Venticinque anni dopo l’alluvione: il ricordo ma anche tante azioni per ridurre il rischio

«La lezione è servita» dicono all’unisono l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni e il sindaco Marco Martini. Poggio a Caiano 25 anni dopo ha ricordato ieri sera, con un incontro nella Sala della Giostra, in Palazzo comunale, la notte del 30 ottobre 1992, quando le acque dell’Ombrone tracimarono nel paese.

«Una gravissima situazione», la rammenta a distanza di tempo il sindaco, fortunatamente senza morti, ma con una comunità in ginocchio. Le cifre, nude e crude, di quella notte di fine ottobre 1992 danno l’idea del disastro: 37 strade bloccate, circa 800 abitazioni invase dall’acqua e dal fango, stessa sorte per più di 200 fra negozi e stanzoni artigianali e produttivi.

La memoria viva ma anche la consapevolezza «che sono state fatte – ha affermato il sindaco in apertura di serata – molte cose per mettere in sicurezza Poggio a Caiano, i suoi cittadini e il suo abitato, e per ridurre il rischio idraulico».

Una lunga scia di piccoli e grandi interventi, che vanno dalla manutenzione sugli argini dell’Ombrone e del reticolo di corsi minori del suo bacino, fino alle opere più grandi, come le varie casse d’espansione, l’ultima delle quali sul torrente Furba inaugurata appena sabato scorso, mentre è prossima l’inaugurazione della cassa d’espansione del Ponte Attigliano sull’Ombrone. «Tutto questo – ha continuato il sindaco Martini – è stato possibile grazie alla collaborazione che si è instaurata tra i Comuni, tra tutti quelli del bacino dell’Ombrone, tra i Comuni e la Regione e con le autorità del Genio civile»»

Al sindaco ha fatto eco l’assessore regionale Fratoni: «La difesa del suolo è una delle priorità della Regione. In questi anni sono stati investiti circa 200 milioni in vari interventi, molte risorse sono arrivate in questa zona, a Poggio a Caiano e nei territori del bacino dell’Ombrone».

Un anniversario che è impossibile dimenticare, ma per tornare all’inizio, ancora con il sindaco, «la lezione è servita. Il rischio zero non esiste, ma sicuramente è stato ridotto il rischio di esondazioni e di rottura degli argini».

Fonte: Ufficio Stampa

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