Nei giorni scorsi il Gruppo Acque ha comunicato la volontà di vendere ad Acea - la multiutility romana che già detiene il 45% di Acque - la quota maggioritaria (51%) del pacchetto azionario di Acque Industriali, società (totalmente controllata da Acque) che si occupa della gestione di alcune piattaforme all’interno degli impianti di depurazione delle acque reflue, di trattamento e stoccaggio dei fanghi biologici e di bonifiche dei siti inquinati.
L’operazione, secondo il management aziendale, si pone l’obiettivo di rafforzare le attività di recupero e smaltimento dei fanghi biologici attraverso interventi e investimenti che il partner individuato è in grado di garantire.
La Filctem-Cgil ha dichiarato immediatamente la propria contrarietà ed esplicitato tutti i dubbi e le perplessità legate al passaggio delle quote di maggioranza ad Acea.
Infatti, su buona parte del territorio regionale, il quadro di gestione del servizio idrico integrato e delle attività collegate ha visto in questi anni affermarsi un modello, chiamato “toscano” per le molte specificità che lo contraddistinguono rispetto al panorama nazionale, caratterizzato dalla presenza maggioritaria degli enti locali nel capitale sociale dei soggetti gestori quale elemento di ulteriore garanzia per la programmazione degli investimenti e per la qualità e universalità del servizio.
Tale modello ha prodotto importanti avanzamenti, a partire dal forte rilancio degli investimenti nel settore idrico che erano fermi da tempo (con importanti ricadute sulla qualità e la continuità del servizio) ma ha generato anche alcune problematiche che debbono essere urgentemente risolte, come ha più volte evidenziato la Filctem-Cgil, quali il peso delle tariffe sui bilanci familiari e una migliore definizione della tutela per le fasce deboli e delle misure di aiuto per le famiglie numerose.
A livello societario, il cosiddetto modello toscano è stato caratterizzato dalla presenza, accanto ai soggetti gestori, di aziende di scopo, controllate e partecipate direttamente dalle società affidatarie del servizio, quali rami operativi finalizzati ad assicurare positivi elementi di sinergia e di forte specializzazione.
Le società partecipate/controllate dai soggetti gestori toscani hanno dato vita ad importanti esperienze – tra cui quelle di Acque Servizi, Acque Industriali, Le Soluzioni, Ingegnerie Toscane – che nel tempo (anche grazie al contributo costruttivo, seppur talvolta critico, portato dal sistema di relazioni industriali) hanno consolidato ed incrementato i livelli occupazionali nel settore e il patrimonio di professionalità e di esperienze e che, in virtù di queste competenze, sono state in grado di proporsi anche all’esterno con servizi integrati ed avanzati dal forte valore aggiunto.
Proprio per questi motivi la Filctem-Cgil e i Delegati hanno manifestato la propria contrarietà, le proprie perplessità e i propri dubbi sull’operazione annunciata in Acque Industriali che va, secondo il sindacato, in controtendenza rispetto agli obiettivi di mettere in sinergia le specifiche competenze maturate all’interno dei vari soggetti gestori del nostro territorio e di stimolare la collaborazione tra le aziende toscane (anche in considerazione del soggetto gestore unico imposto dalla normativa regionale) e del necessario, sempre secondo l’Organizzazione sindacale, rafforzamento del ruolo delle amministrazioni pubbliche nel settore.
Per discutere delle questioni sopra richiamate ed approfondire le tematiche su cui la Filctem-Cgil ha espresso la propria contrarietà e i propri dubbi e allo scopo di garantire comunque i diritti e le tutele alle lavoratrici e ai lavoratori interessati, è stato richiesto ai CdA della capogruppo Acque e di Acque Industriali un incontro che si svolgerà all’inizio di dicembre.
FILCTEM-CGIL TOSCANA
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