Un altro riconoscimento per il poeta empolese Antonio Morelli

Lo ha definito “il mio miglior libro” e la critica sembra dargli ragione: 'Frammentario del Mattino', l'ultima raccolta del poeta empolese Antonio Morelli, ha conquistato un altro riconoscimento. Dopo la ‘menzione speciale’ della seconda edizione del Concorso ‘Giorgio Caproni’ dello scorso anno, Antonio Morelli è giunto finalista al Premio Internazionale Salvatore Quasimodo. La raccolta di poesie non è stata scelta tra le prime tre, ma essere arrivato tra i finalisti del concorso è sicuramente un motivo di orgoglio.

'Frammentario del Mattino' è un testo molto intimo, nella quale l'autore cerca una sorta di riconciliazione con la realtà attraverso la parola. Si affronta i temi della solitudine e dell'incomprensione del mondo con uno stile volutamente incerto, a tratti ludico, quasi fosse un tentativo di trovare la chiave per decifrare la propria esistenza e ciò che accade intorno al poeta. In questo contesto le parole sono piccoli tasselli densi di significato utilizzati come esche di un'esperienza conoscitiva e come tentativo di riallacciare un dialogo con gli altri, con il mondo intero in questa "inquieta e dolorante avventura" che è l'esistenza.

La raccolta è stata pubblicata nel giugno 2015. Antonio Morelli, però, non ha esaurito il bisogno di esprimersi attraverso la poesia. Il suo prossimo lavoro dal titolo 'Asfodeli e Avvertimenti' è già in un cassetto da tempo e attende solo la pubblicazione che dovrebbe arrivare il prossimo anno. Il manoscritto è già stato inviato all'editore. Il libro si dividerà in tre sezioni: 'Asfodelo', 'Mon être mis à nu' e 'Penultime'.

Non possiamo ancora sapere se e come ci saranno mutamenti stilistici e concettuali nella nuova raccolta, ma le 'scelte' linguistiche sono importanti per un poeta e possiamo già trarne delle conclusioni.

I greci legavano l'Asfodelo al Regno dei Morti e questi fiori venivano coltivati sulle tombe per la credenza che i morti se ne cibassero. Per Omero le ombre dei defunti si aggirano nell'Ade proprio sui campi di asfodelo. Si tratta insomma di un fiore legato alla morte il cui tema è confermato dalla prima parte della nuova raccolta che sarà dedicata ad "alcuni defunti della mia vita", come ci spiega lo stesso Morelli.

Ma se esiste una dimensione 'funerea' della raccolta, questa va interpretata alla luce della seconda sezione 'Mon être mis a nu', una citazione di una raccolta del poeta Charles Baudelaire 'Mon coeur mis à nu' . Questa citazione non può passare inosservata perché il testo è troppo importante nella produzione del poeta francese: le stenografie che lo compongono, lontane dall'obiettivo poetico e scritte con la 'lingua dei nervi', sono uno strano tentativo di parlare da 'uomo a uomo' con sé stesso: "Il grande libro su me stesso, le mie Confessioni", lo definì. Il dialogo si trasforma in realtà in una lotta continua, lacerante, di un Io inquieto, straziato dagli opposti, privo di certezze e aggressivo verso sé stesso e gli altri.

Non credo che Morelli voglia recepire questa complessità dell'IO baudelairiano, ma credo che il suo sia un tentativo di affrontare il tema della morte per parlare e interrogarsi sulla propria esistenza: in un certo senso se la raccolta precedente sembra volersi allontanare dalla storia, dalla su avita come uomo ("sono aria e pioggia" si legge in 'Atono') e soffermarsi sulla relazione che il poeta ha con il mondo, questa raccolta sembra voler invece parlare di sé, delle proprie vicissitudine di persona, del proprio esserci qui ed ora, dei propri morti, in un dialogo prima di tutto con se stesso. Un percorso di maturazione che, servendosi del poeta, vuole riscoprirsi uomo.

 

 

 

Giovanni Mennillo

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