Accuse a don Biancalani, don Russo e don Carmignani: "Tra destra e sinistra nessun pensiero cristiano"

Don Vincenzo Russo

A Vicofaro erano in tantissimi ad assistere la scorsa domenica alla celebrazione della messa da parte di don Massimo Biancalani, tacciato di poca 'cristianità' per aver consentito un pomeriggio di svago in piscina a dei richiedenti asilo dopo una giornata di lavoro. Tra questi vi era anche don Vincenzo Russo, cappellano del carcere di Sollicciano, amico di lunga data del collega pistoiese. Riceviamo e volentieri pubblichiamo la sua riflessione, scritta assieme a don Alessandro Carmignani parroco di Marliana, scritta a una settimana di distanza perché portatrice di numerosi spunti di riflessioni sul caso che ha scosso la Toscana e l'Italia intera. La presa di posizione della politica sui temi dell'accoglienza porta solo amarezza, spiega tra le righe don Vincenzo, perché scegliere chi accogliere e chi respingere non fa assolutamente parte del pensiero cristiano. E le dinamiche di potere, oltre alla destra e alla sinistra tra i banchi della politica, colpisce anche le voci all'interno della Chiesa stessa. Le parole del Papa e di don Biancalani sono servite ad allontanare ogni dubbio.

Ecco il testo integrale.

"Domenica 27 agosto siamo stati nella parrocchia di Don Massimo per amicizia ma anche per condividere con lui un momento importante: la risposta ad un attacco fascista e razzista che non doveva trovare spazio all'interno di una chiesa.
Don Massimo è stato grande, ha accolto i suoi accusatori all'entrata, ha stretto loro la mano, li ha ringraziati per avergli riempito come non mai la chiesa e li ha invitati a stare, magari a tornare nella Casa del Signore. Poi ha celebrato la messa e si è impegnato in una omelia da record per durata e contenuti , meritando applausi su applausi. Modalità poco ortodosse, ma tant'è: erano altrettanto poco ortodossi gli attacchi di Forza Nuova ad un parrocco che aveva regalato un pomeriggio di frescura e di piacere ad alcuni migranti.

Per noi è stata una esperienza importante: assistere, per un piccolo dono, ad uno scontro tra culture, tra ideologie, tra interessi, tra forze politiche e sociali, addirittura tra modi diversi di vivere ed intendere la Chiesa del Signore. La nostra Chiesa.
Non stiamo esagerando e lo dimostra il clamore che ha preceduto e seguito quella messa. Preceduto in quanto sui media, da parte dei forzanuovisti, è aleggiato il sospetto che Don Massimo non fosse un buon prete e fosse necessario controllare quanto diceva nella sua parrocchia; e .... seguito perché ora non si contano gli attestati di solidarietà e di condivisione con lo spirito ed i gesti di Don Massimo.

Destra e sinistra fanno a gara per accreditarsi il brevetto dell'accoglienza e della solidarietà. Ma se confrontati con le scelte concrete del presente ed anche del passato questi attestati suscitano solo una grande tristezza, e una grande amarezza.

La corsa, sia da destra che da sinistra, è verso una assurda selezione tra migranti per condizioni economiche e richiedenti asilo, è verso l'indifferenza ai cadaveri disseminati lungo i percorsi nel deserto o nel Mediterraneo, è verso l'organizzazione di respingimenti e di espulsioni con ritorno all'inferno.

Nessun pensiero cristiano (o semplicemente civile) di accoglienza, solidarietà, amore per il prossimo, qualunque sia questo prossimo. Meglio stia lontano, meglio ancora "a casa sua". Le parole vanno in una direzione, le pratiche all'opposto.

La bandiera che tutti inseguono è quella della legalità. E non sarebbe una bandiera da bruciare se davvero si volesse rispettare la legalità, la legge, la Costituzione, la Carta dei Diritti dell'uomo, e non da ultimo per noi in particolare, il Vangelo. Don Massimo è il primo a dirci, e noi dietro di lui certamente, che prova a vivere secondo le indicazioni del Vangelo...

Ma questa bella bandiera serve solo a fasciare gli occhi, per non vedere la realtà. E la realtà è intrisa di colonialismo, che tutti sanno essere rapina dei territori, impoverimento e guerre. Guerre non di religione ma di interesse. E se proprio vogliamo parlare di terrorismo, il mostro da cui difenderci ad ogni costo (anche a costo di non rispettare le nostre stesse leggi), fermiamoci a pensare se è più devastante o terrorizzante una bomba, dieci bombe, cento bombe, sganciate su città piene di civili (la convenzione di Ginevra non le consente!) e di morti, oppure questi, giovani disperati senza pace e senza Dio, che sfoderano un machete o guidano un furgone impazzito.

Qualcuno ha detto che in passato ci sono state le guerre fatte da chi conosceva la pace, nessuno può dire come finiranno le guerre fatte da giovani che non conoscono la pace. Continueranno i massacri.

Non vedere, non capire, non prendere le distanze, non praticare la solidarietà o l'amore, fa diventare complici di chi esercita il potere, di chi lo esercita per interesse personale e non come servizio agli altri.

E sembra ormai ineluttabile che chi arriva al potere, chi entra nelle istituzioni, dimentica da dove e da chi è venuto, da chi e per cosa è stato mandato, si adegua e si omologa agli altri che sono già in posizione.

Fa male constatare che questa dinamica non è estranea anche alla Chiesa. Anche la nostra quando si fa Istituzione ha voci diverse, che si sommano, si scontrano, si confondono, non si riesce a sentire forte e chiaro il messaggio che arriva dal Padre e dal Figlio.

Noi domenica abbiamo sentito forte e chiara la voce di Don Massimo, altre volte quella autorevole e benefica di Papa Francesco. Queste righe le abbiamo scritte per allontanare da esse ogni possibile confusione."

Lettera firmata

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