Gli affreschi di Benozzo Gozzoli diventano fruibili anche dai non vedenti tramite un allestimento permanente

Una dimostrazione
Da sinistra: l'arch. Alessandra Panzini, Serena Nocentini, Niccolò Zappi, Maria Cristina Giglioli

Da sinistra: l'arch. Alessandra Panzini, Serena Nocentini, Niccolò Zappi, Maria Cristina Giglioli

Abbattere le barriere sensoriali e cognitive che impediscono a vedenti e ipovedenti di apprezzare fino in fondo  un’opera d’arte. Una sfida esaltante, che fino a qualche decennio fa sembrava quasi impossibile, e che il Museo Benozzo Gozzoli di Castelfiorentino ha voluto raccogliere e concretizzare in un progetto che entro la fine di giugno consentirà anche a non vedenti e ipovedenti di “percepire attivamente” i suoi affreschi, grazie ad un allestimento permanente in cui tatto, scrittura braille e supporto audio lavorano insieme per garantire le condizioni ottimali di una “visita plurisensoriale e interattiva”.

E’ questo, in estrema sintesi, il progetto ambizioso promosso dal Comune di Castelfiorentino, interamente finanziato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che è stato presentato questa mattina nella sede del Museo Be.Go., nel cuore del centro storico castellano. Sono intervenuti l’Assessore alla Cultura, Maria Cristina Giglioli, la direttrice scientifica del Museo, Serena Nocentini, Niccolò Zeppi, Vicepresidente Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti onlus (sezione provinciale di Firenze) ed infine l’Arch. Alessandra Panzini, dell’azienda Marchingegno Srl a cui è stato affidato il compito di realizzare l’allestimento, che ha un costo di circa 20.000 euro.

Come hanno ricordato i presenti, i primi modelli di riferimento in Italia per realizzare un percorso museale adatto a non vedenti e ipovedenti risalgono ad una ventina di anni fa: il Museo Tattile Statale Omero di Ancona (sorto nel 1993 e incentrato su architettura e scultura, cui è legata da un rapporto pluriennale di collaborazione l’arch. Panzini) e il Museo Tattile di Pittura Antica e Moderna Anteros dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna, del 1999 (dedicato alla pittura).

E’, appunto, dall’esperienza didattica di questi modelli che ha preso corpo il progetto per il Museo Be.Go, che – trattandosi di pittura – non è sicuramente fra i meno impegnativi. Come ha precisato l’arch. Panzini nella sua relazione tecnica, permettere a persone non vedenti e ipovedenti di apprezzare pienamente la bellezza di un ciclo pittorico si tratta di una sfida complessa, anche se non certo impossibile.

Da sinistra: l'arch. Alessandra Panzini, Serena Nocentini, Niccolò Zappi, Maria Cristina Giglioli

Da sinistra: l'arch. Alessandra Panzini, Serena Nocentini, Niccolò Zappi, Maria Cristina Giglioli

Per il Museo Benozzo Gozzoli sarà adottata, in particolare, la tecnica del disegno a rilievo. I rilievi utilizzati avranno contorni e volumi destinati a sollecitare nel non vedente la cognizione mentale di una realtà rappresentata plasticamente. Grazie a questa tecnica, il non vedente potrà accedere ad una lettura bidimensionale dell’opera pittorica, potendo quindi comprendere aspetti della realtà altrimenti conoscibili solo attraverso una semplice descrizione verbale. Il tutto sarà naturalmente supportato dai commenti audio e da una scheda sintetica in braille. In quest’ottica, tatto e parola lavoreranno insieme, beneficiando l’uno dell’apporto dell’altra. Sarà anche possibile lavorare sul colore, per favorire negli ipovedenti la percezione della differenziazione cromatica.

Il percorso di visita del Museo Benozzo Gozzoli sarà scandito da 4 diverse postazioni: una dedicata all’artista, una finalizzata a far comprendere la tecnica dell’affresco e della sinopia, una terza dedicata al Tabernacolo della Visitazione e infine una quarta dedicata al Tabernacolo della Madonna della Tosse, con i relativi approfondimenti.

“Con questo progetto – sottolinea l’Assessore alla Cultura, Maria Cristina Giglioli -  il Museo Benozzo Gozzoli rafforza ulteriormente la sua identità di polo museale aperto al tema dell’inclusione culturale, configurandosi sempre di più come una realtà viva, dinamica, integrata con gli eventi culturali del territorio, con una sua precisa vocazione didattica (grazie al rapporto di collaborazione con le scuole) e un legame forte con il tessuto associativo, economico e commerciale della nostra comunità. Un ringraziamento desidero rivolgere all’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che dopo il Museo e molti progetti collegati ad esso ha voluto finanziare anche questo importante investimento”.

Fonte: Comune di Castelfiorentino - Ufficio Stampa

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