
Parlare di musica in uscita è sempre un’arma a doppio taglio. Che tipo di qualifica deve avere il tizio che scrive di quell’album o racconta di quella nuova band? In realtà non ci vogliono grosse credenziali, basta avere la spocchia adatta per salire sul piedistallo stile Speakers’ Corner, impartire consigli ai lettori e criticare tutti i musicisti . Ecco, sbaragliate le carte in tavola e rimescoliamo il mazzo, oggi vi scrivo per condividere una bella sensazione. Provate ad immaginare quella gioia infantile che si ha quando si vede il treno in arrivo dopo tre ore di attesa, quel luccichio negli occhi dei bambini davanti al luna park, la dolce sensazione del primo caldo d’estate. Ecco, oggi vi scrivo per raccontarvi di Let Love Show The Way dei Simo, una nuova forma di nostalgia.
Eppure ci vuole poco per fare musica : basta essere sinceri, amare ciò che si suona e essere preparati. Forse basterebbero queste poche parole per descrivere il quarto album dei Simo, un trio proveniente da Nashville, città che trasuda note musicali e alcolisti di professione. L’idea della rock-band venne al creatore J.D.Simo (da qui il buffo nome per il gruppo) quando all’età di dieci anni si mise a suonare l’amata Gibson nei bar del suo quartiere per raccogliere qualche moneta extra. Non passarono molti anni che J.D. ebbe il classico incontro che cambiò la sua vita. Era inverno, i locali di Nashville davano spazio ai ragazzi con idee e buona musica, al centro del palco c’erano Adam Abrashoff, Franck Swart e Elan Shapiro, intenti maldestramente a coverizzare i classici di Eric Clapton, Jimi Hedrix, Led Zeppelin, Elvis, Stevie Ray Vaughn e tutti quei musicisti che influenzeranno per sempre il suono dei Simo. Nacque così, con semplicità e passione.
È una storia semplice e spontanea, il classico racconto di quattro ragazzi innamorati della musica. Ma è proprio questo il punto. Per comprendere il suono di questo semplicissimo gruppo se ne deve conoscere l’istinto. Uno shaker fatto di suoni già inventati, ritmi usati milione di volte, scale trite e ritrite, omaggi ai grandi del passato con uno stile nuovo e personale. In Let Love Show the Way si percepisce l’ingenuità e l’amore di quattro musicisti che tengono fissato sulle loro corde un unico obiettivo : suonare quello che sono.
Stranger’s Blues di Elmore James - Two Timin’ Woman - Can’t Say Her name - I Lied - Please - Long May You Sail - I’ll Always Be Around - Becky’s Last Occupation - I’d Rather Die in Vain, - Today I’m Here - Ain’t Doin’ Nothin’- Please Be With Me. Dodici tracce, come si faceva una volta, un album diretto e preciso. Il disco, nella sua edizione deluxe, contiene tre bonus track tra le quali, inaspettatamente, anche Let Love Show the Way, che dà il titolo all’album, una ballatona di sei minuti trascinante e psichedelica.
“Quello che suoniamo è anche quello che finisce sul disco. Non ci sono sovraincisioni. Voglio che il nostro sound sia inalterato e puro” sono le parole di J.D.Simon , leader del gruppo, descrivono perfettamente il risultato finale. Un lavoro sano, a tratti banale, ma comunque sempre sul pezzo tra rock, blues e pop. Un lavoro che non rimarrà certo negli albi della musica mondiale, ma con tutto quello che passa l’industria delle sette note è piacere ascoltare quattro tizi di Nashville che, fregandosene del suono che porta al successo, sbattono la migliore delle armi davanti all’ascoltatore: la passione. Let Love Show The Way dei Simo, una nuova nostalgia.
Martedì dalle 22:00 su radio lady – www.radiolady.it – parleremo anche di loro . Vi aspetto
Gianni Cianci