
L’avvocato, dal latino advocatus, propriamente participio passato di advocare “chiamare presso”, nel latino imperiale “chiamare a propria difesa”, è un professionista che svolge attività di assistenza, consulenza giuridica e rappresentanza legale a favore di una parte. Ai tempi dei romani la professione di avvocato era molto ambita per le implicazioni che aveva in campo politico e molti celebri personaggi, come Marco Tullio Cicerone, si distinsero nelle aule dei tribunali. Occupatosi di due dei fatti di cronaca nera più rilevanti nel territorio fiorentino degli ultimi tempi, Il caso Magherini ed il delitto di via Fiume, ho deciso di intervistare l’avvocato penalista Massimiliano Manzo.
Laureatosi all’Università di Giurisprudenza a Firenze, si forma professionalmente presso importanti studi che si occupano solo di diritto penale. Nel 2002 consegue il titolo di avvocato. Segue ed ha seguito vari ed importanti processi per “colpa medica”, infortuni sul lavoro e violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, reati associativi, reati concernenti gli stupefacenti, reati contro la persona, tenendo lezioni in convegni di formazione ed aggiornamento in diritto penale.
Avvocato ci parli brevemente della sua esperienza professionale, e dei casi più importanti di cui si è occupato. Mi vengono subito in mente il processo Magherini e l'omicidio in via Fiume.
"Già all'università, avevo sviluppato un profondo interesse per il diritto penale e processuale penale che mi hanno portato ad intraprendere la strada dell’Avvocatura esclusivamente in questo settore. Ho svolto, infatti, la pratica in studi che si occupavano solo di diritto penale e, da quando ho conseguito il titolo di avvocato, mi sono occupato, e mi occupo tutt'ora, di ogni ramo di questa materia. Ritengo che, almeno per quelle che sono le mie possibilità mentali, sia veramente difficile riuscire ad occuparsi, contemporaneamente, di altre materie. Questo anche a causa di un legislatore che partorisce norme continuamente.
Del ramo penale, mi affascina l’oralità, l’assoluta inesistenza di ripetitività di casistiche, la possibilità di conoscere tante persone e cercare di aiutarle nel miglior modo possibile.Questi due procedimenti che Lei mi cita sono due dei casi più importanti di cui io mi sia occupato. Il processo Magherini è stato un processo molto mediatico e molto complesso dal punto di vista istruttorio: sono stati sentite decine di testimoni, tanti consulenti tecnici di parte, gli imputati.
Ci sono stati vari momenti di tensione morale, ma sempre esplicitati in maniera civile. Io avevo il difficile compito di difendere due dei tre volontari della Croce Rossa imputati, al pari dei militari, di omicidio colposo per la morte di Riccardo Magherini. Dopo le prime battute processuali si è creato una sintonia tra le parti civili e la difesa dei volontari; molti testi, infatti, hanno spiegato come ai volontari sia stata data una versione ferma sulla pericolosità della persona a terra ed impedito un completo soccorso. Ad aprile, è fissata l’udienza di appello: il Pubblico Ministero ha appellato le assoluzioni piene dei volontari e, in punto di pena, la condanna dei militari. Vi è appello anche delle parti civili.
Completamente diverso, anche se altrettanto delicato, il caso Alessi, il delitto di Via Fiume. Mirko Alessi, che si trova ristretto presso la Casa Circondariale di Sollicciano da giugno scorso per un duplice omicidio volontario ed altri reati minori. Mirko è un uomo senza precedenti penali, separato, con un figlio di nove anni che adora. Era finito in un brutto giro di droga e prostituzione: sfinito dai ricatti (che consistevano nella minaccia fatta da una delle due vittime di rivelare le cose alla ex compagna di Alessi se non avesse continuato a corrispondere soldi per droga e prestazioni sessuali) una notte ha perso il controllo ed ha ucciso due persone con oltre 120 fendenti. Lo vado spesso a trovare in carcere, è composto, parla dell’amato figlio e di quanto si sia rovinato la vita con le proprie mani. Per il 29 marzo prossimo, è fissata udienza preliminare: in quella data, dovremo scegliere se andare al processo davanti alla Corte di Assise o fare un’istanza di rito abbreviato."
Oggi, quali prospettive e criticità vede nella professione di avvocato penalista?
"Il diritto penale sta subendo numerosi cambiamenti in questi ultimi tempi. A livello interno, recentemente il Parlamento italiano ha emanato numerosi provvedimenti legislativi per disciplinare situazioni che in passato o non erano considerati degni di tutela o non erano destinatari di una tutela rafforzata. Mi riferisco, ad esempio, alla nuova normativa sui reati ambientali del 2015 che ha cercato di colmare una grave lacuna per quanto riguarda la nuova ipotesi di disastro ambientale che prima della novella era ricondotto al disastro innominato doloso/colposo. Chiaramente la tutela era apprestata da questa seconda normativa ma la previsione di una normativa specifica, approvata ad hoc per tale circostanza valorizza molto di più l’interesse alla tutela ambientale. Ovviamente più la normativa è specifica, più è necessario che chi lavora su di essa possieda una conoscenza specialistica.
Con riguardo alle criticità che ravvedo, esse non attengono solo all'ambito del penale ma sono comuni a tutti i settori dell’avvocatura.Sotto questo profilo, la considerazione più rilevante, sono i costi che l’avvocato deve affrontare per lo svolgimento della sua professione. Recentemente il Ministero ha imposto l’obbligo di iscrizione alla Cassa forense e ad avere l’assicurazione professionale per tutti, indipendentemente se sei in regime fiscale agevolato o meno, oltre ai costi d sostenere annualmente per continuare ad essere iscritto all'albo professionale. Questa situazione, come facilmente immaginabile, è particolarmente onerosa per i giovani. Oltretutto, la crisi economica ha ridotto notevolmente il numero delle persone che possono permettersi un avvocato e pertanto, davanti ad un aumento dei costi, il numero dei clienti solvibili diminuisce. Ritengo, però, che le qualità e la dedizione, nel tempo, permettano di emergere, soprattutto nel diritto penale, dove l’intuitus personae è massimo e dove la capacità di prendere decisioni in pochi istanti è molto apprezzabile.Anche la scelta di un rito alternativo, molte volte, si rivela fondamentale.Infine, la grande bellezza di questa professione è nella possibilità di vedere tanti luoghi, viaggiando per tribunali di tutta italia.
Che consiglio si sente di dare ad un giovane che vuole intraprendere la carriera di avvocato?
"Di non mollare e di non arrendersi, soprattutto all'inizio quando molto spesso non si riescono a vedere i risultati delle fatiche e degli sforzi compiuti. Si deve sempre andare avanti ed impegnarsi nel lavoro con passione e soprattutto cercare di svolgerlo bene. Con questi presupposti, sicuramente, i risultati arriveranno e saranno oltremodo soddisfacenti. Amo il mio lavoro, mi riempie di soddisfazioni e non potrei fare altro. Consiglio ad i giovani che vogliono intraprendere questa difficile, ma bellissima, strada di scegliere studi specializzati e non scoraggiarsi mai. Questa professione si può fare solo se si ama e se vi è una vocazione".
Giulia Meozzi