
L’export italiano è pronto a cogliere i segnali di ripresa attesi da tempo e si prepara a mettere a segno una crescita a un tasso medio annuo del 4,7% nei prossimi quattro anni. È quanto emerge da RESTART, l’ultimo Rapporto Export di SACE presentato ieri a Milano.
Secondo le previsioni di SACE, le esportazioni italiane di beni cresceranno del 3,9% nel 2015, un tasso doppio rispetto a quello dell’anno precedente. Il ritmo di crescita aumenterà ulteriormente nel triennio 2016-2018, fino ad attestarsi al 5%.
Tra i principali raggruppamenti di beni considerati, un ruolo di primo piano spetterà ai prodotti agricoli e alimentari, a cui il Rapporto di quest’anno dedica un approfondimento, con una previsione di crescita media del 6,5% tra il 2016 e il 2018, superiore agli altri comparti dei beni di consumo (+5,3% nel medesimo periodo), ai beni di investimento (+5,2%) e ai beni intermedi (+3,9%)
In particolare sette regioni (Toscana, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Campania) rappresentano l’85% dell’export complessivo della filiera agroalimentare, ognuna con un ruolo determinante per i propri prodotti di punta.
Nel 2014 l’export della Toscana ha pesato per il 6,3% sul totale, trainato dalla performance di olio e vino.
Con esportazioni che sfiorano i 550 milioni di euro, la Toscana genera quasi il 30% delle vendite estere di olio. Umbria, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Puglia (che seguono nella classifica regionale) si attestano in media intorno ai 180 milioni di euro di export ciascuna, con un peso intorno al 10%.
Altro settore di punta è il vino, che rappresenta quasi un quarto delle esportazioni italiane di alimentari e bevande con vendite che sfiorano i 7 miliardi di euro. Nel 2014 la Toscana ha esportato vino per un totale di 785 milioni di euro, e si è classificata quarta tra le regione esportatrici e, insieme a Veneto, Piemonte, Lombardia e Trentino-Alto Adige totalizzano oltre l’80% delle esportazioni di vino.
Se nella filiera agroalimentare il potenziale riguarda prevalentemente i mercati maturi, per le imprese di altri settori le geografie di riferimento spaziano anche su diversi mercati emergenti e individuare quelle su cui puntare è complesso. Per aiutarle SACE ha messo a punto la nuova Export Map (www.sace.it/exportmap) e l’Export Opportunity Index, le imprese avranno a disposizione una bussola per identificare i mercati stranieri che presentano le migliori opportunità per l’export Made in Italy.
Il punteggio assegnato a ciascun Paese varia da 0 a 100 (rispettivamente opportunità nulla e massima) ed è calcolato in base al valore dei beni esportati, crescita dell’export italiano nel periodo 2011-2018, concentrazione dell’import nel Paese e attuale quota di mercato italiana.
Il mix di geografie più appealing per l’export italiano (con score superiore a 65) è un insieme diversificato di 39 mercati che già rappresentano il 73% dell’export italiano e che possono essere meglio penetrati dalle nostre imprese.
Fonte: Ufficio Stampa
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