligiano Taddeo Beltramini, fu stabilito con legge che i testamenti dei cittadini della Terra di Colle, per essere validi a tutti gli effetti civili, recassero la scrittura di un pur minimo lascito a favore del culto del S. Chiodo.

Custodita come il più prezioso tesoro, l’insigne Reliquia veniva tratta dal proprio tabernacolo nei momenti cruciali della storia di Colle che intorno ad essa si radunava, invocando con fervore la benedizione divina.

Sono suggestive, ad esempio, le parole scritte da un testimone oculare nel 1554, il prete Jacopo Fontana, e tramandate a noi: «Non posso fare che non manifesti un Miracolo grande di questa SS. Reliquia, e questo fu al tempo della Peste del 1527 in Colle, che mi ricordo, che ne moriva 30 o 40 al giorno, e però si pigliò per partito di andare a processione per tutta la Terra con detta Reliquia, Uomini, e Donne, e tutto il Clero, e tutti scalzi con grandissima devozione, e subito cessò la peste, come molti sanno come io medesimo, e tanto è il vero».

Con questa stessa devozione furono affrontate guerre (come durante l’assedio degli Aragonesi nel 1479), carestie (ad esempio nel 1540) ed ogni sorta di calamità naturale sino ai giorni nostri.

Grande era la devozione anche presso le genti vicine, che spesso venivano in pellegrinaggio all’Altare del S. Chiodo e, al riguardo, si ricordano numerose visite illustri, tra le quali quelle di molti esponenti della famiglia granducale di Toscana e gli stessi granduchi.

Fonte: Ufficio Stampa

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