L'Urbanistica nel 'fu' Circondario Empolese Valdelsa: la parola a Carlo Pagliai

A metà anni ‘90 nel territorio Empolese-Valdelsa fu istituito un ente amministrativo intermedio tra Comune e Provincia di Firenze ovvero il Circondario Empolese Valdelsa, di cui buona parte delle funzioni amministrative sono state ridistribuite tra Città Metropolitana e l’ Unione dei Comuni dell'Empolese Valdelsa.

Nel 2001 fu istituito proprio ad Empoli il corso di laurea quinquennale in Pianificazione Urbanistica e che aveva più o meno rapporti bidirezionali col soppresso ente Circondario Empolese Valdelsa. Ignoro il numero degli studenti laureati in questa percorso di laurea, come pure ignoro il motivo per cui 11 comuni non abbiano mai affidato in tutto questo tempo incarichi di consulenza e redazione di strumenti urbanistici all'università empolese; a tutto questo fa eccezione una rinnovata saldatura relazionale instauratasi negli ultimi due anni tra alcuni comuni dell’Empolese-Valdelsa e questo corso di laurea. Ed è cosa buona e giusta.

Fatto sta che in tutti questi anni si è persa l’occasione di far affidare la revisione, miglioramento e innovazione dei regolamenti urbanistici a questo istituto universitario in modo da “compensare” i reciproci vantaggi, posto che una quota parte dei costi gestionali per questo corso di laurea sono compartecipati dal Comune di Empoli (salvo altri comuni pro quota per mezzo dell’Unione).

Si è pure perso l’occasione di avere undici Piani Regolatori coordinati, aventi stesse definizioni e parametri urbanistici, capaci di migliorare reciprocamente undici strategie di sviluppo del territorio con una visione lungimirante di questa area vasta.
Il Piano del Circondario Empolese Valdelsa del 2008/09 è stata un’altra occasione persa, in quanto è rimasta inespressa la sua enorme potenzialità di coordinamento delle politiche di undici strumenti urbanistici comunali indipendenti tra loro.

Nel giro di quindici anni l’urbanistica italiana, come anche quella del territorio empolese-valdelsa, ha subito una battuta d’arresto e sta vivendo una profonda stagione di ripensamento, e soprattutto si profila una sterzata rilevante in base all’esito del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.

Si profilano infatti all'orizzonte enormi cambiamenti su questo ambito, alcuni sono già diventati realtà come il Regolamento Edilizio Tipo su base nazionale, e la riforma dei procedimenti amministrativi in edilizia. A breve sarà promulgato anche la riforma di semplificazione paesaggistica, una materia di particolare complessità visto anche che in Toscana c’è il famigerato PIT, un piano territoriale regionale con valenza paesaggistica e particolarmente rigido su certi aspetti.

In tutto questo rapido cambiamento in atto, l’attuale Unione dei Comuni ha l’opportunità di cambiare marcia, ad esempio procedere a far sincronizzare la revisione degli strumenti urbanistici in funzione della nuova legge toscana sul Governo del territorio LR 65/2014; ad esempio potrebbe (e dovrebbe) far avviare il piano strutturale intercomunale facendovi rientrare tutti gli undici comuni dell’Empolese Valdelsa.
Il vantaggio in termini economici di fare un unico piano strutturale di area vasta anziché di undici singoli piani strutturali comunali si commenta da solo: un unico procedimento, unico incarico, unico onorario professionale.

Il Piano strutturale è uno strumento urbanistico che statuisce indirizzi e principi di sviluppo sostenibile del territorio e se redatto a livello intercomunale, ai comuni rimarrebbe comunque la piena facoltà di dettagliare meglio coi rispettivi undici piani operativi (gli ex regolamenti urbanistici, per capirsi) lasciando loro un bel margine di potere decisionale e effimero campanilismo urbanistico.

So bene che non è una scelta di facile respiro: anche il Granduca Leopoldo I di Lorena dovette forzare con motu proprio le resistenze di quelle che furono gli enti locali dell’epoca. E non vedo in giro altri "Leopoldo" sulla piazza, per il momento.

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Carlo Pagliai, ingegnere urbanista

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