
"Si tenta ancora di mistificare la realtà storica da parte della destra, come sia possibile presentare un libro che ha nel suo titolo l’esplicito riferimento a Giorgio Almirante, Fascista, Repubblichino che di questi ideali mai ebbe a pentirsi nella sua lunga vita politica e dichiarare che non vi è intenzione di esaltare il fascismo, quel Giorgio Almirante i cui ideali sono racchiusi nella sua storia di fucilatore di partigiani come lo ricordiamo in qualità di Capo di Gabinetto del Ministro della Repubblica sociale italiana Mezzasoma, quando il 17 maggio 44 dalla Prefettura di Grosseto, firmò un bando in cui fra l'altro si ribadiva la pena di morte per i giovani che non avessero risposto alla chiamata alle armi nell'esercito repubblichino, oppure nella sua posizione di amnistiato solo perché ultrasettantenne dal reato di favoreggiamento aggravato agli autori della strage del 31 maggio 1972, in Peteano di Sagrado, in provincia di Gorizia, nella quale tre carabinieri furono fatti saltare in aria o ancora nelle sue dichiarazioni in un comizio pubblico a Milano nel gennaio del 1986 “il ladrocinio e l’assassinio furono l’emblema delle bande partigiane”.
Si tenta ancora di riscostruire una verginità democratica a personaggi che, nonostante si siano seduti sugli scranni parlamentari, non hanno mai fatto ammenda delle loro miserevoli azioni e che sono rimasti ancorati a un mondo sconfitto dalle lotte antifasciste e partigiane. Speriamo che almeno quei cittadini che hanno militato in Valdera con la destra e hanno conosciuto Giorgio Almirante abbiano avuto il senso democratico di prendere le distanze da quell’agire politico e lo abbiano raccontato in questa pubblicazione."
Gianni Ferdani, antifascista
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