
Una chiacchierata a tutto tondo con Gabriele Toccafondi: i sindaci uscenti e le nuove proposte, l'exploit di CasaPound a Lucca e il flop del M5S, gli 'homines novi' del centrodestra e "il binario morto" della Toscana
A pochi mesi dalla nascita del nuovo soggetto di centrodestra Alternativa Popolare, guidata dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, è intervenuto il sottosegretario del Ministero dell'Istruzione Gabriele Toccafondi, in vista dell'imminente scadenza dei ballottaggi in tre città chiave della Toscana: Lucca, Pistoia e Carrara. Nelle prime due, specialmente, sono ancora in gara i candidati sostenuti dalla compagine ex Ncd, ossia Remo Santini e Alessandro Tomasi.
Com'è andata per voi questa tornata elettorale?
Il centrodestra si è mosso già dal primo turno, mentre 3 anni fa dopo la rottura del Pdl e la nascita di Ncd siamo sempre andati da soli. C'è sempre stato un percorso autonomo, a Prato, a Livorno e a Firenze. Avevamo ottenuto buoni risultati però erano voti che rimanevano lì.
Quest'anno abbiamo deciso di appoggiare subito il centrodestra in quest'avventura, anche nei due ballottaggi, per due motivi.
Il Pd non ha mai avuto rapporti con noi, forse per l'arroganza dei numeri. Anche se c'è stato un rapporto a livello nazionale. Poi il centrodestra ci ha cercato in questi mesi, parlando di programmi e di nomi. Noi ci siamo sempre mossi in questi anni con buonsenso, senso di responsabilità e voglia di costruire e riformare. Quando si parla di ruspe, si urla, si inveisce, queste cose non ci interessano. Quando il centrodestra costruisce l'alternativa ci siamo. Ci stiamo muovendo con queste riforme con il centrosinistra e a livello locale vogliamo cambiare e rinnovare.
Perché secondo lei i cittadini di Lucca e Pistoia dovrebbero scegliere il centrodestra al ballottaggio?
Il centrodestra in questi anni è sempre stato diviso e ha perso anche Lucca. L'unità aiuta, poi servono persone e programmi. Santini su questo si è dimostrato una persona con voglia, determinazione e idee nuove. Bisogna essere coraggiosi verso il cambiamento.
Come vede lo 'scolorimento' della Toscana da regione rossa che era un tempo?
Da Nord a Sud, alle elezioni amministrative e alle nazionali la gente non vota più per partito preso, non va vota perché ha la tessera in tasca o perché segue l'orientamento della famiglia. Adesso le persone votano rispetto a dei programmi e in particolar modo alla volontà di cambiare. Lo status quo, lo stagno e la palude sono giustamente visti male. In Toscana per vincere bisogna metterci la faccia, avere dei programmi che possano dare spazio alle ambizioni e al futuro per dare spazio a qualcosa di nuovo.
Il Pd in Toscana non è rottamatore. Un anno fa i democratici hanno voluto Rossi nella Regione, non hanno buttato il cuore oltre l'ostacolo. A Pistoia e a Lucca il Pd ha riconfermato senza primarie due candidati che non si erano dimostrati riformisti. Nella patria del renzismo le ultime elezioni sono state molto deludenti dal punto di vista del cambiamento.
Perché Alessandro Tambellini e Samuele Bertinelli non dovrebbero essere riconfermati secondo lei?
Loro sono sindaci vecchi che non hanno dato una spinta propulsiva alla città sull'aspetto urbanistico, nei trasporti e nell'aspetto culturale. Che Pistoia è una città della cultura lo sappiamo forse in tre. Il turismo a Lucca, con la sua storia e la sua cultura, non ha avuto un forte impulso. Governare la città non vuol dire amministrare. Servono idee innovative, attrattive, nuove, che riguardino principalmente urbanistica e cultura. La cultura è il nostro tesoro e di riflesso ne beneficia il turismo. In Toscana l'afflusso arriva e si ferma a Firenze. Non per colpa di Firenze, ma per colpa dei vari territori che su questo pensano che le cose non siano modificabili. Ci vuole coraggio.
Al primo turno hanno stupito due risultati: la caduta del Movimento 5 Stelle che si gioca il tutto per tutto ormai solo al ballottaggio a Carrara, mentre l'exploit a Lucca di CasaPound, che ha preso da sola tanti voti quanto la vostra lista Lucca in Movimento.
Il M5S è il frutto di un fallimento dei vecchi partiti. Più la politica dà risposte concrete, più si sgonfierà il M5S. Come tutti i populisti in Europa, si gonfiano e si sgonfiano rispetto ai partiti storici. A livello amministrativo, le città che stanno governando sono dimostrazioni del fatto che un conto è urlare, un conto è dare risposte. Sono passati tre anni e mezzo, non mi sembra che ci siano stati grandi cambiamenti a Livorno.
Parlando invece di Casa Pound, è andata oltre le aspettative su Lucca, non certo in altre realtà. Analizzando il caso di Lucca, da quello che mi dicono gli amici di Lucca sono anni che esiste un circolo di CasaPound molto attivo in quella città. Noi del centrodestra siamo un'altra cosa.
Ci sono dei personaggi del centrodestra nell'ambito toscano che possono essere un modello per le eventuali competizioni future?
Penso che Arezzo, con il sindaco Alessandro Ghinelli, sia stato l'emblema di un nuovo cambiamento. Grosseto invece, con Antonfrancesco Vivarelli Colonna, è stato una conferma dopo alcuni anni. Questi segnali di cambiamento sono molto recenti, aspettiamo a dare giudizi, però l'invito a cambiare e a uscire fuori dagli schemi vale per tutti.
Alle amministrazioni dico che ci vuole più coraggio nei confronti della Regione. Sembra quasi che la Regione detti e le amministrazioni eseguano, nello stare fermi soprattutto sulle infrastrutture. Strade, autostrade, aeroporti: non si muove foglia. Le amministrazioni devono imporre l'agenda e la strategia. Di rendita non si campa, non sono più gli anni '80. La rendita non porta più risorse tali da farci stare tranquilli. Senza strade, autostrade, ferrovie, aeroporti. Un conto a parte è Firenze. Non basta il brand, il paesaggio, serve di più.
Molte di queste decisioni però vengono osteggiate spesso da movimenti e comitati locali
C'è sempre qualcuno che deve dire no. Le città non possono andare dietro il singolo comitato, farebbero a meno del coraggio di cambiare. Significa anche il coraggio di chiedere investimenti e di farli. Servono investimenti infrastrutturali anche nella nostra regione e bisogna prendersi delle responsabilità. Ribadisco: bisogna imporre un'agenda alla Regione.
È un'altra stagione, non si può più dire "anche se sto fermo arrivano risorse, turisti, e l'economia cammina". In questa situazione vedo un problema grosso per la Toscana, che è ferma a un binario morto. Serve un impulso a chi vuol cambiare nel nostro piccolo.
A livello nazionale è su queste radici che si è formata la maggioranza con Renzi, su queste radici diamo il nostro piccolo apporto a candidati di centrodestra.
Con il 'riappacificamento' delle forze del centrodestra si può vedere una riunione delle forze anche a livello nazionale?
Il vecchio schema destra-sinistra non so se tornerà così come negli ultimi 30 anni. Vedo più una divisione tra chi vuole cambiare e chi vuole rimanere fermo. In questo nuovo bipolarismo ci vedo anche la distinzione tra il populismo e chi, pur partendo da differenti percorsi, vuole costruire qualcosa. Noi siamo da questa ultima parte. Rispetto a questo il centrodestra ha sempre avuto la testa sulle spalle. Negli ultimi anni qualcosa è accaduto. O il centrodestra si chiarisce le idee a livello nazionale e si mette a lavorare su programmi, valori e ideali, c'è spazio. Altrimenti non penso si può ipotizzare uno scenario di riunione.
A sinistra invece con Articolo Uno-Mdp, Possibile e gli altri movimenti la tendenza è verso lo sgretolamento.
La stessa cosa vale del Pd. Non parlo della sinistra. Renzi riformatore a me piace, non rinnego questi tre anni di governo e delle riforme che abbiamo fatto. Nonostante gli errori è stata una stagione positiva. Pd e Renzi devono chiarirsi, se vogliono continuare ad andare in quella direzione o tenere insieme tutto il campo della sinistra: riformare l'Ulivo, i Progressisti, quella roba che facevano governi che potevano durare al massimo un paio d'anni.
La domanda conclusiva di rito: quando si andrà a votare?
Secondo me e secondo il buon senso si andrà a votare alla scadenza della legislatura. Ci vuole una legge di bilancio a ottobre che non aumenti le tasse e che dia impulso all'economia. E per farlo ci vuole la politica. Ci vorrebbe una legge elettorale che possa conferire un premio di maggioranza alla coalizione che arriva al 40% e che preveda le preferenze per le scelte dei candidati. Da qui a febbraio queste due cose si possono benissimo fare.
Elia Billero
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