Smog: come nasce, come perdura e perché è un grosso problema

sfcmslp-eu

Siamo abituati a considerare gli anticiclone come figure bariche collocabili sempre e comunque a periodi di bel tempo, protettori delle nostre vacanze estive ed in qualche modo, non vorremo anche inconsciamente che lasciassero mai la nostra regione. I nostri vecchi dicevano che " il bel tempo è come la salute, non annoia mai" ma ne siamo davvero sicuri, ma soprattutto è così "salutare" una fase stabile oltre i 10 giorni?

Cerchiamo di capire intanto che l'anticiclone è una zona di alta pressione, di  forma circolare o ellittica, che causa modeste variazioni dei parametri barici. Al suo interno i venti sono deboli, spesso a regime di brezza e soffiano in senso orario nel nostro emisfero, al contrario in quello australe. Una vera e propria cupola "immaginaria" in cui l'aria essendo pesante, si comprime, si riscalda e diventa più secca, dissolvendo quindi le nubi. In presenza però di un anticiclone di blocco, soprattutto in inverno, si vengono a creare giorno dopo giorno foschie e nebbie persistenti, figlie della naturale inversione termica.

image

Infatti, con il passare dei giorni, l'aria al suo interno va gradualmente saturandosi creando le condizioni per quella che in meteorologia viene definita la nebbia da irraggiamento, che al tramonto, dopo che il suolo ha ceduto calore allo spazio tramite irraggiamento, raffreddandosi, assorbe calore dall'aria più a contatto con la superficie, generando inversione termica. A questo punto la temperatura degli strati d'aria prossimi al terreno si abbassa sino a raggiungere la temperatura di rugiada permettendo la condensazione di goccioline di acqua liquida.

Da questo processo del tutto naturale, paragonabile alla saturazione dell'aria di una stanza in cui per giorni e giorni, non vengono aperte le finestre, si aggiunge l'uomo e le sue attività ed ecco giungere il primo effetto collaterale, associato all'alta pressione, lo Smog.

La parola Smog, lemma inglese figlia del troncamento e di una successiva unione tra la parola smoke e fog, (fumo e nebbia), fece la sua prima comparsa a Londra nel 1905, in un convegno in cui si parlava di saluta dell'aria.

Il motivo di tale attenzione ai temi ambientali, va ricercato nella pregressa rivoluzione industriale, quando nelle grandi città come Londra veniva fatto un largo uso del carbone come combustibile. Il particolato prodotto dalla sua combustione e la nebbia si combinavano in un aerosol di anidride solforosa ed  anidride solforica.

Oggi lo smog di tipo tradizionale si forma più raramente e di solito in forme più lievi. L'industria ed il riscaldamento utilizzano infatti in modo più limitato il carbone; in alcuni paesi, come il nostro quest'uso è quasi del tutto scomparso. Altri combustibili, come il gasolio producono particolato, ma in quantità minori. Il problema non è tuttavia scomparso. Per quanto riguarda la formazione di acidi, è stato compiuto un grande sforzo per ridurre il contenuto di zolfo dei combustibili in generale (in particolare carbone e gasolio).

Mappa degli inquinanti in tempo reale

Mappa degli inquinanti in tempo reale

Ma ancora oggi il problema non è debellato, e studi epidemiologici hanno dimostrato che l'esposizione allo smog invernale è associata a una serie di conseguenze per la salute. Numerosi autori hanno cercato di stabilire una soglia della concentrazione media nelle 24 ore di SO2 e/o particelle in sospensione, al di sotto della quale non si verifica effetti significativi sulla mortalità. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha concluso che il più basso livello di inquinamento riscontrato in associazione con un incremento della mortalità per esposizione allo smog invernale corrisponde ad una concentrazione media nelle 24 ore di 500 µg/m³ di SO2 combinata con 500 µg/m³ di fumo nero.

Le soluzioni al momento intraprese anche dalla politica soprattutto locale, vanno dal blocco delle auto parziale a quello totale, ma in concreto chi aziona la leva del cambiamento è ancora una volta la natura, con il sopraggiungere periodicamente o di una depressione, o aumentando l'incidenza di altri centri di alta pressione, che in qualche modo, fanno affluire aria nuova all'interno della cupola.

1425761_10152052992060240_1930525974_n

Quindi concretamente, oltre a cercare di inquinare di meno, dobbiamo sperare ogni volta che il "bel tempo" non prosegua per più di 5-7 giorni, soprattutto in inverno, e poi possibilmente sopraggiunga il maltempo, ad abbattere la cupola altopressoria e riportare una ventata d'aria nuova, ritenendoci in qualche modo fortunati, visto che in Toscana, sono poche le zone orograficamente devote ad un maggiore ristagno dell'aria.

Un notevole vantaggio rispetto alla Pianura Padana, ma che non deve assolverci dal cercare di non aggiungere altro smog, alla saturazione che l'atmosfera in determinati contesti barici, crea naturalmente.

Gordon Baldacci