
Diverse segnalazioni in meno di trenta giorni, e due casi considerati particolarmente gravi denunciati a Prato e a Lucca. Il Blue Whale (gioco del suicidio), che da alcuni mesi circola in rete, purtroppo ha fatto il suo arrivo anche in Toscana. Se ne conoscevano da tempo gli effetti: decine e decine di suicidi tra gli adolescenti (tantissimi dei quali in Russia), ma è stato un servizio de “Le Iene” a richiamare l’attenzione di molti genitori. Blue Whale si presenta come un normale gioco ma con il tragico epilogo del suicidio attraverso un incredibile crescendo di sfide che gli organizzatori impongono via internet alle vittime inconsapevoli.
E sono proprio le balene azzurre a comportarsi così: inspiegabilmente, a un certo punto, si spingono fuori dal branco e si dirigono verso i fondali più bassi, come a volersi uccidere. Da qui il nome di questo gioco infernale che prevede cinquanta giorni nei quali sfidare la sorte sporgendosi da palazzi all'ultimo piano, oppure tagliandosi braccia e gambe con una lametta fino a incidersi sulla pelle la sagoma della balena. Ultima prova, il suicidio.
Una pratica estrema che secondo gli addetti ai lavori sarebbe nata attraverso le ristrette comunità di persone che praticano atti di autolesionismo negli abissi del deep web, e che avrebbe progressivamente preso forza una volta approdata sui canali "ufficiali", come le chat di WhatsApp e i gruppi chiusi dei social network. Le due ragazzine toscane sarebbero state adescate proprio su una chat, con un invito a partecipare alla sfida da un misterioso mittente. In breve il gioco è passato alle fasi successive, in un'escalation di prove pericolose, con tanto di documentazione fotografica per mostrare le ferite. Fortunatamente i genitori si sono accorti dei segni e hanno dato l'allarme prima che le figlie arrivassero alla soglia dell'ultima tragica sfida, ma in entrambi i casi si è reso necessario il ricovero in ospedale.
Le indagini, coordinate dalle procure di Prato e di Lucca, continuano nel massimo riserbo col doppio obiettivo di tutelare il recupero delle due adolescenti e dare la caccia ai responsabili. L'ipotesi di reato ipotizzata sarebbe quella di istigazione al suicidio, ma si valutano anche altri reati come minacce e violenza privata. Si cercano poi risposte agli interrogativi più inquietanti: chi sono questi misteriosi mittenti? Ma soprattutto: perché? Cerchiamo quindi di sensibilizzare i genitori e gli insegnanti ad una maggiore attenzione nei confronti dei comportamenti dei propri ragazzi, ed appena vedono qualcosa di dissonante o qualche cambiamento importante meglio avvertire le forze dell’ordine. I "giochi" devono rimanere tali e non devono in nessun modo portare al suicidio.
Giulia Meozzi