No al Ceta, campagna Coldiretti: sale il numero di comuni contrari

foto d'archivio

Contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia è in atto una vera rivolta popolare che ha visto Coldiretti protagonista su tutto il territorio nazionale dove hanno già espresso contrarietà 14 regioni, 18 province 2400 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine. Anche in Toscana la risposta degli enti locali contro l’accordo UE-Canada non ha tardato nel farsi sentire, oltre 80 Comuni hanno già deliberato ed altrettanti si apprestano a farlo in tempi brevi (l’elenco dei comuni sul sito www.toscana.coldiretti.it). E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli sottolineando come  si è creata un’opposizione trasversale fatta  tra diverse organizzazioni come Coldiretti, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch. “Per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima – denuncia il leader di Coldiretti in Toscana – in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy piu’ prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, tra le quali anche quelle toscane come il Prosciutto o il Pecorino. La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – sottolinea la Marcelli – è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni”.

“Sebbene l’accordo autorizzi l’accesso al mercato canadese  di 171 prodotti ad indicazione geografica dell’UE tra cui figurano 41 nomi italiani (rispetto alle 289 denominazioni Made in Italy registrate),  queste dovranno coesistere con i marchi canadesi registrati. Ad esempio, il nostro Prosciutto Toscano – sottolinea Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana - potrà entrare nel mercato canadese con il suo nome ma sarà venduto assieme ai prodotti d’imitazione canadese. Come del resto il vino Chianti made in Italy che dovrà stare fianco a fianco al Chianti Made in Canada. L’accordo mette a rischio anche le scelte UE ed italiane su OGM e, indirettamente,  carne ormonizzata. Non siamo contrari ai trattati – continua De Concilio - ma occorre che in questi sia riservata alle produzioni agroalimentari una particolare attenzione che ne tuteli la distintività e possa garantirne la salubrità, la protezione dell’ambiente e la libertà di scelta dei consumatori. Inoltre, il Ceta non elimina l’ambiguità con cui vengono trattate  le indicazioni geografiche italiane su quei mercat - precisa il direttore di Coldiretti Toscana –  al contrario interviene  a vantaggio di quel 90% dei formaggi di tipo italiano consumati in Canada di produzione locale. Poi ci preoccupa in modo particolare la situazione del grano duro italiano , che rischia ulteriori penalizzazioni perché con il Ceta  si  favorisce l’azzeramento strutturale dei dazi e si aumenta il contingente importato in Italia dal Canada, dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché fortemente sospettato di essere cancerogeno. Sono questi i motivi che ci hanno imposto di avviare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei decisori. E’ per questo che abbiamo chiesto il massimo grado di riflessione a tutti i livelli istituzionali ed abbiamo apprezzato la sensibilità dimostrata da quelle istituzioni che hanno accolto pienamente le motivazioni e le posizioni di Coldiretti e degli altri partener della coalizione, cogliendo così l’enorme delicatezza di questa materia  per cittadini, imprenditori agricoli e l’intera filiera dell’autentico made in ”.

Fonte: Ufficio Stampa

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