
La Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Lucca, elevata a Biblioteca Diocesana e intitolata al compianto Mons. Giuliano Agresti (Arcivescovo di Lucca dal 1973 al 1990) con specifico decreto arcivescovile del 2010, è la massima biblioteca ecclesiastica esistente sul territorio lucchese. Nata contestualmente al Seminario nel 1572, si è arricchita, nel corso dei secoli, soprattutto grazie a lasciti, ed oggi conta oltre 100.000 volumi a stampa, dal 1470 ad oggi.
In questi ultimi due anni ricordiamo i seguenti lasciti librari pervenuti:
* Mons. Bruno Tommasi, arcivescovo emerito di Lucca;
* Mons. Giampiero Bachini, rettore della Cattedrale di Lucca;
* Don Piero Raffaelli, parroco di Montuolo;
* Mons. Mansueto Bianchi, lucchese, vescovo emerito di Pistoia. È grazie a questa donazione che sicuramente si superano le 100.000 unità.
Inoltre, dobbiamo precisare che sono pervenuti alla Biblioteca Diocesana, per disposizione dei familiari, da oltre un anno, i libri dell’On. Maria Eletta Martini: si tratta del corpus della sua biblioteca personale. Il comune di Lucca ha beneficiato solo di una decima parte, forse, dell’intera biblioteca della Martini, che ammonta a quasi 2.000 unità bibliografiche (per la precisione, 1.937 volumi già disposti su specifica scaffalatura in una delle sale della Biblioteca Diocesana).
La ricognizione dei fondi antichi della Biblioteca, da tempo condotta in modo sistematico rispetto agli anni passati, ha portato alla conoscenza di ulteriori opere uniche e rare, grazie anche alla verifica effettuabile sui vari repertori bibliografici consultabili on line. Da questo attento lavoro deriva una più consapevole tutela e valorizzazione del patrimonio librario.
Nel 1987, in occasione del 50° anno dalla inaugurazione del nuovo Seminario, fu allestita una mostra bibliografica ripetuta poi nel 1995, per commemorare i 350 anni dalla prima e importante donazione libraria. Anche i rarissimi globi di Mercatore furono esposti nel palazzo della Provincia di Lucca dal 10 al 20 marzo 2001.
Oggi, grazie alla disponibilità della Fondazione Antica Zecca di Lucca, che ospita questa Mostra bibliografica almeno fino al mese di maggio, è possibile ammirare alcune importanti opere edite con la tecnica della stampa a caratteri mobili, definita dai contemporanei “Ars artificialiter scribendi” che rappresentò una vera e propra “rivoluzione” culturale.
L’intento degli organizzatori è stato quello di voler offrire, a qualsiasi visitatore, attraverso un percorso cronologico, nel nostro caso di circa 130 anni, lo sviluppo della della stampa in Italia e in Europa, attingendo dal materiale bibliografico appartenente alla Biblioteca Diocesana di Lucca.
Oltre ai fac-simile di due pagine della Bibbia di Gutemberg del 1455 (ritenuto il primo libro stampato con i caratteri mobili) è possibile osservare dal vivo una serie di 30 incunaboli, su 38 posseduti, editi tra il 1470 al 1500.
Di essi oltre la metà è costituita da importanti edizioni veneziane, tra le quali la “Commedia” di Dante (N. 3) che vide la luce nel 1477 ad iniziativa di Vendelino di Spira e quella delle opere di Aristotele dovuta ad Aldo Manuzio nel 1497 utilizzando caratteri greci da lui per primo introdotti (v. N. 23 e 24).
Il libro a stampa più antico conservato è l’opera di Marcello Nonio “De proprietate latini sermonis” (N. 1) stampato a Roma nel 1470 circa. Segnaliamo anche l’editio princeps, risalente al 1475, dell’opera più importante dell’umanista Giuniano Maio “De priscorum proprietate verborum” (N. 2) impressa a Napoli da Mattia Moravo.
Il testo più raro posseduto, proveniente dal “Fondo Lazzarini”, è sicuramente l’edizione delle “Epistolae breviores elegantiores“ di Francesco Filelfo, stampata a Deventer, in Olanda, di cui attualmente in Italia non è segnalata alcuna altra copia e soltanto GW1 (M33009) ne fa riferimento. Di queste lettere alcune sono indirizzate ad Antonio da Capannori, ambasciatore e amico di Paolo Guinigi. Legato ab antiquo con questa opera si trova l’altra rarissima edizione, al momento unica in Italia, della “Rethorica pro conficiendis…” (N. 22) di Paolo Lescherio, stampata a Delft (Olanda) nel 1496 (GW M18008).
Alcuni di questi incunaboli sono corredati da note di possesso riferite ai loro antichi proprietari dai quali in un secondo tempo donati al Seminario. Si ricordano, in particolare, Sigismondo Puccini2, Giuseppe Laurenzi3 e Iacopo Rossi4.
LE CINQUECENTINE
La Biblioteca Diocesana di Lucca possiede oltre 1.300 edizioni a stampa del sec. XVI recentemente inventariate. Edizioni talvolta molto rare, addirittura alcune sembrano uniche, ora esposte nell’ambito di questa Mostra che testimoniano, tra l’altro, la notevole circolazione libraria del testo a stampa fin dalle sue origini.
I Globi di Gerardo Mercatore
Non sappiamo come i globi di Mercatore siano pervenuti alla Biblioteca Diocesana di Lucca, ma la presenza di una coppia di globi, terrestre e celeste, in epoca barocca, era diventato un requisito indispensabile per una biblioteca. Essi richiamavano, infatti, accanto alla vanitas, anche tutti i significati connessi alla cultura ed alla scienza, intese come forme di elevazione interiore e morale verso la fede e la celebrazione della grandezza e provvidenza divina, come era indicato nei manuali devozionali post-tridentini che richiamavano l’utilità di fare uso di immagini scientifiche e geografiche per favorire la meditazione interiore.
La rarità dei globi5 del Mercatore, il più grande geografo del Rinascimento, fanno dei mappamondi di Lucca la maggiore attrattiva della Biblioteca Diocesana assieme alla Sezione Musicale.
Fonte: Fondazione Antica Zecca di Lucca
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