
Sarebbero responsabili di furti tentati e riusciti, la maggior parte a San Casciano in Val di Pesa, e per questo il gip del tribunale di Firenze ha dato ordine della custodia cautelare in carcere nei confronti di una famiglia di origine rom proveniente dall'ex Jugoslavia, i cui componenti hanno tra i 28 e i 40 anni e risiedono in un campo nomadi di Sesto Fiorentino. Le indagini partono dai carabinieri di San Casciano a dicembre 2015, su coordinamento del dottor Tei della procura della Repubblica di Firenze. Nell'area ex Stianti sono stati contestati alla banda i seguenti fatti:
1. un tentato furto il 15 dicembre 2015 nelle case di un condominio verso le 19, quando però un residente è rientrato all'improvviso lanciando l'allarme
2. una tentata rapina impropria sempre in un condominio, l'antivigilia di Natale, il 23 dicembre 2015. Anche qui un residente della zona li ha sorpresi sul fatto ed è stato spintonato da uno dei malviventi per fuggire
3. la ricettazione di un orologio Longines provento di furto presso un’abitazione di Firenze in data 27 gennaio 2015 e rinvenuto all’interno della baracca del campo nomadi di Sesto. Il fatto è avvenuto per mano dei militari di San Casciano il 19 gennaio 2016 nel corso di una perquisizione .
In più si va ad aggiungere il tentato furto il 19 marzo 2016 a Sesto Fiorentino, quando nel pomeriggio in un'abitazione si erano introdotti anche altri due soggetti e un minore. In questo caso una guardia giurata di una fabbrica ha visto il furto in corso per mezzo delle telecamere di videosorveglianza e ha dato l'allarme.
Per questi fatti, era stato notato un mezzo utilizzato dai ladri che 'ricorreva' nelle immagini di sorveglianza. Gli accertamenti disposti dalla procura hanno permesso di rinvenire presso il campo nomadi strumenti per lo scasso, monili in oro, ricetrasmittenti, apparecchiature informatiche, 7 borse Louis Vuitton e Gucci ed un orologio Longines, frutto del furto in abitazione il 27 gennaio 2015 presso un’abitazione di Firenze Galluzzo.
La fedele ricostruzione degli eventi, unita alla fondamentale e preziosa collaborazione delle parti offese e di testimoni, permetteva di raccogliere i gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli arrestati, sui quali si fonda la misura emessa dal GIP.
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