Città del teatro, i sindacati scoraggiati: "Falsità sulla trattativa"

Il teatro di Cascina

"È triste leggere, sulla stampa, dichiarazioni del Presidente della fondazione del teatro di Cascina, espressione di una giunta di centro-sinistra, che dice, che il teatro “ può tornare a pensare al futuro” dopo che ci sono stati e ci saranno licenziamenti di lavoratori che non hanno mai avuto nessuna responsabilità nei buchi del passato.

Buchi che sono stati creati anche da persone richiamate ai vertici della fondazione per “salvare il teatro”.

E’ triste leggere, ancora una volta, delle falsità sull’ andamento della trattativa.

Non capiamo da dove sono usciti i 9 licenziamenti, così come scritto nell’articolo, che il sindacato ha dichiarato, forse confonde, il Presidente, il sogno dalla realtà.

Vogliamo ricordare allo smemorato presidente che il primo piano di revisione della spesa, cioè solo ed esclusivamente con licenziamenti dei lavoratori, è stato presentato in consiglio comunale senza che, durante tutti gli incontri sindacali precedenti, venisse comunicata la volontà di licenziare.

Questa è l’inizio di quella che, il presidente, chiama “la trattativa”.

Nella testa del presidente, di un cda zoppo, tra l’altro, e del suo responsabile amministrativo c’è da sempre solo l’idea di licenziare lavoratori, cosa che poi è avvenuta, senza nessuna comunicazione ai lavoratori e alle OO.SS. provinciali, del direttore tecnico.

Abbiamo fatto varie proposte di risparmio non solo strutturali, perché anni di buchi finanziari hanno per forza un problema strutturale, basterebbe chiederlo ad un qualsiasi amministratore capace per averne la conferma, ma abbiamo anche proposto dei sacrifici da parte dei lavoratori, e le uniche risposte che abbiamo avuto sono state quelle di alzare il livello dello scontro da parte dell’amministrazione del teatro.

Prima la rinuncia ai contratti di solidarietà, da parte del responsabile amministrativo, quando era possibile chiederli.

Alla disponibilità di un taglio del salario, da parte di tutti i dipendenti, con la richiesta che le ore in meno di salario corrispondesse, almeno in parte, una riduzione di orario di lavoro, come ogni normale ammortizzatore sociale la risposta è stata ancora una volta negativa.

E ogni volta che ci incontravamo le richieste aumentavano: va bene la riduzione dell’ otto per cento del salario ma con un passaggio di un lavoratore da full time a part time, poi contr’ordine: i lavoratori da passare part time sono due, poi tornano ad uno e poi nuovamente a due ( il tutto è ovviamente documentabile).

E questa sarebbe quella che loro chiamano trattativa?

La richiesta di cassa integrazione in deroga da noi richiesta non è applicabile al teatro di Cascina?

Agli altri teatri si e a Cascina, guarda caso non è possibile?

Stendiamo un velo pietoso, tra l’altro abbiamo chiesto perché part time non tornava il responsabile amministrativo, assunto inizialmente ad orario ridotto e poi trasformato a tempo pieno?

Potete immaginare la risposta.

Della serie a fare i sacrifici devono essere sempre gli altri.

Siamo, purtroppo convinti, che con questi amministratori il futuro del Teatro di Cascina sia fortemente a rischio".

Le organizzazioni sindacali

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