Arrestate 5 persone a Livorno per associazione a delinquere e appropriazione indebita

Sono state arrestate a Livorno 5 persone per associazione a delinquere e reati tributari. La Guardia di Finanza del posto ha condotto l'operazione che ha messo in evidenza il mancato versamento di oltre 10 milioni di euro di debiti tributari.

I responsabili della truffa si erano appropriati del denaro garantendosi in questo modo un elevato tenore di vita, con viaggi, automobili di lusso, costosi gioielli e numerose puntate al casinò. I militari delle Fiamme Gialle hanno sequestrato beni per un valore di 8,8 milioni di euro e hanno eseguito l'ordinanza emessa dal gip Beatrice Dani: due dei cinque sono stati condotti in carcere, una sottoposta agli arresti domiciliari e gli altri due sottoposti all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Sono 15 in totale le persone indagate e coinvolte a vario titolo, in particolare per associazione a delinquere, intestazione fittizia di beni, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, sottrazione al pagamento delle imposte.
Sono state effettuate le perquisizione dei domicili con la collaborazione dei militari di Rosignano Marittimo, della provincia di Roma, Napoli, Firenze, Pisa e Caserta.

E' una intera famiglia quella coinvolta nell'inchiesta livornese su una serie di reati tributari che ha portato a cinque misure cautelari. A finire in carcere nel corso della complessa operazione delle fiamme gialle livornesi denominata "Black Coop", un quarantenne albanese residente a Livorno e il suocero quarantanovenne di Rosignano, che secondo le indagini rappresentavano i reali promotori e organizzatori dell'associazione a delinquere.

I due arrestati si sono appropriati e hanno distratto nell'arco di 5 anni almeno 4,5 milioni, acquistando auto di lusso tra cui, Jaguar, Maserati, Porsche, Mercedes, barche, viaggi all'estero e spese cospicue ai casinò.

Ai domiciliari è finita la moglie italiana trentatreenne dell'albanese (e figlia del 49enne) che, sempre secondo quanto emerso dalle indagini fungeva da contabile interna di cinque società cooperative (amministrate di fatto dai due), tutte nel settore del facchinaggio e delle spedizioni, fungendo da tramite con un commercialista di Torre Annunziata (deceduto nel dicembre del 2016) che, spiegano le Fiamme gialle, garantiva il sistema fraudolento predisponendo infedeli dichiarazioni con l'indicazione di costi fittizi per 16 milioni e mediante la compensazione di imposte dovute con crediti inesistenti per oltre 3 milioni di euro.

Al fratello della trentatreenne, di 26 anni e ad un argentino residente a Rosignano invece è stata applicata la misura cautelare dell'obbligo di firma. Le contestazioni hanno ad oggetto reati che vanno dall'associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, bancarotta semplice, appropriazione indebita aggravata, dichiarazione infedele, sottrazione al pagamento delle imposte, fino alla indebita compensazione di crediti inesistenti e intestazione fittizia di beni. Indagate e coinvolte nell'inchiesta altre 11 persone utilizzate soprattutto come prestanome.

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