Nei guai il rigattiere dei beni culturali: recuperate 111 opere da 2 milioni di euro

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L’Operazione ‘Jackals’ portata a termine dopo due anni di indagini dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze, ha permesso il recupero di 111 beni rubati e provenienti da scavi clandestini per un valore stimato di circa 2 milioni di euro. Ventiquattro i furti commessi tra il 1993 e il 2012 20 a danno di chiese, 1 di edificio pubblico e 3 nei confronti di privati, in 8 regioni italiane, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Campania, e Calabria; prime tra tutte la Campania con 14 opere rubate.

L’operazione ‘Jackals’ è stata presentata alla stampa in una conferenza presso la Cappella Palatina a Palazzo Pitti oggi martedì 3 ottobre, dove le opere oggetto di furto sono state esposte. A presiedere la conferenza, il Procuratore Capo della Repubblica di Lucca, Dottor Pietro Suchan, il Maggior Lanfranco Disibio Comandante Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Firenze, Eike Schdimt direttore della Galleria degli Uffizi e il PM Aldo Ingangi.

L’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca è iniziata il 1° gennaio 2016, dopo un furto perpetrato ai danni di un privato in provincia di Lucca e finita in breve tempo con il recupero di tutta la refurtiva e l’identificazione del ricettatore. L’imputato è un 69enne già noto alle forze dell’ordine adesso sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di dimora su richiesta della procura di Lucca diretta da Pietro Suchan, un rigattiere che agganciava i suoi acquirenti nei mercatini di antiquariato, dove non esponeva i suoi oggetti non avendo i permessi di vendita, e li conduceva alla sua auto per mostrare loro le opere d’arte rubate. "Era in attività illecite da anni- ha affermato il Pm Ingangi-.  E' stato messo un punto fermo alla storia di un uomo che ha causato danni inestimabili al patrimonio culturale italiano".

Gli indizi raccolti a carico del rigattiere hanno portato all’individuazione di tre magazzini e depositi in aree boschive nel comune di Capannori, all’interno dei quali l’imputato avevo nascosto altri 24 beni d’arte riscontrati come provenienti da furti grazie alla Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma.

Nel marzo del 2017 uno storico dell’arte ha segnalato alle forze dell’ordine l’indagato che gli aveva inviato le foto di un dipinto rubato. Grazie alla segnalazione gli indizi a carico dell’imputato sono stati avvalorati e hanno consentito ai militari di porre sotto stretta sorveglianza l’uomo, mediante operazioni di pedinamento e controllo, che hanno permesso di localizzare nel maggio 2017, in una filiale di una ditta di spedizioni a Lucca, un dipinto olio su tela del XVII secolo di Nicola nasini, raffigurante la ‘Madonna con Bambino e Santi’, rubato tra il 1998 e il 2011 dal Seminario Vescovile di Monteriggioni, presso un privato estraneo agli illeciti, a Rivarolo Mantovano otto reperti archeologici, quattro dei quali sono risultati essere contraffatti e a Rovigo presso un privato che è stato denunciato per ricettazione, due teste d’angelo capoaltare del XVII secolo montate su supporti di marmo policromo rubate dalla chiesa di San Lorenzo Martire a Maia e Latina.

Presso la ditta di spedizioni di Lucca sono state ritrovate tre opere pittoriche di  natura chiesastica sulle quali sono ancora in corso accertamenti al fine di individuare la provenienza. Si tratta di un dipinto olio su tela raffigurante la flagellazioni cm. 118 x 86 del XVII secolo; un dipinto olio su tela raffigurante la Madonna con Bambino cm 72x 57 del XVIII secolo e un dipinto olio su tavola centinato raffigurante Santi Pietro e paolo cm 47 x 39 del XVI secolo.

Ancora nel settembre 2017 la Procura della repubblica di Lucca ha disposto altre 30 perquisizioni in molte province italiane nei confronti di acquirenti risultati essere in buona fede, recuperando altre venti opere d'arte ventidue reperti archeologici e trentuno monete forse risalenti all'età romana.

Di alcune opere mancano ancora materialmente le denunce e sono in corso gli accertamenti del caso, di altre gli inquirenti sono in possesso di foto di opere ritenute in possesso dell'uomo, ma sono ancora ricercate.



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