Codice Rosa dell'Asl 11, il 2014 parte con 9 casi. Da maggio 2013 invece 60 segnalazioni



 

La presentazione dei risultati del progetto del Codice Rosa a Empoli (foto gonews.it)

La presentazione dei risultati del progetto del Codice Rosa a Empoli (foto gonews.it)

Sono 60 i casi registrati al Pronto Soccorso dell’Asl 11 di Empoli nell’ambito del progetto “Codice Rosa”. Tra gennaio e febbraio 2014 sono 9 invece quelli riscontrati: 8 adulti  e 1 minore. Attivato, nella Asl nel mese di maggio 2013, il  "Codice Rosa" è un percorso di accesso al Pronto Soccorso riservato alle vittime di violenze: donne, ma anche bambini, anziani, immigrati, omosessuali. I casi si suddividono in 51 adulti e i restanti minori. Numeri che  devono rapportarsi sempre più con gli accessi che avvengono nelle case rifugio, centri antiviolenza e tutte quelle associazioni che, con sportelli e numeri di telefono, mettono a disposizione capacità e competenze, per denunciare abusi. Una analisi che deve tener conto di due fattori: la formazione degli operatori, la capacità di comprendere che non si tratta solo di un problema sanitario e la condivisione di un sistema che possa consentire di intercettare il numero più ampio di casi. Ad oggi infatti c’è ancora la sensazione che si faccia ancora fatica a denunciare maltrattamenti e queste iniziative servono a sollecitare gli indecisi o chi appunto, vive ancora nella paura. Il Codice, a cui è dedicata una stanza apposita nel Pronto Soccorso, viene assegnato da personale addestrato a riconoscere segnali non sempre evidenti di una violenza subita anche se non dichiarata e non appena scatta, entra in funzione una task force composta da personale sanitario (medici, infermieri, psicologi) e dalle forze dell'ordine, che si attivano subito per l'individuazione dell'autore della violenza.

Il “Codice Rosa” non è un nuovo centro di riferimento né una nuova struttura aziendale, ma una modalità lavorativa di “squadra” che motiva e sviluppa la possibilità  sia di accogliere, riconoscere e curare, sia di “ascolto” attento di coloro che arrivano al Pronto Soccorso, mettendo in “rete” quello che già esiste, raccordando e potenziando l'azione dei diversi soggetti istituzionali, e migliorando i percorsi e la presa in carico territoriale.

Alla conferenza stampa presenti anche Paola Magneschi, responsabile del progetto Codice Rosa a livello  regionale, Sonia Gasperini dell’Unità operativa complessa Formazione  Universitaria a valenza extra aziendale Ausl 11, Alessandro Caneschi, direttore dell’Unità operativa complessa Pronto Soccorso ASL 11, Beatrice Bianchi, vicario dell’Unità operativa complessa Pronto Soccorso ASL 11, Rossella Boldrini, direttore dell’Unità operativa complessa Servizi Sociali ASL 11, Patrizia Del Vivo, direttore dell’Unità operativa complessa Psicologia ASL 11, Franco Doni, direttore tecnico della SdS Valdarno Inferiore

 

Come detto il ruolo del Pronto Soccorso in questo caso gioca una rilevanza determinate, come ha spiegato Alessandro Caneschi, direttore dell’Unità operativa complessa Pronto Soccorso ASL 11: “La conoscenza e la condivisione dei casi può dare più efficacia al nostro intervento, che deve essere affiancato al lavoro delle associazioni di volontariato, così come il nostro ruolo è sin da subito fondamentale per dare prove biologiche alle forze dell’ordine”. Il direttore generale dell’Asl 11, Monica Piovi, ha le idee chiare sul percorso da battere per il futuro: “Dobbiamo fare ancora di più, perché il rischio che corriamo è quello di avere un quadro parziale. Pensiamo che c’è una task force inter – istituzionale con 9 gruppi di lavoro che si focalizza su ogni singolo problema, oltre alla stesura (e firma) di protocolli con la procura di Firenze e Pisa, oltre che la prefettura fiorentina, un tavolo delle associazioni sempre più allargato per un sistema informativo sempre più ampio”. Le associazioni hanno risposto presente a questo appello, nella pratica e nella odierna conferenza stampa hanno presenziato Anna Masoni, rappresentante del Centro Aiuto Donne Lilith delle Pubbliche Assistenze Riunite di Empoli, Eleonora Gallerini, presidente delle Pubbliche Assistenze Riunite di  Empoli e Elisa Forfori, presidente dell’Associazione Frida Onlus. Qualche numero: la Lilith dal 2007 ha intercettato 350 casi, e fra il 2012 e il 2013 133 situazioni e dal 2012 ha 11 sportelli di accoglienza, distribuiti nel territorio, disponibili 24 ore su 24, oltre a case rifugio dove al momento ci sono 5 donne e 8 bambini. Rossana Mori, sindaco di Montelupo Fiorentino con delega alle pari opportunità per l’Unione dei Comuni dell’Empolese – Valdelsa, da sempre vicina a queste tematiche rilancia: “L’attenzione non deve mai scendere, anzi per l’8 marzo vedo una mimosa sempre più macchiata di sangue”

 

 

In questo contesto, la formazione continua è un elemento indispensabile per sensibilizzare il personale socio-sanitario, forze dell’ordine, privato sociale, amministratori, a promuovere azioni di prevenzione di comportamenti maltrattanti, riconoscere il fenomeno della violenza e sapersi relazionare, rilevare i segnali diretti e indiretti di violenza, curare e attivare il percorso integrato di accoglienza e di uscita dalla violenza.

Nel 2013 sono stati attivati otto corsi formativi per 282 operatori formati. Negli anni 2014-2015 si prevede di formare altri 514 operatori tramite dieci apposite iniziative. Sonia Gasperini dell’Unità operativa complessa Formazione  Universitaria a valenza extra aziendale ASL 11 interviene sulla formazione: “Il primo è il livello base per sensibilizzare in modo istantaneo, il secondo per cominciare a creare i gruppi di lavoro, il terzo invece interessa chi già tutti i giorni è a contatto con simili realtà, soprattutto al pronto soccorso”. Corsi realizzati dall’Asl 11 e a livello regionale.

 

Merita ricordare che per contrastare la violenza di genere (su cui è incentrato il progetto “Codice Rosa”) il primo agosto 2011 tra Società della Salute di Empoli, Società della Salute Valdarno Inferiore e Asl 11 è stato siglato un protocollo di intesa per la costituzione di un tavolo interistituzionale congiunto e di un tavolo tecnico operativo al fine di mettere in rete in maniera integrata  tutte le risorse territoriali esistenti  messe a disposizione dai soggetti  non solo pubblici, ma anche del privato sociale, impegnati quotidianamente in azioni di contrasto alla violenza ai danni dei più deboli.

 

Il progetto

I dati regionali sul Codice Rosa

Il progetto "Codice Rosa" nasce nell'Azienda Usl 9 di Grosseto il 1 gennaio del 2010, nel 2012 diviene progetto regionale con l'avvio della sperimentazione nelle Aziende Usl di Arezzo, Lucca, Prato e Viareggio. Viene firmato un protocollo d'intesa tra la Regione e la Procura Generale della Repubblica di Firenze.

La bozza del piano socio-sanitario della Regione Toscana lo indica tra i progetti regionali prevedendo la sua diffusione entro il 2014  in tutti i PS delle Aziende sanitarie toscane, per assicurare accoglienza, cura e assistenza alla popolazione su tutto il territorio regionale.

Nel 2013 con la DGRT n. 339 è stato esteso  a 5 nuove Aziende (Empoli, Pisa, Livorno, Careggi e Meyer). Il Codice Rosa si occupa di tutte le vittime di violenza sessuale e domestica appartenenti alla categoria denominata fascia debole. Il termine “fasce deboli” è utilizzato dai Magistrati per indicare i reati  commessi su soggetti che a causa della loro situazione di debolezza, più facilmente possono diventare vittime di violenze. I reati di cui si occupano riguardano: abusi sessuali minorili, violenze sessuali, traffico pedopornografico, maltrattamenti in famiglia, contro i minori e disabili,  truffe e furti ai danni di anziani.

Il vero cuore del progetto è la realizzazione di una rete Task Force interistituzionale rappresentata da soggetti diversi: Asl, forze dell’ordine, magistratura, politica, terzo settore, pubblica amministrazione in grado di intervenire con professionalità e tempestività per l’effettuazione di interventi di specifico interesse sanitario, regolati da protocolli comuni e condivisi e garantire la continuità assistenziale con le strutture territoriali aziendali e le associazioni del privato sociale che operano a livello territoriale, per potenziare il collegamento con le azioni sul territorio per assicurare tutela e sostegno alle vittime di violenza  successivamente alla presa in carico del Pronto Soccorso.

Il progetto “Codice Rosa”, nel primo anno di attività, ha permesso di far emergere oltre 1455 casi di maltrattamenti e abusi, stando ai dati forniti dalle Aziende Usl di Lucca (250), Prato (338), Arezzo (241), Grosseto (466), Viareggio (160).

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