Presentato il quinto Rapporto #Agromafie2017: la Toscana al di sotto delle medie nazionali

L’agricoltura e l’agro-alimentare nel loro complesso rappresentano un piatto interessante per la criminalità organizzata. Nel 2016 si è registrato un balzo clamoroso  sino a giungere a 21,8 miliardi di euro di volume d’affari annuo complessivo nazionale dell’agromafia, che ha fatto registrare nell’ultimo anno un salto del 30 per cento. Dati emersi dal quinto Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.

Dato preoccupante è che il fenomeno non sia circoscritto in aree particolari ma ha diffusione nazionale. Tra le 106 province italiane prese in esame, il nord del Paese entra anche nei primi posti della classifica, relativa all’intensità dell’agromafia, con Genova e Verona rispettivamente al secondo ed al terzo posto, dopo Reggio Calabria che siede sul podio. Il livello di intensità mafiosa si concentra nel centro-sud e la Toscana nel suo complesso si colloca su livelli medio bassi, quindi sotto la media nazionale, con Livorno e Firenze rispettivamente in posizione 38 e 39. Più distanziate e quindi con livelli di infiltrazione agro mafiosa più ridotti, le altre province che si collocano tutte tra la posizione 65 e 72. Fanalino di coda della regione la Provincia di Siena.

“La nostra regione pur essendo abbastanza immune rispetto a questo fenomeno – dice Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana – ha alcune caratteristiche che possono renderla appetibile per le organizzazioni malavitose che dispongono di risorse da investire con valori dei terreni agricoli alti, dai 120mila euro ad ettaro per un vigneto nel chianti classico, ai 350mila euro ad ettaro per un vivaio pistoiese, fino  ai 400mila euro ad ettaro di Brunello di Montalcino. Oltre a questo la Toscana ha una immagine che si vende al mondo e la contraffazione dei prodotti “made in” è sulle cronache quotidiane. Ben vengano quindi i controlli effettuati dalle forze dell’ordine che, nell’anno appena passato, sono stati oltre duecentomila in tutta Italia per combattere le agromafie dal campo allo scaffale”.

“Dal Rapporto emerge come la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, compresa la ristorazione, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse delle organizzazioni malavitose – commenta Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana – è per questo che apprezziamo il lavoro svolto dagli organi preposti a presidiare il territorio che svolgono un ruolo  a difesa del tessuto economico sano, oltre che della salute dei cittadini, dell’ambiente e del territorio stesso. Occorre però non abbassare la guardia anche in regioni come la nostra e tutti devono svolgere la propria parte. L’esigenza è quella di fermare i traffici illeciti, stringendo le maglie larghe della legislazione a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti e di rendere pubblici gli elenchi delle aziende che importano materie prime dall’estero per garantire meglio l’attività di controllo. Al tempo stesso – conclude De Concilio – è necessario che il Governo prenda in esame in tempi stretti il documento elaborato dalla Commissione Caselli di riforma dei reati agroalimentari per una azione più stringente nei confronti di chi in modo criminale si infiltrata nelle filiere”.

 

Fonte: Coldiretti

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