
Cresce di giorno in giorno il malcontento di lavoratrici e lavoratori dei nidi e almeno due sono le ragioni che venerdì 10 marzo li porterà a riunirsi in assemblea: l’appalto di un altro nido storico, il Grillo Parlante, pur in presenza di una legge che oggi permette il reintegro completo del personale educativo, e il calendario scolastico dei nidi che vede la prima quindicina di luglio, prima considerata aggiuntiva, oggi parte integrante del calendario scolastico (e a pagamento obbligato per tutti gli utenti, anche coloro che non lo utilizzano!!!)
PERCHÉ NO ALL’APPALTO perché appaltare un altro nido nella nostra città significa continuare a svendere un esempio di pubblico “che funziona”, che ha prodotto qualità e cultura dell’infanzia perché l’appalto produce cattivo lavoro e non vi è il riconoscimento professionale ed economico di lavoratrici e lavoratori del settore, che sono sottopagati e vivono in una perenne condizione di precarietà perché le condizioni e la qualità del lavoro non possono che incidere nella qualità del servizio, gravemente messa a rischio perché significa continuare a incentivare e favorire la prevalenza delle gestioni private sul territorio (più che raddoppiata negli ultimi 10 anni) il cui tornaconto è spesso legato all’abbassamento degli standard qualitativi perché la dismissione di un modello educativo d’eccellenza come quello dei nidi comunali fiorentini, significa disperdere un patrimonio su cui il Comune ha fortemente investito da sempre perché pubblico a gestione diretta è garanzia di diritti, di bambini, lavoratrici, lavoratori e cittadini. Perché per l’educazione e l’istruzione PUBBLICO È GIUSTO e perché oggi ASSUMERE SI PUÒ E SI DEVE!!!
PERCHÉ NO AL NUOVO CALENDARIO SCOLASTICO perché chiediamo l’applicazione del nostro contratto, in analogia con quanto esso stabilisce per la scuola dell’infanzia: l’anno educativo deve concludersi a fine giugno mentre l’offerta di luglio - applicata ai nidi solo nelle città in cui c’è richiesta - deve considerarsi “aggiuntiva” perché l’obbligo a pagare la prima quindicina di luglio rivolto anche ai genitori che non hanno stretta necessità del nido, significa incentivarne l’utilizzo in un periodo di diffusa e comprensibile stanchezza dei bambini. Si limita così sia il diritto al riposo dei bambini in tenera età, sia il diritto dei genitori a trascorrere una piccola parte dell’anno con i loro bambini (dovendo pagare il nido, è comprensibile che non vorranno vedersi decurtato lo stipendio dal congedo parentale...) perché l’offerta di luglio - fino a 4 settimane - a richiesta è sempre esistita e non l’ha inventata questa amministrazione.
La pretesa di “potenziare il servizio” allungando il calendario ordinario e facendo pagare anche chi non frequenta, dimostra non solo scarsa sensibilità rispetto ai bambini (sicuramente bisognosi di attenzioni individualizzate dopo 10 mesi di vita comunitaria) ma anche scarsa conoscenza del mestiere dell’educare: introdurre un surplus di lavoro a luglio che va oltre l’effettiva necessità dei genitori, significa non essere in linea con quelle leggi nazionali che oggi riconoscono il lavoro educativo come “gravoso” e a rischio di stress emotivo perché riteniamo che un’offerta a tappeto del servizio a luglio (e non - come è stato finora - in base alla domanda), non rientri in quei criteri di economicità ed efficienza nella gestione dei servizi spesso sbandierata dalla nostra amministrazione
Firenze Funzione Pubblica Cgil
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