Vaccini obbligatori, il CliVa risponde all'assessore Saccardi: "8mila casi dannosi nel 2015"

Era il gennaio 2016 quando la vicenda di Corinna Verdiani, mamma di una bambina immunodepressa che ha cambiato scuola per la presenza di “troppi” bambini non vaccinati in classe, è stata portata a conoscenza dei mezzi di comunicazione. Una vicenda che ha indubbiamente colpito l’opinione pubblica e che, da allora, è stata più volte citata dall’assessore Saccardi a sostegno della sua proposta di legge sulle vaccinazioni obbligatorie per l’accesso ai servizi educativi.

In seguito alle audizioni pubbliche tenutesi in Consiglio Regionale il giorno 22 Marzo, a cui hanno partecipato circa 80 tra associazioni e singoli genitori e alla manifestazione correlata, l’assessore alla Sanità ha di nuovo portato alla ribalta il caso della piccola Lia, diffondendo una lettera inviatale dalla sua mamma e sostenendo l’assoluta necessità di far passare la proposta di legge senza nessuna variazione.

Come genitori, desideriamo esprimere il massimo rispetto e solidarietà verso questa mamma e la sua bambina. Il dolore dei genitori viene sempre prima delle posizioni ideologiche e siamo maggiormente solidali proprio perché alcuni di noi, proprio come Corinna, convivono con il dolore di avere un figlio danneggiato da vaccino. A tal scopo, crediamo che nessun bambino abbia più valenza di un altro, così come nessun genitore ha più valenza di un altro genitore. Così come capiamo il dolore di Corinna, non possiamo non sentire il dolore di altre mamme che tengono tra le loro braccia il loro bambino che non cammina più autonomamente, che non parla più, che non pronuncia più la parola mamma e che ha gli occhi fissi rivolti al cielo. La scelta di pubblicare solo una di queste "voci" ci appare alquanto discutibile, come una mossa per cercare consensi facendo leva sull'emotività.

Allo stato attuale, in Italia, esistono 609 casi riconosciuti e indennizzati per danni da vaccino e altri 8.000 sono in attesa di valutazione. La legge 210 del 1992, “riconosce il danno da vaccinazioni obbligatorie e prevede un indennizzo per i danni gravi”. Se davvero i vaccini fossero innocui, questa legge non avrebbe ragione di esistere. Nel rapporto Osmed di Aifa 2015 sono segnalati 7.892 effetti collaterali, di cui circa un terzo definito grave. Si vede anche come i danni da vaccino siano in crescita vortiginosa, passando dai 740 casi del 2003 ai quasi 8.000 del 2015. L’80% degli effetti collaterali viene segnalato proprio sui bambini sotto i due anni di età.

Spesso si motiva l'obbligo vaccinale con un senso di responsabilità sociale: “se ci sono bambini immunodepressi in classe, i non vaccinati potrebbero essere un pericolo”. Questa tesi non tiene conto che lo stesso obbligo di 13 vaccinazioni per l’ingresso ai nidi e alle scuole materne non sarebbe applicato a tutto il personale docente e non docente che, potrebbe essere anch’esso veicolo di contagio. Inoltre, i bambini si troverebbero, fuori dall’orario di scuola con altri bambini al parco, in piscina, in palestra e in altri luoghi di socializzazione oppure a contatto con noi adulti (genitori, nonni, amici) che, raramente, abbiamo fatto i richiami per tutte le vaccinazioni e potremmo essere veicolo di malattia.

Bisogna ricordare, infine che essere vaccinato non vuol dire necessariamente essere immunizzato: la scienza medica ci insegna che ci sono i cosiddetti non responder, che non sviluppano alcuna immunità; altri, invece saranno portatori sani della malattia1. Quindi un bambino immunodepresso non avrà mai la certezza assoluta di essere al sicuro non solo a scuola, ma all’interno di qualsiasi comunità di persone.

I bambini immunodepressi potrebbero essere esposti a pericolo anche in caso di numerose altre patologie, dal banale raffreddore alla scarlattina, la mononucleosi, la polmonite virale e altre patologie per cui il vaccino non esiste. Perciò saranno i loro genitori, in accordo con i medici, a decidere se è meglio mandarli a scuola (e in numerosi altri luoghi di socializzazione) oppure no. I vaccini non c'entrano niente e riteniamo che la diffusione di messaggi di questo tipo sia solo un modo subdolo per raccogliere il pubblico consenso in vista della ormai prossima votazione di una proposta politica.

 

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