Marco Baliani, regista e drammaturgo, dopo l’Ariosto, continua il suo viaggio tra i grandi autori italiani con Boccaccio, mettendo in scena Decamerone – vizi, virtù, passioni.
Una compagnia errante a bordo di una coloratissimo furgone anni ’70. Cinque giovani attori guidati da un capo comico di tutto rispetto, Stefano Accorsi, che nel ruolo del Mastro di Brigata Panfilo, ha accompagnato la sua compagnia di giro dal 9 al 14 dicembre a Firenze, per la prima nazionale al teatro La Pergola. Interpreti in scena, oltre al già citato Accorsi, sono Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Maridea Fantasia, Mariano Nieddu e Naike Anna Silipo che nei panni di Panfilo, Filostrato, Elissa, Pampinea, Dioneo e Fiammetta rievocano i personaggi delle novelle raccontate dai giovani che si rifugiarono nelle campagne fiorentine per sfuggire alla pestilenza del 1348. Il certosino lavoro di riscrittura del linguaggio boccaccesco delle sette storie scelte da Baliani e dalla drammaturga Maria Maglietta ha sicuramente dato un carattere fresco a una rappresentazione fatta appunto per divertire più che per riflettere, anche se, il regista stesso accomuna alla peste del 1300 le innumerevoli nefandezze del nostro tempo da cui sarebbe necessario proteggersi con leggerezza e sane risate. Eccezionali tutti gli interpreti cimentatisi magistralmente con dialetti ed endecasillabi, non semplici da rendere credibili, ma efficacissimi anche per connotare ancor di più i personaggi con cliché regionali. A detta della compagnia tutta, non è stato semplice selezionare le sette novelle, che inizialmente dovevano essere invece almeno dieci. Ma, per ragioni di tempo, sono state scelte le più rappresentative tra le cento originali. Così, in un’ora e quarantacinque minuti circa di spettacolo, si passa agevolmente dalla leggerezza delle storie di Lisetta e il finto Arcangelo, a quella di Calandrino, beffato dagli astuti amici Bruno e Buffalmacco. Quella di Masetto, finto muto e unico ospite maschile di un convento di monache. Del geloso mercante Arimino e della più furba di lui moglie; quella di Zima e messer Vergellesi innamorati entrambi della stessa donna, per poi arrivare a quelle ben più drammatiche di Elisabetta da Messina e Ghismunda, entrambe prevaricate brutalmente dalle famiglie d’appartenenza. Interessante la scelta scenografica di far ruotare tutte le azioni intorno al vecchio camper/furgone che gli attori usano all’occorrenza nei panni di narratori o protagonisti delle novelle stesse. Il veicolo, oltre a rendere l'idea del viaggio della compagnia, del quale la rappresentazione è solo l'inevitabile sosta necessaria allo spettacolo, agevola la narrazione, consentendo di volta in volta la creazione di spazi e suggestioni entro le quali gli attori giocano e si muovono adeguandola all’ambientazione differente che richiedono le novelle raccontate; gli attori vi si muovono intorno con vivacità, mescolando in forma farsesca, la dura vita della compagnia di giro e delle sue carenze di denaro alle vere e proprie novelle, in un clima burlesco da commedia dell’arte. Insomma, Stefano Accorsi, forse più convincente nel ruolo di narratore che nei panni dei vari personaggi interpretati, ha senz’altro avuto il merito, non da poco, di avvicinare il pubblico alla letteratura facendo riscoprire il grande capolavoro del Boccaccio. Quasi due ore di godibilissimo spettacolo che incarna bene la sua funzione intrattenitrice senza troppe altre pretese.
Giusi Alessandra Vaccaro