“Reiteriamo con forza la richiesta dello spazio già concesso e poi negato e del vostro supporto”. Si rivolgono così ai vertici della Regione Toscana e del Comune di Firenze, Camilla Vivian e altri 18 genitori di figli con “disforia di genere” e che contestano la finora mancata autorizzazione di una sala del Consiglio regionale per lo svolgimento di un convegno, previsto sabato 7 ottobre, su questo tema. La lettera è inviata “al Presidente della Regione Toscana Rossi, all’Assessora al Diritto alla Salute Stefania Saccardi, al Presidente del Consiglio Regionale Giani e ai Capigruppo consiliari della Regione Toscana”.
Vivian ricorda il ruolo del reparto di medicina della sessualità e di andrologia diretto a Careggi dal professor Mario Maggi, dove presta servizio la psicologa Jiska Ristori e come si è sviluppato dopo il primo incontro con i genitori interessati dallo scorso aprile in poi.
Le richieste dei familiari alla Regione sono: “fare informazione e formazione presso le scuole di ogni ordine e grado, ai docenti, al personale ATA, ai pediatri di libera scelta, ai medici di base, all'ordine degli psicologi” “creare uno sportello di teleconsulto e istituire un Numero Verde”, “aprire uno spazio di ascolto che permetta un confronto tra i genitori, anche attraverso la formazione di gruppi di auto mutuo-aiuto”. E “fornire supporto medico e psicologico, in una fase delicata quale la preadolescenza, momento critico per questi ragazzi/e, eventualmente anche attraverso la somministrazione di presidi farmacologici”.
Il giorno 14 giugno 2017, l'Azienda Ospedaliera - universitaria Careggi con provvedimento n. 360 del14/06/2017 del direttore generale Calamai ha approvato la proposta per i centri di riferimento tra cui quello per la disforia di genere per il coordinamento di una rete toscana di diagnosi e intervento. Nel documento si specifica che il centro prenderà in carico sia i maggiori di 18 anni che i minori di 18 anni.
“Mi sono rivolta, allora -spiega Vivian- come cittadina e madre, al mio pediatra di famiglia, il dottor Paolo Sarti, memore anche della sua iniziativa e associazione 'Maschio per obbligò, attualmente consigliere regionale in carica. Questo senza alcun intento di parte poiché la disforia di genere è chiaramente apartitica.
Il consigliere Sarti si è reso subito disponibile ad aiutare me e le altre famiglie a dar voce alle nostre esigenze organizzando un incontro in cui poter analizzare le carenze istituzionali e sanitarie. Per questa ragione è nata la conferenza 'Bambini in Rosa' che si sarebbe dovuta tenere in una sala della regione il 7 ottobre. Dico 'si sarebbe dovuta tenere' poiché da qualche giorno sono stata informata della revoca della disponibilità della sala per le proteste di alcuni consiglieri”.
“E' possibile -si chiedono i genitori- che la Regione Toscana si contraddica da sola approvando da una parte la creazione di un Centro di Riferimento per la Disforia di Genere che tratti anche l'età evolutiva e poi neghi l'uso di una delle sue sale a cittadini che hanno il pieno diritto di esporre le loro necessità, raccontare le loro storie ed essere ascoltati?”. E ancora: “E' possibile che la Regione Toscana non insorga in maniera decisa e precisa di fronte a chi definisce noi genitori e chi ci aiuta "sfruttatori dei bambini"?
“Io e gli altri genitori -si ribadisce nella lettera- crediamo fermamente che tutto quanto sta succedendo altro non sia che la dimostrazione evidente dell’assoluta e urgente necessità di fare giusta informazione, motivo stesso della nostra conferenza”.
Testo completo della lettera:
Lettera Genitori Bambini in rosa
Fonte: Segreteria Sì Toscana a Sinistra
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