
I piazzali delle concerie tornano alla ribalta dopo l'approvazione del Consiglio comunale di Santa Croce sull'Arno del 'Regolamento sull’utilizzo dei piazzali degli insediamenti produttivi che effettuano attività di concia delle pelle o che siano comunque potenzialmente in grado di generare acque meteoriche dilavanti contaminate'. A distanza di quasi un mese, Ricostruiamo Santa Croce e Staffoli vuole farsi sentire dall'amministrazione comunale per alcune questioni rimaste in sospeso e che non sono chiare alla lista di opposizione. Quest'ultima infatti vuole rivolgere alcuni quesiti alla maggioranza e riuscire a capire il perché di certi provvedimenti.
Il regolamento è un adeguamento a un D.P.G.R. del 2008 che norma le condizioni di trattamento delle acque meteoriche le quali, dilavando superfici contaminate da agenti inquinanti, produrrebbero inquinamento in acque superficiali o con immissioni in fogna in maniera errata. Le acque meteoriche dovrebbero essere raccolte in fogne miste o nere a patto che non si tratti di un insediamento ad alta densità industriale, in quel caso allora la raccolta spetterebbe a un depuratore. "Come mai si inverte la marcia in questo caso? Perché l'amministrazione comunale ha spinto per avere questo regolamento? Siamo stati in regola fino a oggi, non si può andare ad adeguarsi a una legge del 2008 e svegliarsi con nove anni di ritardo" chiedono Flavio Baldi, Fulvia Quirici, Antonella Meropini e Marco Rusconi.
Gli esponenti di Ricostruiamo continuano: "Il regolamento comunale afferma che gli imprenditori debbano dotarsi di un impianto di raccoglimento per trattare le acque. Sono in molti però a dover rimettere mano alle proprie aziende e il costo è notevole. Non si può paralizzare una conceria fermando per 3-4 settimane il piazzale, punto nevralgico di un'azienda. Così facendo poi si colpisce economicamente chi è più debole, vale a dire chi ha una conduzione familiare ed è più piccolo".
Secondo Baldi, Quirici, Meropini e Rusconi ci potrebbe essere un problema anche per chi in realtà non ha pericolosità di contaminazione, come alcune attività terziarie, ad esempio le stiratrici: "Chi lavora su pelli asciutte senza solventi e stoccaggi esterni si troverebbe costretto a un adeguamento senza averne l'obbligo, se non quello dettato dal Comune. Per loro sarebbe una spesa con poco senso".
Gli ultimi quesiti di Ricostruiamo Santa Croce e Staffoli riguardano le tempistiche secondo cui le aziende dovrebbero adeguarsi al regolamento comunale. Se la legge regionale parla di quattro anni, le altre disposizioni dimezzano il tempo: "Non solo il regolamento è aggiuntivo per certe specificità del D.P.G.R., ma dà due anni di tempo invece di quattro. Chiediamo al Comune di adeguarsi alla legge regionale". In più, da Baldi, Rusconi, Meropini e Quirici arriva un'ultima domanda: "Dal 2008 a oggi sono sorte nuove aziende a Santa Croce. All'epoca era già in vigore il D.P.G.R. ma comunque c'è chi ha costruito senza fare le opportune modifiche per il raccoglimento. Chi lo ha fatto, lo ha fatto per proprio scrupolo. Come mai non c'è stata alcuna indicazione dal Comune?". Ricostruiamo si è detta infine disposta a convocare un Consiglio comunale aperto qualora non arrivassero le opportune risposte.
Gianmarco Lotti
Notizie correlate
Tutte le notizie di Santa Croce sull'Arno
<< Indietro