
Per celebrare il 71° anniversario della deportazione dei nostri 21 concittadini nei campi di sterminio, abbiamo voluto usare come titolo una delle più belle poesie di Gianni Rodari.
Come molto spesso accade, sono le opere artistiche e poetiche che riescono a penetrare concetti che appaiono indistricabili, difficili e complessi.
Sarebbe anche assurdo spiegare quindi una poesia e l’invito a tutti è di leggerla, ognuno per proprio conto e ognuno vedendoci quello che ritiene giusto.
A noi pare che il solo titolo sia assolutamente evocativo e che possa dare una visione davvero complessiva delle giornate e dei momenti dedicati a questa celebrazione e ci pare anche che essa possa essere contemporaneamente un segno di speranza e di riflessione.
Con il trascorrere degli anni, l’allontanamento emotivo si sovrappone a quello temporale.
Questo può comportare alcune conseguenze, fra le quali, la riduzione della celebrazione di quei drammatici giorni a mero ricordo, a pura celebrazione.
Beninteso, questa conseguenza è irreversibile e certamente non sarà un semplice sforzo di volontà ad impedire l’inevitabile.
Nessuno oggi si potrebbe davvero immedesimare, ad esempio, nelle guerre Napoleoniche o nella devastante ritirata dalla Russia dei soldati Francesi.
L’amministrazione comunale propone per le prossime settimane una serie di iniziative indirizzate sia agli studenti delle scuole medie sia ad un pubblico adulto che hanno come filo conduttore il tema della deportazione e anche dell’educazione “civica”.
INIZIATIVA PER LE SCUOLE - Film “Freedom Writers”
Lunedì 9 marzo, ore 10.00 – scuola Baccio da Montelupo
Bisogna distinguere due piani, quello prevalentemente storico, legato alla ricerca e quello del succo “civico” da trarre dalle vicende del passato.
È evidente che i due livelli non possano essere totalmente disgiunti, in quanto solo da uno studio serio e approfondito può venire fuori del materiale utilizzabile anche in ambito educativo.
Se scendiamo quindi dal piano storiografico e della ricerca accademica a quello della trasmissione dei valori, anche ( e soprattutto) le guerre napoleoniche diventano attuali.
Ovviamente nella “trasmissione” educativa deve essere sempre chiara la provvisorietà dei giudizi etici (sempre pericolosissimi) e la pacatezza da utilizzare per affrontare determinate tematiche. Il rischio della retorica, della propaganda, oppure, della narrazione di una storia “a lieto fine” è sempre dietro l’angolo.
C’è poi una questione legata strettamente alla contemporaneità, in altre parole alla forma che ha assunto oggi la trasmissione del sapere e del rapporto con i fatti storici.
Il riferimento è all’eterno presente che contraddistingue il nostro periodo storico, nel quale tantissimi frammenti del passato (nella fattispecie il materiale multimediale) sono disponibili nello stesso tempo e immediatamente.
Questo provoca (e lo sta già facendo) dinamiche estremamente complesse rappresentate dalla difficoltà a collocare episodi del passato nel loro contesto storico e alla fruizione contemporanea di epoche diversissime.
L’enorme complessità rappresentata dalla storia contemporanea, quindi, rappresentata dalla relativa vicinanza dei fatti oggetto della narrazione o celebrazione, dalla disponibilità praticamente infinita di documentazione non più e non solo tradizionale (e che necessita di interpretazione critica specifica) collegata alla necessità, per l’educatore, della trasmissione dei valori democratici, alla tolleranza, al rispetto degli altri fa sì che sia estremamente difficile affrontare gli argomenti più drammatici del XX e del XXI secolo.
Innanzitutto, riguardo ai ragazzi, agli studenti, è evidente che l’elemento emotivo sia un fattore fondamentale ma che non possa essere l’unica strada. Soprattutto perché la presenza dei testimoni diretti e dei loro familiari si sta assottigliando, per ovvie ragioni, sempre di più.
Per questo motivo, senza nulla togliere ovviamente alla necessità di confrontarsi con i fatti e gli accadimenti “originali”, si è pensato, quest’anno,di proporre un film contemporaneo nel quale, nel mondo di oggi, siano dibattuti e affrontati, i temi legati alla ricorrenza dell’8 marzo.
Il film è ambientato in una scuola americana, ai nostri giorni, dove sono presenti tensioni etniche razzismo violenza.
In realtà queste problematiche vengono affrontate proprio facendo riferimento al momento drammaticamente unico della shoah, mettendo a confronto i ragazzi con alcuni sopravvissuti. Ecco, quindi che il tema, il “succo civico” della narrazione legata alla deportazione e allo sterminio vengono declinati in una chiave diversa, che può certamente interessare e agganciare l’attenzione degli studenti in maniera più efficace del racconto di episodi che appaiono lontani nel tempo e la cui lontananza può alla fine anche essere estesa ai valori stessi di quegli episodi.
ATTIVITA’ PER LA CITTADINANZA
“Sistema Hollerit”
Lunedì 9 marzo, ore 21.30 – MMAB, piazza Vittorio Veneto, 11
Il secondo appuntamento in programma è rivolto a tutta la cittadinanza.
In questo caso ci è sembrato utile valorizzare una realtà assolutamente unica del nostro territorio quale è il “Museo della deportazione e della resistenza di Prato”.
La sua direttrice, la professoressa Camilla Brunelli è una specialista del periodo storico legato alla deportazione e collabora attivamente con università ed enti pubblici e privati.
Ha curato il gemellaggio della cittadina di Ebensee (luogo della deportazione dei cittadini di Montelupo) e da sempre sostiene il Comune di Montelupo nelle proprie attività relative alla valorizzazione della memoria.
La conferenza verterà sul sistema “informatico” ante litteram che i nazisti utilizzarono per gestire la massa enorme di prigionieri nei campi. Il sistema Hollerit era realizzato dalla Dehomag una succursale tedesca dell’americana IBM. Su tale tema ormai più di 10 anni fa uscì uno studio (ormai introvabile) che diede il via a ricerche più approfondite e che hanno permesso a Camilla di rintracciare schede perforate (utilizzate dal sistema) direttamente collegate a nostri concittadini deportati nei lager, Sarà un ottimo esempio di come tutta la storia sia allo stesso tempo globale e locale e che non vi sono luoghi più o meno importanti (così come le persone) per la ricerca storica.
Proiezione del film “un uomo per bene”
Mercoledì 11 marzo, ore 21.15, Cinema Mignon
Il film che chiuderà la rassegna dedicata alle celebrazioni per l’8 marzo è dedicato ad una delle figure chiave ed emblematiche del regime nazista, Heinrich Himmler.
Himmler è uno dei maggiori artefici della Shoah e dello sterminio, l’ideatore dei campi di sterminio come soluzione “efficiente” e “meno” traumatica rispetto alle fucilazioni di massa.
L’uomo rappresenta, come un po’ tutto il regime nazista, un enigma dal punto di vista umano. E’ evidente che la rappresentazione che ne viene data dal documentario è quella di un normale uomo addetto allo sterminio, un impiegato della morte. Tuttavia, Himmler era in realtà un fanatico seguace del nazismo della prima ora che aderì fino da subito agli ideali di distruzione e morte del NSDAP (Partito Nazional Socialista dei lavoratori) . Come molti altri e alti componenti del regime non si può, nel loro caso, usare l’etichetta (a volte abusata) di “burocrati della morte”,. Himmler fu un convinto sostenitore dello sterminio (fino a dichiararlo pubblicamente nel discorso di Poznan il 4 ottobre del 19433). E’ effettivamente stridente il contrasto fra l’attività criminale di quest’uomo e il suo rapporto amorevole con la famiglia. Ma lo è solo se non riusciamo a considerare lo sterminio un fatto umano e non extraterrestre. Un fatto che, per dirla con Primo Levi “E’ accaduto può accadere di nuovo”.
(Ingresso 5 euro, 3.50 euro con carta giovani).
IL MOTIVO DEL TITOLO
Alla fine di questo breve excursus appare anche più chiara la scelta del titolo. Il cielo, appunto, è di tutti, non ha confini che sono una scelta specificamente umana. E il cielo che vedevano i deportati era lo stesso dei loro aguzzini. E la politica imperialistica di Hitler (ma non solo di lui) rappresenta al più alto grado il significato negativo della riduzione “a pezzetti” della terra come volontà di conquista, violenza e sopraffazione: alla fine è questo il messaggio che a noi rimane e che dobbiamo consegnare alla giovani generazioni.
Fonte: Comune di Montelupo Fiorentino - Ufficio Stampa
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