Le omelie del vescovo Migliavacca: "Vogliamo un Natale dove ci sia posto per Dio"

Il vescovo Andrea Migliavacca

Riceviamo e pubblichiamo le due omelie delle messe natalizie del vescovo Andrea Migliavacca, pronunciate la prima nella notte di Natale nel duomo di San Miniato, la seconda a Castelfranco di Sotto

Omelia della Messa della notte di Natale 2016 - San Miniato – Cattedrale

“Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme”; “Mentre si trovava in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”.

Betlemme è il luogo della nascita di Gesù e vivere il Natale significa andare tutti a Betlemme, non quella geografica, nella Terra santa, ma là dove nasce Gesù.

Betlemme è ogni luogo dove il bimbo è deposto nella mangiatoia…, perché non c’era posto per lui.

Betlemme è il luogo ove, come ci ricorda Isaia, il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; è il luogo dove, ricorda san Paolo, “è apparsa la grazia di Dio”; e ancora il vangelo racconta che è la terra dove l’angelo annuncia una grande gioia e dice che là è nato un bimbo e la vita di quei pastori si mette in cammino, cambia, si scopre illuminata.

Betlemme è dipinta dalla Scrittura come il luogo dove la luce, la gioia, la vita (quella di un bimbo) invadono uno spazio ove c’è buio, male, violenza, rifiuto, mancanza di vera ospitalità.

In questa notte possiamo chiederci. Dov’è Betlemme? Dove sei Betlemme?

Cercando Betlemme potremmo giungere in alcune delle nostre case dove famiglie ferite, segnate da sofferenze nascoste, vivono il buio della vita, e il silenzio della solitudine.

Cercando Betlemme potremmo giungere nei luoghi di lavoro, anche della nostra terra sanminiatese, dove il lavoro non sempre è secondo la dignità dell’uomo e le difficoltà di questi tempi mettono a rischio il lavoro stesso e tanti, perdendolo, perdono anche speranza e futuro.

Cercando Betlemme ci può accadere di trovarci nei luoghi della guerra: ad esempio tante regioni dell’Africa subsahariana, l’Iraq, la Siria, la Libia…, luoghi dove non solo la guerra semina la morte, ma provoca migrazioni di popoli e persecuzione di cristiani.

Cercando Betlemme ci può accadere di trovarci ad Aleppo. Aleppo oggi, come un tempo l’Armenia, Auschwitz, Sarajevo, Srebrenica; Aleppo dove un genocidio si sta consumando e il Mondo intero, l’Occidente tace, guarda disorientato o disinteressato.

Cercando Betlemme ci potremmo d’improvviso trovare anche proprio a Betlemme e la scopriremmo città sofferente, divisa da un muro vero rispetto al resto della Terra santa, segno sanguinante di una lotta tra popoli, ebrei e palestinesi che fratelli si combattono e si feriscono.

Betlemme è nel nostro cuore, quando il peccato, le ferite, le tristezze lentamente spengono la nostra vita, quasi senza che ce ne accorgiamo.

E’ Betlemme, siamo a Betlemme: un popolo che camminava nelle tenebre, un luogo dove non c’è posto per la santa famiglia e un bimbo, Gesù, che nasce.

Ma la Parola di Dio ci racconta, in questo orizzonte fosco, sguardi di gioia, di luce, di pace, di nascita e vita nuova, indifesa eppure accolta ed adorata. In questa Betlemme, in queste Betlemme, in questi luoghi che abbiamo riconosciuto Betlemme, nella loro povertà e tragedia, nasce Gesù, viene Lui, la luce e la pace e si spande un profumo di gioia.

E’ questo il Natale: è vivere queste Betlemme del nostro tempo come luoghi dove Gesù è nato, luoghi visitati e abitati da Dio, luoghi dove ormai c’è l’Emmanuele, il Dio con noi.

E’ questo l’annuncio del Natale ed è questa la preghiera e l’augurio che facciamo in questa notte.

Ci aiuta la parola del beato Paolo VI. E’ un invito a cercare nelle nostre Betlemme la presenza e la luce di Dio.

Buon Natale. Questo è il richiamo, questa è la luce, questo è il conforto della piissima notte che celebriamo: buon Natale, a voi che amate, a voi che cercate, a voi che nell’affannosa vicenda dell’odierna vita febbrile andate auspicando qualcosa che vi faccia finalmente paghi e felici.

E, sì, la nostra vita continua ricerca nella notte d’un invincibile mistero.

Cerca chi prega, cerca chi lavora, cerca chi ama e chi soffre e chi studia e chi viaggia e chi traffica; cerca ognuno che vive; ed io penso che questa notte finalmente ognuno può incontrare ciò che cercava; incontra l’incognito, immenso completamento che gli mancava; incontra la soluzione d’ogni difficoltà, il conforto d’ogni dolore, il perché d’ogni progresso; incontra la salvezza, il gaudio, la pace; incontra Cristo. (dagli scritti personali inediti del beato Montini, archivio dell’Istituto Paolo VI di Brescia)

Buon natale!

Omelia della Messa del giorno di Natale 2016 - Castelfranco di Sotto

E’ il Natale del Signore. Celebriamo oggi con gioia la memoria della nascita di Gesù a Betlemme e il suo permanente venire a noi, in mezzo a noi, uno di noi, per essere l’Emmanuele, il “Dio con noi”.

Conosciamo l’atmosfera del Natale: luci, canti, preghiere; presepio e albero di natale; compere e regali; pranzo o cenone e poi l’incontro di famiglia, le amicizie, legami che almeno in questo giorno riusciamo a vivere con più calma e attenzione; Natale, una parola che evoca il desiderio di pace e di gioia…

Ma il tuo Natale? Quali colori, quali voci, suoni, pensieri ci sono nel tuo Natale? Come vuoi, come desideri il tuo Natale? Come vuoi il Natale di questo anno?

Lasciamoci guidare della Parola di Dio, quasi a farci suggerire come vivere questo Natale…

Isaia ci racconta la gioia, la sorpresa, lo stupore di chi, il popolo, si sente raggiunto da una bella e inattesa notizia: viene finalmente il salvatore, il liberatore. E così Isaia canta e gioisce per questo annuncio di gioia: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza…”.

Ecco un primo suggerimento. Cerchiamo quest’anno un Natale che sia l’ascolto, l’accoglienza di buone notizie, che porti anche a noi a dire: “come sono belli sui monti i piedi del messaggero…”.

Il Natale quest’anno ci annunci ci racconti vie possibili di pace; strade percorribili per cercare tra noi, laddove non c’è, la riconciliazione, il riprendere a parlarsi; sguardi che finalmente si accorgono dei più poveri ed aprono il cuore, si offrono come aiuto; mura di pietra o di carne che si spalancano per accogliere, fare spazio all’altro, capaci di nuova condivisione; semplicità di chi gusta momenti di famiglia e ricchezze dell’amicizia; speranza di vita per chi già ha attraversato la soglia della morte.

Vogliamo un Natale dove risuoni la buona notizia. E allora ci chiediamo: e io? Quale buona notizia cerco? Di quale speranza ho bisogno? Oggi per te, per noi, c’è una parola di bene, di consolazione. E’ Natale.

L’autore della lettera agli ebrei ci parla di Gesù come icona, immagine, volto del Padre, di Dio; egli è la presenza di Dio, colui che ce lo racconta. Il Natale, accogliere Gesù che viene, significa accogliere Dio nella vita, fargli spazio. “Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza”.

Vogliamo un Natale ove ci sia posto per Dio: rinasce la preghiera, si scopre un Dio che è amico, è misericordia, ci si mette in ascolto della sua Parola e della sua volontà, si rinnova la fiducia in Lui, si parla anche di Dio e del suo Figlio Gesù… Ecco, la presenza di Dio. Vogliamo un Natale dove ci sia Dio, un Natale, come ha augurato papa Francesco, cristiano. Vogliamo un Natale cristiano, cioè abitato da Dio.

Ci possiamo domandare cosa fare, cosa cambiare, cosa rinnovare perché Dio sia presente o sia più presente nella nostra vita. Se gli faremo posto, se lo lasciamo arrivare ed entrare… è Natale. Vogliamo un Natale così, l’ospite e Dio e promette di rimanerlo per sempre, compagno fedele della vita.

Il vangelo infine. San Giovanni ci racconta il Natale non con la consueta scena di Betlemme, ma con l’annuncio che il Signore, il Verbo, la Parola, la luce vera ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”. Il Verbo ha messo la sua tenda in mezzo a noi, dove ci sono le nostre tende, le nostre dimore.

Il prologo di Giovanni e l’immagine del porre la tenda nel mezzo sono invito alla accoglienza.

Vogliamo un Natale carico di ospitalità. Già lo ricordavamo poco prima: lasciamo entrare, accogliamo Dio. Ma questa tenda posta fra di noi ci ricorda che ogni accoglienza, ogni porta aperta, ogni spazio fatto ad altri è accoglienza di Dio, incontro con Lui.

Vogliamo un Natale dove l’accoglienza anche del più povero, dell’emarginato, dello straniero, di chi dà fastidio… sia non atteggiamento di un momento o di una giornata, ma stile di vita, apertura costante e sempre rinnovata.

L’accoglienza di cui parla Giovanni è portatrice di vita. Vogliamo dunque un Natale che, nella accoglienza, respira il dono della vita, una vita ridonata e rinnovata per noi, una vita così luminosa (la luce vera) che è capace di far luce ad altri. Vogliamo un Natale luminoso, dove splende la vita, perché la si è accolta nel dono.

Così la Parola di Dio ci invita a costruire il nostro Natale: abitato da una buona notizia, riempito dalla presenza di Dio, con un rinnovato dono della vita che ci è data nel vivere l’ospitalità.

Continua tu ora. Come vuoi poi il tuo Natale…?

Così osservava il beato Paolo VI (1972):

Ripensare il Natale: Dio che si fa uomo per stare con noi, per conversare con noi, per esserci compagno di viaggio, amico, maestro, immagine del Dio invisibile, salvatore, in una parola, Natale: un lume che non si deve spegnere; il lume della vita interiore, nostra, personale, che non potrà essere solitaria e desolata, ma quasi insensibilmente si farà dialogo, si farà preghiera.

Esperienza nuova, umile, facile, bellissima.

Esperienza bellissima: sia questo il nostro Natale.

Fonte: Diocesi di San Miniato

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