Mille anni di storia di Empoli in cento pagine: il regalo di Natale alla città dell'avvocato Lastraioli

Giuliano Lastraioli (foto Della Storia di Empoli)

Mille anni di storia di Empoli in cento pagine. A mettere la bella novità editoriale sotto l'albero di Natale empolese è l'avvocato Giuliano Lastraioli che ha dato alle stampe questo snello e godibilissimo volume per i tipi dell'Acero raccontando la nostra storia assieme a tanti aneddoti, foto e ricordi di personaggi che l'hanno segnata. Pagine scritte con lo stile che pochi, anzi nessuno almeno in città, può permettersi, uno stile che lo ha reso inconfondibile e facilmente smascherabile anche quando si diverte a scrivere qua e là nascosto sotto simpatici pseudonimi. Stavolta, però, l'avvocato tanto affezionato al sigaro non si nasconde e, attraverso un lungo excursus storico, ripercorre la storia di Empoli facendoci capire da dove veniamo e, di conseguenza, verso dove andiamo. Un 'bignamino personalizzato', come lo definisce lui stesso, che arriva fino ai giorni nostri.
Per trovarlo in studio basta andarci come sempre sul tardissimo pomeriggio, immerso in una stanza strapiena di libri e, ovviamente, fascicoli

Dove nasce l'idea di questo libro?
Era da tanto tempo che pensavo a fare questa sintesi che riassume anni di studio e di ricerca avendo letto tutto l'edito e quasi tutto l'inedito

Come si riconosce un empolese?
Dal tipico intercalare dehunasega, da gòmma e nève con la prima vocale aperta, dal fatto che sa distinguere fra il dire a Empoli e in Empoli, cioè entro le mura del giro

Quando nasce Empoli?
Il primo documento che la menziona è del 780 e il polo di aggregazione era nel porto fluviale, mentre dal punto di vista istituzionale nella pieve intitolata a Sant'Andrea pescatore. L'inizio della vita civile, invece, è databile al 1119

La storia non si fa con i se, ma se Farinata degli Uberti...
Se Farinata, che difese Fiorenza a viso aperto, non lo avesse fatto, forse le cose sarebbero andate diversamente. Se Firenze fosse stata distrutta Empoli sarebbe diventata, con ogni probabilità, la città principale della Toscana

Lei scrive, anche con una punta di orgoglio, che Empoli non fu mai conquistata per forza
Sì, nel 1501 il duca Valentino ebbe passo dalla Repubblica, nel 1799 i francesi entrarono tranquillamente dopo aver trattato col gonfaloniere e il proposto. Solo nell'agosto del 1944 il centro fu teatro di combattimenti fra tedeschi e neozelandesi

Nel 1530 Empoli si trovò coinvolta nella lotta per la difesa dell'ultima repubblica fiorentina
Fu mala guerra. Nel maggio 1530 gli imperiali di Carlo V d'Asburgo cinsero d'assedio la città e ci fu il sacco del castello in barba agli accordi di capitolazione prima stipulati. Di roba non restò nulla, anche se gli empolesi fecero il possibile per recuperare il maltolto. Iniziò un lungo periodo di miserie e sciagure, a partire dalla pestilenza
E il 600?
Complessivamente per la città fu un secolo positivo, specie per i lavori di regimentazione idraulica, di assetti del territorio e dell'edilizia

Fu un secolo di grandi personaggi. Li ricordiamo?
Alessandro Marchetti, matematico nell'Università di Pisa, Ippolito Neri, medico che, fra le altre cose, costruì il primo teatro empolese presso Sant'Agostino e Giuseppe del Papa, pure lui medico che ebbe il merito di lasciare il suo patrimonio in eredità agli empolesi per creare il nuovo ospedale. Nel 1686 fu completato anche il campanile di Sant'Agostino

Visse in questa epoca anche quello che lei definisce il più ricco empolese di tutti i tempi
Francesco di Ubaldo Feroni, tintore di via Chiara che si trasferì in navicello a Livorno e poi ad Amsterdam. Qui fece fortuna non solo nel mondo della finanza e del commercio, ma anche in quello della tratta di schiavi africani. Rimpatriato, fu poi un pezzo grosso col granduca Cosimo III e senatore fino a che, in età avanzata per i rimorsi della sua attività di 'negriere', commissionò la stupenda cappella Feroni nella Ss Annunziata

Altra data storica il 1774
Furono accorpati in una sola municipalità i tre comuni di Empoli, Pontorme e Monterappoli

Il 4 maggio 1799 un fulmine a ciel sereno
L'insorgenza del’Viva Maria', nonostante covasse sotto la cenere, fu apparentemente spontanea. Andrea Berlincioni, detto Cinnamomo, entrò da porta Pisana e iniziò a urlare: arrivano i tedeschi viva Gesù, viva Maria, viva l'imperatore, a morte i giacobini. Gli empolesi la bevvero ed insorsero e ne seguì un pandemonio, ma la lista dei soggetti compromessi nel tumulto, che finì in modo disonorevole, si ridusse ad appena dieci nominativi. Poi non arrivarono i tedeschi, ma i francesi e furono dolori, anni duri e violenti. Molti ragazzi empolesi inseriti nei registri delle leve forzate morirono in Russia sotto le bandiere di Napoleone, ma non sappiamo quanti

Nel 1800 che Empoli era?
Una Empoli che migliorava nelle infrastrutture (è del 1855 il ponte sull'Arno) e che dal punto di vista economico, nonostante gli esordi di un'alba industriale (Levantini, Barrier, Santini e Del Vivo), si reggeva ancora su tradizioni mercantili mentre i navicellai, i vetturini e i barrocciai, rumoreggiavano per l'avvento della ferrovia che li avrebbe messi in miseria. I tre protagonisti del Risorgimento furono invece Cesare Capoquadri, Niccolò Lami e Vincenzo Salvagnoli

Il 1900 come inizia?
Emerse una generazione preparata ed ambiziosa, in una città che vedeva migliorare il suo tenore di vita con un grande fervore imprenditoriale e commerciale. Dal punto di vista politico-culturale, alla cosiddetta Giovane Empoli di tendenze nazionaliste e rappresentata da Gino Incontri, si contrapponeva la parte socialista di Giulio Masini

Empoli e la grande guerra?
Furono molte le vittime anche per l'epidemia di febbre spagnola del 1918 e nessuna famiglia rimase esente dalla tragedia. Fu però il periodo che vide la nascita delle confezioni con la comparsa del famoso 'trènce'. Importante ricordare anche il fatto che, nel 1920, Riccardo Mannaioni fu eletto sindaco. Si tratta del primo e unico socialista ad occupare quel posto

Siamo ad un nervo ancora scoperto, i fatti del 1921
I fatti sono ormai chiariti storicamente da Paolo Baroncelli. L'agguato di Empoli era premeditato, un'imboscata dove morirono nove militari, macchinisti e fuochisti navali, che erano stati spediti da La Spezia a Firenze per supplire allo sciopero ferroviario e che fascisti non erano. Una spedizione nata male e finita peggio. Nel marzo del 1921 iniziò il ventennio che vide i fascisti saldamente al potere e gli antifascisti impegnati in un lavoro di contrasto

Come nella prima, la seconda guerra mondiale colpì duramente la nostra città
Certo, il 26 dicembre del 1943 ci fu il bombardamento che causò una strage di civili. Allo sfacelo dell'assetto fascista repubblicano, non corrispose un'opposizione energica. Il contadino comunista Pietro Ristori guidò i primordi del Cln, improntati a estrema prudenza. La guerra portò a episodi che conosciamo quali ad esempio il rastrellamento alla Taddei a seguito dello sciopero o la fucilazione del 24 luglio. Il 2 settembre, infine, il Cln prese possesso del Municipio. La parola d'ordine in quel momento era ricostruire e il lavoro grosso toccò agli empolesi

Che giudizio complessivo si sente di dare sulla nostra città?
A Empoli sono mancati il vescovo, il tribunale collegiale e la provincia, eppure esistevano tutti i presupposti per una promozione di rango verso la 'civitas'. Allora tante ciminiere fumavano mentre ora, se non si va di male in peggio, ci troviamo in fase di stallo. Empoli vegeta, un grido come in passato non basta più a svegliarla, ci vorrebbe un bercio da impaurire anche l'angiolino del campanile della Collegiata

Cosa ci riserva il futuro?
Non tocca allo storico dirlo. A sentire gli uomini e soprattutto le donne nelle recenti tornate elettorali c'è abbondanza di uomini e di idee, staremo a vedere

Il libro termina con qualche pagina dedicata alla vita parallela di tre empolesi del novecento: Oreste Ristori, Rigoletto Martini e Idreno Utimpergher. La chiusa è emblematica: dove li trovate oggi degli empolesi così?

Disponibile nelle librerie: <Empoli, mille anni in cento pagine>, autore Giuliano Lastraioli, Editori dell'Acero

Marco Mainardi