Patto di cittadinanza, Giglioli (Insieme per Cambiare): "Ora occuparsi del restante 96% della popolazione"

"Dell'incontro pubblico avente per oggetto la "Firma storica" del patto di cittadinanza con la comunità islamica, alcuni cittadini intervenuti sabato al Ridotto, rilevano quanto segue:

- La presenza in sala è stata molto esigua, riassumibile quasi in un incontro privato di Partito.
⁃ Nella platea l'assenza delle donne islamiche è stata pressoché totale.
⁃ Nessuno tipo di intervento da parte del pubblico era previsto.
⁃ Nessun obiettivo o linee programmatiche stabilite nel breve-medio periodo.

Non molto diversa la dinamica dell'incontro di domenica. Ne consegue che questo incontro proclamato come partecipativo aperto al confronto e iniziale embrione di un "laboratorio", è stato di fatto un flop, la cittadinanza di Castelfiorentino ha ritenuto che non ci fosse niente di rilevante a cui valesse la pena di assistere.

Premesso che nessuno mette in dubbio le regole di civile convivenza, di integrazione, di inclusione, di condivisione ecc... Queste regole sono ben chiare nel nostro ordinamento giuridico e nella nostra Costituzione, quella stessa Costituzione che proprio il PD ha cercato di modificare con il referendum del ‪4 dicembre‬ scorso.

In realtà questa iniziativa trova un suo precedente nel comune di Firenze, dove il sindaco Nardella firmava lo stesso accordo nel 2016 con l'Imam, in questo caso almeno con il buon gusto di non imbastire un evento di due giorni nel teatro principale della città. Il primo patto firmato in Italia. Sarebbe interessante sapere quale vantaggio nell'integrazione ha portato nel frattempo.

L'assenza delle donne islamiche a questo incontro è la prova di una cultura che relega la donna a un ruolo di secondo piano e contrasta con la stessa politica di equità di diritti che sembra invece priopria del partito promotore. Sicuramente la partecipazione femminile avrebbe dato un importante e simbolico segnale di apertura e condivisione del patto di cittadinanza che si andava a sottoscrivere in quella sede.

Come in più dichiarazioni ricordato la comunità islamica presente nel nostro paese rappresenta il 4% della popolazione. Sarebbe quindi il caso di occuparsi del 96% della restante cittadinanza, alla quale questa amministrazione deve in gran parte la sua elezione, mantenendo quanto promesso in campagna elettorale dove neanche lontanamente era prevista una firma di così importante rilevanza, definita addirittura storica.

A quando quindi un bel dibattito pubblico sulla 429 o sull'ospedale di cui tutti usufruiamo? A quando notizie certe sull'apertura del panificio che darebbe lavoro in zona a persone di qualsiasi nazionalità, provenienza o cultura? A quando un bel confronto sulla viabilità, sulla sicurezza? Magari anche un aggiornamento su quali interventi strutturali si sono presi prima che le prossime due gocce d'acqua sommergano le nostre abitazioni.

Sicuramente gli argomenti di pubblico interesse non mancano. Non è questione di "seminare odio" come qualcuno vorrebbe inutilmente strumentalizzare ma neanche di iniziative che si avvicinano più a gesta missionarie che a una lucida e imparziale amministrazione.

È questione, infatti, di sostenibilità a un tessuto sociale e culturale che dovrebbe avere la forza e la capacità strutturale di integrare le altre culture e non viceversa. Condizione che oggettivamente ad oggi manca".

Susi Giglioli, presidente associazione civica 'Insieme per Cambiare'

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