Dieci dipendenti dell'Estar trasferiti a Calenzano, i sindacati chiedono un confronto immedato


Brutta sorpresa nell’uovo di Pasqua per dieci dipendenti dell’Estar che venerdi scorso hanno ricevuto la notizia del loro trasferimento nel magazzino di Calenzano che, per motivi di staticità, continua a non essere utilizzato dalla Regione Toscana. Una doccia fredda per tutti gli impiegati che, tra breve, saranno obbligati a lasciare gli uffici di San Salvi per traslocare in periferia, con un aggravio di fatica, costi, disagi, ma soprattutto – dicono loro – senza una reale giustificazione. Dalla loro parte le Rsu che hanno scritto il disappunto al direttore generale Estar, al direttore amministrativo e al direttore del Personale. “Trasferire un numero così esiguo di persone non giustifica la messa in produzione di un manufatto di oltre 10.000 mq. Se il magazzino non viene attivato, perché trasferire il personale amministrativo? Questa scelta è in palese contraddizione con quelle regole di spending review sempre annunciate ma che alla prima occasione vengono disattese. Perché sopportare pesanti costi di gestione per la nuova sede (in aggiunta ai 21 milioni di euro già usciti dalle casse regionali) per luce, gas, acqua, sorveglianza, telefoni, servizi se a utilizzare la struttura sarà solo una decina di persone?”. Ma al di là delle ragioni economiche emergono questioni sindacali. Nessuno dei dipendenti in partenza infatti ha ricevuto per ora indicazioni sulle future mansioni né sugli eventuali sviluppo di professionalità e neppure i criteri adottati per effettuare la scelta del personale da spedire a Calenzano. Inoltre c’è un problema ancora più serio: la sicurezza. Ufficialmente infatti è il magazzino non è utilizzato per problematiche di agibilità che non sembrano risolte, senza contare che ancora mancano acqua potabile, servizio mensa, linee telefoniche, rete informatica. Ad aggravare la situazione di svantaggio dei soggetti inviati a Calenzano si aggiungono le difficoltà logistiche. Il magazzino si trova all’estrema periferia in piena zona industriale a 2,4 km di distanza dalla stazione ferroviaria e mal servita dai mezzi pubblici, posizione che obbligherà i malcapitati a utilizzare mezzi propri, in mancanza di servizi navetta sostitutivi. Discutibile infine per i sindacati che si schierano al fianco dei lavoratori è la modalità con cui sono state selezionate la persone indirizzate al nuovo magazzino. La protesta potrebbe sfociare in un confronto serrato con la dirigenza Estar per rimodulare tempi e scelte del trasferimento forzato in quella che oggi sembra essere una cattedrale nel deserto.

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Fonte: RSU ESTAR

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