Dopo aver girato le cucine di mezzo mondo approda in Islanda: la storia del cuoco castellano Michelangelo Bartoloni

Michelangelo Bartoloni

La storia di questa settimana di Toscani in giro è quella di Michelangelo Bartoloni. Dopo il diploma all'istituto alberghiero Enriques di Castelfiorentino Michelangelo ha girato per le cucine di mezzo mondo e si trova ora in Islanda dove ricopre la posizione di executive chef.

 

Nome e Cognome: Michelangelo Bartoloni

Anni: 27

Cresciuta a: Sulle bellissime colline Montespertolesi

Studi: Diploma di tecnico della ristorazione / Laurea in scienze politiche e relazioni internazionali in corso

Residenza e professione: Vivo attualmente a Seydisfjördur in uno dei fiordi nell’est dell’Islanda . Ho studiato come cuoco alle superiori. Ho lavorato e maturato esperienza nelle cucine di mezzo mondo e ora sono L’executive chef di tre ristoranti per la compagnia per cui lavoro. Uno di cucina francese/nordica, un ristorante di sushi moderno, un bistro che fa cucina internazionale. Il mio lavoro si basa principalmente sulla gestione e creazione dei menu e delle nuove pietanze in collaborazione con i capi cuochi di ogni cucina. Più la gestione delle 25 persone, tra cuochi e camerieri che lavorano nei ristoranti. In Italia non sarei mai riuscito a ottenere questa posizione a questa età.

Lavoro in Italia:  Una volta diplomato alla scuola alberghiera di Castelfiorentino ho lavorato in alcuni ristoranti nell’area di Montespertoli e per la protezione civile toscana nel settore dell’antincendi boschivi e protezione civile.

Prima esperienza all'estero: La mia prima esperienza all’estero è stata in Australia. E da allora non mi sono più fermato! Ho viaggiato nel centro e sud America prima di trasferirmi in Nuova Zelanda di cui mi sono innamorato e dove ho abitato e lavorato per un anno. Dopo essere stato assunto come cuoco per Luna Rossa, Prada Group, mi sono trasferito con il team a San Francisco negli Stati Uniti per la Coppa America. Poi di nuovo in Italia e via in Islanda per una nuova opportunità e una nuova esperienza.

Perché ha deciso di andare all'estero?

Una volta preso il diploma alberghiero mi sono trasferito a vivere da solo, facendo due lavori per potermi permettere di essere autonomo dalla famiglia avendo ovviamente un contratto da apprendista. Il crescente peso e la stanchezza creati dalle eccessive ore lavorative e il rifiuto di un sistema burocratico, complicato e basato non sulla meritocrazia, ma sul nepotismo mi hanno convinto a guardare verso nuovi orizzonti. E che orizzonti!

Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero?

Come ho già scritto la meritocrazia principalmente. Non sono mai stato una persona che cerca principalmente un alto stipendio quando sono alla ricerca di un lavoro, ma di stimoli che mi facciano apprezzare la mia professione. La famosa pacca sulle spalle e il riconoscimento! E ne ho avute insieme a ottime remunerazioni!

La vita e il lavoro all'estero sono diversi dall'idea che ti eri fatta prima di partire?

Certo! Tutto è chiaro e messo nero su bianco. Non ci sono “sacrifici da fare” e niente è dovuto. Le regole sono chiare per entrambi dipendenti e datori di lavoro. Ma soprattutto i diritti di entrambi vengo rispettati e fatti valere.

Cosa ti manca dell'Italia?

Due, tre anni fa avrei detto l’arte, la storia, la cultura. Ma ora? Mi accorgo che niente vale la felicità, tranquilllità che ho acquistato vivendo e lavorando all’estero. L’italia è un paese bellissimo composto da una complessa cultura, tradizione e società. Ma forse per questa sua complessità limita lo sviluppo di tutti noi. Ogni volta che torno in Italia mi accorgo che anche se ogni volta trovo dei piccoli miglioramenti la maggior parte delle cose rimane statica. La maggior parte dei miei amici italiani si lamentano per il cibo che all’estero non è lo stesso. Ma io sono un cuoco, se mi manca la mozzarella, la ricotta, il mascarpone, il pane, me li faccio da solo!

Torneresti a lavorare in Italia?

Non solo a lavorare, a viverci! L’italia è la terra dove sono nato, cresciuto e dove ho imparato  come muovermi nel mondo. I miei amici, la mia famiglia, le mie radici sono li. È impossibile e deleterio tagliare completamente i ponti. A settembre tornerò con mia moglie (che è americana) per otto mesi per finire l’università. Non è la prima volta che riprovo con l’Italia. Ma è come mangiare la pizza surgelata. Ogni volta rimpiangi di averla comprata! Ciò non significa che io disprezzi l’Italia, anzi tutt’altro, ne sono intrigato! Trovo semplicemente che non valga la pena spendere cosi tante energie in un paese che non valuta e promuove le ricchezze che ha.

Hai qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?
Ne ho a decine. Dai fraintendimenti a causa della non conoscenza della lingua ( Chiamare cock invece che corck il tappo di sughero della bottiglia di vino ha fatto ridere i miei amici per anni!), al perdersi in mezzo al deserto in Australia. Muoversi a giro per paesi e culture diverse crea sempre degli imbarazzi finche non ci si adegua e si impara la lingua . Anche se va detto…certe volte essere italiani aiuta!

Ho visto e parlato con molte persone. Italiane e non. Alcune mi hanno rinfacciato il fatto che ho abbandonato la mia terra senza lottare, lasciando spazio a coloro che la nostra patria non la amano ma ne vedono solo una risorsa da sfruttare. Partire e lasciare il luogo dove siamo nati non vuol dire abbandonarlo. Ma semplicemente guardare a nuovi orizzonti, scoprendo nuove culture, cogliendo nuove opportunitá. Partire per me non è stata una sconfitta ma una scelta. Una scelta che oggi mi ha portato a avere opportunità che in Italia non sarei mai riuscito a ottenere, crescendo professionalmente, culturalmente e anche spiritualmente. Il confrontarsi con nuove culture mi ha portato anche a apprezzare ancora di più la cultura con cui sono cresciuto. Ma mai a rimpiangerla. Si può essere Italiani e fieri di esserlo anche non vivendo in italia!

Tutte le notizie di GoBlog