Il 28 luglio 1935, il pilota italiano trionfò inaspettatamente nel Gran Premio di Germania, superando con la sua Alfa Romeo le potentissime auto tedesche
Nel 1935, l’Italia fascista e il Reich hitleriano non erano ancora stretti nella fatale alleanza che avrebbe innescato lo scoppio della seconda guerra mondiale. Al contrario, i motivi di contrasto erano assai maggiori delle ragioni di concordia, benché le conseguenze della guerra d’Etiopia fossero sul punto di mutare lo scenario e avvicinare i due regimi totalitari.
Il 25 luglio dell’anno prima, dopo il fallito colpo di Stato in Austria che doveva preparare l’annessione alla Germania e nel quale perse la vita il cancelliere viennese Engelbert Dollfuß, Benito Mussolini schierò quattro divisioni lungo il confine del Brennero, a tutela dell’integrità e dell’autonomia del paese austriaco. Nell’aprile 1935, l’Italia aderì poi al Fronte di Stresa, l’accordo in funzione anti-tedesca siglato con il ministro degli esteri francese Pierre Laval e il primo ministro britannico Ramsay MacDonald, il cui scopo precipuo era di riaffermare che l'indipendenza dell'Austria avrebbe dovuto continuare a ispirare la loro politica comune. Le tre parti, inoltre, si dichiararono pronte a reagire a ogni futuro tentativo della Germania di modificare o violare il Trattato di Versailles.
In questo clima, il 28 luglio 1935, Tazio Nuvolari vinse il Gran Premio di Germania sul tortuoso ed estenuante circuito del Nürburgring, da molti considerata la vittoria più grande della sua leggendaria carriera. Conosciuto come il “Montavano Volante”, Nuvolari aveva prestato servizio nell’esercito come autista di ambulanze durante il primo conflitto mondiale, al termine del quale aveva cominciato a correre in moto, laureandosi due volte campione italiano. A partire dagli anni ’30, decise di dedicarsi soltanto alle corse in auto: sarebbe in fretta diventato un autentico idolo delle folle e un valente strumento di propaganda del regime mussoliniano, come fu chiaro proprio in occasione della corsa tedesca.
All’epoca, i costruttori germanici regnavano incontrastati e le squadre della Mercedes e della Auto Union proiettavano sugli avversari una scoraggiante aura di imbattibilità. Il primo a saperlo era proprio l’asso italiano, il quale aveva cercato invano l’ingaggio con la Auto Union, che gli resistette soprattutto per l’opposizione di Achille Varzi, che guidava una delle auto della scuderia tedesca ed era diviso da Nuvolari da un’aspra rivalità. Sul circuito di Adenau, che misurava ben 22 km e contava addirittura 172 curve, tutte diverse per raggio, inclinazione e pendenza, pur alla guida dell’obsoleta e assai meno potente Alfa Romeo, Nuvolari contava di far valere la classe e la temerarietà che l’avevano reso celebre.
Di fronte a quasi 300.000 spettatori, la gara prese il via sotto la pioggia e con visibilità ridotta per la nebbia che aleggiava sui circostanti boschi dell’Eifel. Dopo un’inefficace partenza dalla prima fila, Nuvolari cominciò una furiosa rimonta, installandosi al comando al decimo giro su una pista ormai largamente allagata. Una sosta ai box di oltre due minuti, dovuta alla rottura della pompa di rifornimento, lo fece però retrocedere in sesta posizione. Il boato dei tifosi si fece assordante, poiché tutto lasciava presagire una trionfale vittoria dei piloti di casa. Invece, Nuvolari guidò a ritmo indiavolato, oltre i già avanzati limiti del suo proverbiale coraggio, e prima dell’ultimo giro si portò alle spalle del leader Manfred von Brauchitsch su Mercedes. La pressione dell’italiano non consentì a von Brauchitsch di amministrare il residuo margine di 35 secondi e le sue gomme si deteriorano irrimediabilmente, costringendolo a rallentare. Nuvolari lo passò a velocità doppia, andando a conquistare l’insperata vittoria di fronte alla folla delusa, che lo accolse sul traguardo in un silenzio irreale.
Solo al momento della premiazione, gli appassionati presero a festeggiare l’italiano, riconoscendone la caratura di campione assoluto. Alla rabbia per l’inattesa sconfitta, gli alti gerarchi nazisti dovettero sommare l’imbarazzo per l’impossibilità di eseguire l’inno italiano, poiché la certezza del successo aveva suggerito agli organizzatori di preparare la sola registrazione di Deutschland Über Alles. Fu lo stesso Nuvolari a fornire il disco della Marcia reale, che portava sovente con sé come amuleto beneaugurante.
Paolo Bruschi