Sentenza di Trento, la replica di Manif Pour Tous: "Giudici sbagliano, l'utero in affitto è una cosa molto brutta"

La bandiera da 600 metri quadrati della Manif Pour Tous a Empoli

Come cittadini di questo Paese, come membri di un soggetto costitutivamente attento alla famiglia e all’educazione dei figli, come credenti – per chi ne ha la Grazia – assistiamo in questi giorni a una nuova ondata di avvenimenti e di interventi, anche di rilevanza giuridica, che riguardano la vita. O meglio, riguardano i termini che si ritengono accettabili per il suo inizio, per il suo sviluppo e per la sua conclusione. Siamo fermamente convinti che il dibattito sia, in se stesso, una cosa preziosa. A patto che tutti possano intervenire. Anche le voci apparentemente più dissonanti. Anche quelle lontane dal mainstream nazionale e internazionale, eppure così vicine all’esperienza quotidiana di chi ha cura di figli, di anziani e di ammalati.

Non stupisce che per ogni teoria o pratica – anche la più stravagante – sia ogni volta possibile invocare pareri autorevoli, presentare evidenze scientifiche, letteratura, giurisprudenza, casistiche e tutto ciò che aiuta a sostenere una posizione o il suo esatto contrario, anche contemporaneamente, in discorsi inclusivi, politicamente corretti e sommamente attenti a non discriminare nessuno. Discorsi, appunto. Perciò eviteremo di ricorrere a un arsenale dialettico che la superfetazione del dibattito pubblico rischia di rendere poco convincente, a prescindere dalla sua effettiva solidità.

Neppure faremo riferimento al Magistero della Chiesa, che pure tante volte si è espressa contro la manipolazione della vita, a sostegno della famiglia declinata al singolare, ossia fatta di uomo, donna e – a Dio piacendo – di figli naturali o adottivi, a difesa della vita in ogni sua fase e condizione, soprattutto in quelle di maggiore fragilità.

Davanti a un nuovo intervento della magistratura che pretende di rendere lecito ciò che a suo tempo il Paese non ha voluto che fosse tale, davanti a una nuova e più violenta offensiva di una cultura che pretende di rendere irrilevante – non solo per un figlio - il dato irriducibile della mascolinità e della femminilità (che proprio l’8 marzo viene festeggiata, nella sua preziosa peculiarità, in tutto il mondo), davanti a un pensiero di incerta e oscura provenienza che pretende di sradicare l’uomo da se stesso e trasformarlo in un puro spirito senza corpo, dunque senza un’identità sessuale precisa e consegnata, una volta per tutte, insieme alla vita, davanti a questo grande scherzo della fantasia noi oggi non possiamo e, in fondo, non vogliamo che opporre l’esperienza molto ordinaria di figli, di padri o madri, di nonni, zii o parenti più o meno stretti.

Un’esperienza che ci fa dire, senza margini di incertezza, che i giudici di Trento sbagliano, che l’affitto di un utero è una cosa molto brutta, che lo sradicamento di un piccolo dalla sua madre naturale lo è ancora di più, che la diversità tra uomo e donna è un dato insostituibile nella dinamica della coppia e ancor più nell’esercizio della genitorialità. Che i bambini nascono sempre e senza eccezioni da un babbo e da una mamma, che l’assenza di uno dei due è fonte di sofferenza, che l’assenza è talvolta inevitabile, ma che mai e poi mai è da scegliere a tavolino con una pianificazione che sa troppo di chimica per fare bene alla salute di chiunque.

Generazione Famiglia Empoli - La Manif Pour Tous Italia

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